Dieci minuti per indossare la divisa e altri dieci per toglierla. Un tempo che adesso, con la pronuncia del giudice del lavoro di Macerata, diventa retribuito. Storica sentenza per 300 lavoratori dell’Area vasta 3 (in gran parte infermieri e operatori socio sanitari) che hanno vinto la causa intentata dalla Cisl Fp Marche per il riconoscimento del tempo di vestizione e svestizione della divisa da lavoro. Un tempo prima non retribuito e che ora invece sarà rimborsato: all’Asur toccherà infatti pagare 5 anni di arretrati. Il giudice con la sentenza di ieri ha accolto la tesi dell’avvocato Diomede Pantaleoni del foro di Macerata, patrocinante dei circa 300 ricorrenti, tutti dipendenti dell’Av3. «E’ stata una vittoria piena ed incontrovertibile – dicono Paola Ticani (segretaria regionale) e Luca Talevi (segretario generale Cisl Fp) -, in quanto il giudice non solo ha accolto la richiesta dei circa 300 ricorrenti patrocinati dalla Cisl Fp di considerare 10 minuti in entrata e 10 minuti in uscita per ogni turno svolto dal 2009 ad oggi, come effettivo orario di lavoro ma ha anche condannato l’Asur al pagamento delle spese processuali. L’ostinazione, non giuridicamente fondata, con le quali la direzione generale Asur ma anche la Regione, affronta le problematiche del tempo di vestizione e svestizione del personale dipendente, sta portando nel tempo, sentenza dopo sentenza, ad onerose sconfitte giudiziarie. E’ chiaro infatti che la posizione assunta dall’Asur di opporsi alla richiesta dei lavoratori è del tutto errata come dimostrano decine e decine di sentenze vinte dai dipendenti ormai in tutta Italia. Il giudice ha riconosciuto il pagamento anche di tutti gli arretrati fino a 5 anni indietro. La Fp Cisl Marche, alla luce di questa importante sentenza, chiederà il riconoscimento di quanto dovuto per tutti i lavoratori, con la divisa, dell’Asur che sono quasi 8mila su tutti i tavoli sindacali e legali. Ora – concludono -, attendiamo che l’Area vasta 3 liquidi le somme spettanti ai lavoratori che ne hanno pieno diritto».
Indossare la divisa fa parte del turno di lavoro, è vero. Io, che sono un bradipo in fatto di vestizione/svestizione, impiego 2 minuti. Certo, possono succedere quelle cose tragiche alla Fantozzi tipo il laccio dei pantaloni che si annoda e allora sforo : tre minuti e imprecazioni varie. Se mi retribuiscono anche le imprecazioni posso pure ritirarmi.
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Sono d’accordo che il tempo di indossare e togliere la “divisa” venga riconosciuto tempo di lavoro ma, francamente, venti minuti per mettersi e togliersi un grembiule sembrano troppi.
Nel privato si deve iniziare a lavorare nell’ orario stabilito,
non conta se ti devi spogliare o vestire , da sempre è stato così,
ricordo papà smetteva al suono di un sirena gli impiegati uscivano velocemente gli operai
molti la pausa pranzo( andavano tutti a casa) la facevano in tuta
altri si cambiavano perxendo dei
minuti per il riposo.
Qualche anno fa è stata l’ultima volta che sono stato alcuni mesi in un ospedale della zona per assistere un familiare malato, e la divisa (cioè il grembiule, che pare ci vogliano dieci minuti per essere indossato…mah!!) la portavano tutti, medici ed infermieri, anche se alcuni la portavano poco igienicamente slacciata. Tuttavia il cartellino di riconoscimento, che dovrebbe essere appeso al taschino del grembiule e che dovrebbe essere obbligatorio, lo portavano più o meno in tre su dieci. Dato che per certe cose sono stato ripreso dal personale, giustamente, mi sono un giorno recato dal direttore sanitario per chiedere spiegazioni e per sollecitare il rispetto delle regole, dato che, sempre giustamente, a me erano state fatte rispettare, ottenendo dall’impiegato giusta approvazione. Il giorno dopo, tornando all’ospedale sempre per l’assistenza al mio familiare, ho notato, purtroppo con tristezza, dato che altro, in quelle condizioni, non potevo fare, che il cartellino di cui sopra lo portavano addirittura due su dieci e non più tre!! Ehhhh, belle le regole ed il rispetto della legge, soprattutto con 5 anni di arretrati!! Sarà il fascino della divisa, o del…faccio come mi pare!?!? gv
Vedersi riconosciuto anche un piccolo diritto può dire molto ai lavoratori della sanità, che hanno triplicato negli anni il loro carico di lavoro individuale, con doppi turni, rinvii di riposi e ferie, contratto fermo per nove lunghi anni, senza parlare del blocco turn-over e conseguente invecchiamento sul posto di lavoro.
Il diritto alla salute passa, anche attraverso le tutele dei professionisti della sanità.
Più che conteggiare col cronometro chi è più veloce a spogliarsi e rivestirsi o contare i cartellini sui taschini, apprezzerei di più il riconoscimento dovuto a questi lavoratori che si prodigano tutti i giorni prestando il loro servizio a chi ne ha bisogno, in condizioni oramai diventate estreme.
Piccoli fatti – si fa per dire visto che la questione costerà cara al contribuente marchigiano – che, soprattutto in certi ambiti, sono il segno del continuo degrado a cui assistiamo in questo disgraziato paese. Di fronte a delle ragioni evidenti in punto di diritto da parte dei lavoratori (in punto di fatto e visti i tempi, fossi stato un lavoratore, avrei avuto un po’ di vergogna di fronte alla rivendicazione), la dirigenza della ASL, anziché cercare di gestire la questione nel migliore modo per tutti, decide di andare ad uno scontro legale che la vede soccombente su tutta la linea. Poi ci chiediamo perché la regione Marche ha 70 milioni di saldo netto negativo (dati 2017) verso le altre regioni dove i marchigiani decidono di andare a curarsi (Fonte Osservatorio Gimbe 2018)
ogni volta che si rivendicano dei diritti da parte di PERSONE che si prodigano ogni giorno per la salute di chi ha bisogno chissa perche tiriamo in ballo i problemi e i debiti della sanita pubblica come se lo sfascio fosse dovuto a problemi come quello in questione e che ,vista la sentenza di un giudice del lavoro, forse aveva motivo di essere affrontato. Vergognarsi per questo? In altre regioni le cose vanno meglio perche i dipendenti lavorano gratis ? I veri problemi credo siano un po piu a monte …lasciamo perdere
Sono un bel po’ di soldi che potrebbero essere usati per pagare infermieri e oss che diminuirebbero la pressione sul lavoro agli addetti e come base di partenza per assunzioni a tempo indeterminato. Certo che magari a chi si è fatto due conti col cavolo che opterebbe per questa soluzione che in fondo verrebbe incontro alle richieste che vengono da loro fatte da anni. Ma il tempo di cicci e coccò è finito e avere un lavoro è già una fortuna e se proprio si volesse continuare su questa linea credo che sarebbero qualche centinaio di migliaia forse milioni di lavoratori alle prese con grembiuli e nel peggiore dei casi anche di tute per lavori molto, molto usuranti e a volte persino non pagati. Vedi un po’ che con questa storia si riesce a dare lavoro a tante persone visto che se asur, padroni di altra sorte che certo potrebbero anche dare forfait, chiudere e andare a far compagnia alla knorr in portogallo. Potrebbero però cominciare a pensare che in italia ci sono molte persone senza lavoro molto arrabbiate che un giorno potrebbero persino aspettarti alla frontiera per darti il ben tornato. Non c’è un economista che potrebbe dare un giudizio. Esclusion fatta per l’esperto condominiale che dà risposte tecniche, giuridiche a ogni dilemma giuridico creatosi dai sanniti alle nuove leggi a carattere universale nel senso che riguardano la corsa all’universo e la prossima occupazione di qualche porzione da parte dell’uomo o meglio di quel che ne è rimasto.