Coronavirus, il vescovo ammonisce:
«Non si può smettere di vivere
senza un grave motivo»

L'APPELLO - Nazzareno Marconi richiama fedeli e amministratori alla ragione: «Oggi a livello di persone con incarichi di ogni tipo ben pagati, si tende a decidere sempre per la scelta più drastica e di tutela, per non assumersi rischi e responsabilità»

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Il vescovo Marconi

 

«Adottare sagge precauzioni per contenere il contagio è importante e buono, ma non si può smettere di vivere solo perché si coltiva l’illusione di vivere più a lungo. Non si può smettere di lavorare, di studiare, di pregare e di incontrare gli altri se non ci sono motivi gravi e ben provati». Nazzareno Marconi, vescovo della diocesi di Macerata Tolentino Recanati Cingoli Treia, richiama all’uso della ragione, affiancata dalla fede. Lo fa in una lettera aperta ai fedeli ma che evidentemente parla alle amministrazioni centrali e locali che ammonisce: «Oggi a livello di persone con incarichi di responsabilità di ogni tipo, incaricati e ben pagati proprio per assumersi queste responsabilità, si tende a decidere sempre per la scelta più drastica e di tutela, per non assumersi rischi e responsabilità. Questo non è onesto verso la società. Ed è proprio ciò che già sperimentiamo nel caso della ricostruzione post-sisma, dove spesso si rallentano le pratiche perché nessuno vuol prendersi il rischio di firmare, anche se è pagato proprio per questo. Non si tratta solo di singoli, ma è un modo di fare che si diffonde molto più del virus e non porta certo al progresso ed alla crescita del lavoro e del benessere». Intanto ieri la Conferenza episcopale marchigiana, adeguandosi all’ordinanza emessa dalla Regione, ha deciso di fermare le Messe oltre a vuotare le acquasantiere, a dare l’ostia in mano durante la comunione. I vescovi marchigiani consigliano inoltre di celebrare funerali in forma ristretta (leggi l’articolo).

Di seguito il testo integrale della lettera. 

«Cari fedeli,
compito del Vescovo è aiutare i fedeli a vivere la fede e meditare sulle verità che Dio ci ha trasmesso con il Vangelo. Di questa meditazione fa parte anche il “leggere i segni dei tempi”, cioè cogliere in ciò che accade un insegnamento per la nostra vita.
L’inizio di questa Quaresima, segnato dall’allarme per il virus che sta agitando tutta la nostra gente, mi spinge a dire una parola che è contemporaneamente di fede e di ragione. Per noi cattolici la fede e la ragione sono i due grandi doni che Dio ci ha dato per camminare nel tempo: guai a lasciarci guidare dalla sfiducia in Dio e dalla irrazionalità. Davanti a questa situazione e alla paura esagerata che riscontro in giro, vedo segni di poca fede.

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Fedeli in chiesa (Foto d’archivio)

Tutti dovremo morire, ma oltre la morte ci attende la vita eterna. Questa è la nostra fede. Oggi molti pensano invece che la morte sia la fine di tutto e che medicine e progresso la ritarderanno tanto da renderci quasi immortali. La celebrazione delle Ceneri ci ripete: «Ricordati che sei polvere ed in polvere tornerai», un annuncio che non va interpretato come terroristico, è solo realistico e razionale. Lo diciamo poi dentro una Messa, che come ogni Messa celebra la resurrezione di Gesù e l’annuncio della vita eterna che ci attende.
Perciò la fede ci insegna a guardare alla morte con lo sguardo positivo di San Francesco: «Lodato sii mio Signore per la nostra sorella morte corporale, dalla quale nessun essere umano può scappare, guai a quelli che moriranno mentre sono in peccato mortale. Beati quelli che troveranno la morte mentre stanno rispettando le Tue volontà. In questo caso la morte spirituale non procurerà loro alcun male».

Oggi poi riscontro anche nelle azioni e nelle decisioni molta irrazionalità che viene rafforzata da questa poca fede. Adottare sagge precauzioni per contenere il contagio è importante e buono, ma non si può smettere di vivere solo perché si coltiva l’illusione di vivere più a lungo. Non si può smettere di lavorare, di studiare, di pregare e di incontrare gli altri se non ci sono motivi gravi e ben provati.

Oggi a livello di persone con incarichi di responsabilità di ogni tipo, incaricati e ben pagati proprio per assumersi queste responsabilità, si tende a decidere sempre per la scelta più drastica e di tutela, per non assumersi rischi e responsabilità. Questo non è onesto verso la società. Ed è proprio ciò che già sperimentiamo nel caso della ricostruzione post-sisma, dove spesso si rallentano le pratiche perché nessuno vuol prendersi il rischio di firmare, anche se è pagato proprio per questo. Non si tratta solo di singoli, ma è un modo di fare che si diffonde molto più del virus e non porta certo al progresso ed alla crescita del lavoro e del benessere. Il cattolicesimo ha contribuito moltissimo allo sviluppo della nostra civiltà, perciò quanto più ci allontaniamo da questo stile di vita credente e razionale, tanto più faremo crollare le fondamenta del nostro vivere civile e sano.

In questo giorno di preghiera, silenzio e digiuno, ciascuno mediti personalmente su queste parole e sono certo ne trarrà un bene per l’anima e per il corpo. Buona Quaresima».

Coronavirus, stop alle messe e funerali in forma ristretta



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