«Adottare sagge precauzioni per contenere il contagio è importante e buono, ma non si può smettere di vivere solo perché si coltiva l’illusione di vivere più a lungo. Non si può smettere di lavorare, di studiare, di pregare e di incontrare gli altri se non ci sono motivi gravi e ben provati». Nazzareno Marconi, vescovo della diocesi di Macerata Tolentino Recanati Cingoli Treia, richiama all’uso della ragione, affiancata dalla fede. Lo fa in una lettera aperta ai fedeli ma che evidentemente parla alle amministrazioni centrali e locali che ammonisce: «Oggi a livello di persone con incarichi di responsabilità di ogni tipo, incaricati e ben pagati proprio per assumersi queste responsabilità, si tende a decidere sempre per la scelta più drastica e di tutela, per non assumersi rischi e responsabilità. Questo non è onesto verso la società. Ed è proprio ciò che già sperimentiamo nel caso della ricostruzione post-sisma, dove spesso si rallentano le pratiche perché nessuno vuol prendersi il rischio di firmare, anche se è pagato proprio per questo. Non si tratta solo di singoli, ma è un modo di fare che si diffonde molto più del virus e non porta certo al progresso ed alla crescita del lavoro e del benessere». Intanto ieri la Conferenza episcopale marchigiana, adeguandosi all’ordinanza emessa dalla Regione, ha deciso di fermare le Messe oltre a vuotare le acquasantiere, a dare l’ostia in mano durante la comunione. I vescovi marchigiani consigliano inoltre di celebrare funerali in forma ristretta (leggi l’articolo).
Di seguito il testo integrale della lettera.
«Cari fedeli,
compito del Vescovo è aiutare i fedeli a vivere la fede e meditare sulle verità che Dio ci ha trasmesso con il Vangelo. Di questa meditazione fa parte anche il “leggere i segni dei tempi”, cioè cogliere in ciò che accade un insegnamento per la nostra vita.
L’inizio di questa Quaresima, segnato dall’allarme per il virus che sta agitando tutta la nostra gente, mi spinge a dire una parola che è contemporaneamente di fede e di ragione. Per noi cattolici la fede e la ragione sono i due grandi doni che Dio ci ha dato per camminare nel tempo: guai a lasciarci guidare dalla sfiducia in Dio e dalla irrazionalità. Davanti a questa situazione e alla paura esagerata che riscontro in giro, vedo segni di poca fede.
Tutti dovremo morire, ma oltre la morte ci attende la vita eterna. Questa è la nostra fede. Oggi molti pensano invece che la morte sia la fine di tutto e che medicine e progresso la ritarderanno tanto da renderci quasi immortali. La celebrazione delle Ceneri ci ripete: «Ricordati che sei polvere ed in polvere tornerai», un annuncio che non va interpretato come terroristico, è solo realistico e razionale. Lo diciamo poi dentro una Messa, che come ogni Messa celebra la resurrezione di Gesù e l’annuncio della vita eterna che ci attende.
Perciò la fede ci insegna a guardare alla morte con lo sguardo positivo di San Francesco: «Lodato sii mio Signore per la nostra sorella morte corporale, dalla quale nessun essere umano può scappare, guai a quelli che moriranno mentre sono in peccato mortale. Beati quelli che troveranno la morte mentre stanno rispettando le Tue volontà. In questo caso la morte spirituale non procurerà loro alcun male».
Oggi poi riscontro anche nelle azioni e nelle decisioni molta irrazionalità che viene rafforzata da questa poca fede. Adottare sagge precauzioni per contenere il contagio è importante e buono, ma non si può smettere di vivere solo perché si coltiva l’illusione di vivere più a lungo. Non si può smettere di lavorare, di studiare, di pregare e di incontrare gli altri se non ci sono motivi gravi e ben provati.
Oggi a livello di persone con incarichi di responsabilità di ogni tipo, incaricati e ben pagati proprio per assumersi queste responsabilità, si tende a decidere sempre per la scelta più drastica e di tutela, per non assumersi rischi e responsabilità. Questo non è onesto verso la società. Ed è proprio ciò che già sperimentiamo nel caso della ricostruzione post-sisma, dove spesso si rallentano le pratiche perché nessuno vuol prendersi il rischio di firmare, anche se è pagato proprio per questo. Non si tratta solo di singoli, ma è un modo di fare che si diffonde molto più del virus e non porta certo al progresso ed alla crescita del lavoro e del benessere. Il cattolicesimo ha contribuito moltissimo allo sviluppo della nostra civiltà, perciò quanto più ci allontaniamo da questo stile di vita credente e razionale, tanto più faremo crollare le fondamenta del nostro vivere civile e sano.
In questo giorno di preghiera, silenzio e digiuno, ciascuno mediti personalmente su queste parole e sono certo ne trarrà un bene per l’anima e per il corpo. Buona Quaresima».
Mi dispiace ma devo dissentire su questo discorso del signor Vescovo, fin quando mi parla di Dio mi inginocchio alla sua conoscenza della Bibbia, ma non faccia discorsi troppo generalizzati su economia, rapporti sociali e quant'altro, la scelta di chiudere le scuole non é sbagliata é solo momentanea, non é una morte é un affrontare una situazione che sta dilagando senza controllo, in più il delirio del accaparramento di generi alimentari, mascherine forse le sfugge, questo é iniziato prima dell'ordinanza di chiudere le scuole, le domando: di cosa sta parlando.
In poche parole: il vescovo ci dice di affidarci a Dio!
Ceriscioli risponderebbe: alle anime ci pensa Dio, al corona virus c’è penso io!
Chiudere le scuole è geniale Però lasciamo circolare gli adulti senza controllo Ma almeno così I bambini non se la sono presa a scuola eh
Giusto chiudere le scuole, almeno qualche giorno vediamo come va. Tanto tre giorni in più o in meno non fanno la differenza. Tra l'altro oggi si sa che al nord ci sono 4 bambini con coronavirus
Ah allora qualcuno c'è arrivato a capirlo, niente non è.
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Il vescovo puntualizza quanto espresso dai suoi superiori così come il governatore puntualizza quanto espresso dal governo centrale. Per fortuna.
Ha perfettamente ragione, bisogna continuare a vivere nonostante che si sia il CORONAVIRUS, e non bisogna avere delle psicosi, se si hanno delle psicosi ci possiamo ammalarci.
Bene fa il vescovo ad illuminare il cammino dei fedeli (del resto è il suo mestiere) e porre l’accento sulle esagerazioni e le psicosi che il Coronavirus si porta dietro.
Così come fa bene a ricordarci che il “post” terremoto è un argomento che non è ancora superato per lungaggini varie, burocrazia, incapacità di prendere decisioni, ecc. ecc.
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Ma se la morte (terrena) è ineluttabile e se, come pare, avremo in cambio la vita eterna questo mal si associa al fatto che poi, dall’ultimo prelato di campagna fino al papa, si pongono in essere ogni possibile azioni affinché la “sorella morte” francescana giunga il più tardi possibile.
Ma fino a che ogni decisione è subordinata alle elezioni sempre imminenti, e fino a che per ogni situazione, anche la più grave, si deve per forza criticare chi prende decisioni per partito preso, niente cambierà.Prima c’è il partito, poi il popolo.
Un giorno Diogene di Sinope fu fatto entrare in una casa riccamente arredata e il proprietario gli disse: ”ti prego, non sputare per terra”. Allora Diogene di Sinope cortesemente gli lanciò uno sputo in faccia…