Il percorso del metanodotto in Italia centrale
di Fabrizio Cambriani
Per non scomodare la Bibbia, diciamo che anche nella saga di Harry Potter il serpente è il simbolo del male. Un colossale boa constrictor fidato compagno dell’oscuro Lord Voldemort. Ora invece parliamo di un altro serpente, lungo circa settecento chilometri che da Massafra, in Puglia, arriverà fino a Minerbio in provincia di Bologna. Incastro di tubi di acciaio dal diametro di 120 cm che, interrati a cinque metri di profondità, secondo la Snam Rete Gas trasporteranno 28 milioni di metri cubi di metano al giorno. Continuando con i numeri, il tutto dovrebbe fruttare 26 milioni e mezzo di euro l’anno, comporterà 40 metri di servitù a latere (oltre a tante nuove strade di accesso) e un costo stimato di circa 216 milioni di euro. Il nostro boa constrictor è un troncone della Trans Adriatic Pipeline, la gigantesca condotta che dall’Azerbaijan porterà il gas in tutta Europa viaggiando per 3500 chilometri e attraverso sei Paesi. Un progetto diviso in cinque lotti funzionali che, dalla proposta, nel lontano 2004, sta oramai giungendo alle battute conclusive. Di certo un progetto pionieristico e un’imperdibile opportunità per vincere l’eterna sfida energetica, peccato che il terzo lotto Sulmona–Foligno, un percorso di 167 chilometri, incredibilmente attraversa tutte le zone a elevato rischio sismico dell’Appennino centrale. Una diagonale che parte da Sulmona, percorre Onna e l’Aquila, lambisce Amatrice, Accumoli e Arquata. Entra dentro Norcia e passa per il triangolo sismico Visso-Castelsantangelo-Ussita. Quindi piega su Montecavallo, poi sale fin su a Serravalle. Infine, da Colfiorito arriva a Foligno. Un tracciato che già nel 2004 avrebbe sollecitato immediatamente un’accurata visita antidoping all’incauto progettista. Ma che, arrivati ai nostri giorni, richiede un trattamento sanitario obbligatorio su quanti insistono nel voler realizzare, lungo questo medesimo percorso, un gasdotto di cotali dimensioni. Cioè nei punti precisi al millimetro dove la penisola si sta spaccando in due come una mela, e se non ricordo male furono proprio una mela e un serpente i principali attori di un famoso “peccato originale”, anche se qui di originale vedo ben poco.
Il percorso completo del gasdotto
Per il primo trattamento sanitario obbligatorio proporrei il Governo ancora in carica che, sebbene abbia inserito nel 2013 il serpentone nei progetti di interesse comunitario della Commissione Europea, sembra perversamente ignorare che lungo il tratto Sulmona-Foligno ancora si balla, e parecchio, e sembra altrettanto perversamente ignorare di essere stato bocciato senza appello dagli elettori e formalmente in carica solo per il disbrigo degli affari correnti. Ma non importa, il Governo continua senza sosta e senza pudore a deliberare in favore di questa demenziale realizzazione. E infatti il 7 marzo scorso, non appena il ministro Calenda si iscriveva al Pd e ne veniva favorevolmente accolto in un tripudio da stadio, il Ministero dello Sviluppo Economico dava il via libera alla costruzione della centrale di compressione di Sulmona. Una roba da 90 megawatt per pompare gas fino a 75 atmosfere. Il tutto a pochi passi dal centro abitato. Oppure dell’incontro convocato da Gentiloni, con la Regione Abruzzo il 4 di aprile scorso al fine di accelerarne l’iter burocratico, nonostante la netta e ferma contrarietà – almeno a parole – delle regioni Umbria e Abruzzo.
Gli abitanti del territorio, almeno a sentire gli attivisti contrari al progetto, non avrebbero beneficio alcuno dalla realizzazione dell’opera. “Si tratta di un’opera inutile per il Paese – afferma Francesco De Sanctis del Forum H20 – che ci vedrebbe ridotti a servitù di passaggio verso il Nord Europa. I territori si accollerebbero i rischi, mentre gli unici profitti sarebbero realizzati dai costruttori e dalle multinazionali che vendono il gas all’estero”. Poi i comitati spontanei di cittadini e associazioni che hanno aperto ogni fronte di contenzioso possibile e immaginabile. A partire dalla contestazione sulla richiesta di impatto ambientale chiesta dalla Snam, divisa in cinque parti distinte e non complessiva come previsto dalle normative. A tal proposito è opportuno sapere che nel 2011 la Commissione Ambiente della Camera dei Deputati approvò una risoluzione a firma Raffaella Mariani (PD) secondo la quale “la strada seguita Snam Rete Gas Spa sino ad ora, sembra essere il tentativo di evitare la valutazione ambientale strategica e la valutazione di impatto ambientale unica, in palese violazione delle disposizioni comunitarie e nazionali”. Tra l’altro nella stessa risoluzione si impegnava il governo “a disporre la modifica del tracciato ed escludere la fascia appenninica al fine di evitare, sia gli alti costi ambientali, che l’elevato pericolo per la sicurezza dei cittadini dovuto al rischio sismico”. Parole profetiche, prontamente smentite dalla risposta di Snam che assicura l’assenza di qualsivoglia pericolo: “Nel corso dei maggiori eventi sismici accaduti in Italia negli ultimi 40 anni non si sono registrati incidenti su gasdotti in funzione”. Alle rassicurazioni della Snam hanno fatto eco quelle del Ministero dello Sviluppo Economico, il quale garantiva che “l’opera è stata progettata con un’attenta analisi della sismicità (sic!), come riportato nello studio di impatto ambientale”.
Le cronache registrano come nel marzo del 2014, a causa del semplice maltempo, un traliccio dell’alta tensione – nei pressi di Pineto in Abruzzo – ebbe a precipitare su di una condotta di gas, provocando tre spaventose esplosioni, visibili a distanza di chilometri, causando il ferimento di otto persone, tra cui un bambino di dieci anni. Le stesse cronache nel 2016 registrano, a causa dei ripetuti sismi, anche impressionanti voragini e profonde crepe su interi, imponenti massicci ove queste ferite sono ancora vive e visibili. In questo delicatissimo argomento l’atteggiamento della Regione Marche è stato ondivago e incoerente. La precedente giunta di centrosinistra, guidata dal presidente Spacca, ha dapprima preso tempo, quindi espresso parere contrario sebbene i comuni marchigiani coinvolti nel progetto di questa tratta fossero solamente due: Visso e Serravalle del Chienti. Parere contrario non solo per le criticità già evidenziate da ragioni sismiche, ma anche per motivi di impatto ambientale, il tracciato, infatti sfiora il cuore del Parco dei Sibillini e i complessivi quaranta metri laterali di servitù, con le relative strade di accesso, avrebbero rappresentato una ferita indelebile per il paesaggio.
La giunta Ceriscioli invece ha proditoriamente smentito la scelta politica del predecessore e, assieme a Emilia Romagna e Toscana, ha dato la sua adesione al progetto. Con ciò depotenziando ogni forma di resistenza o quantomeno di contrattazione con Snam. Il risultato è che paradossalmente, in qualità di vice commissario alla ricostruzione, Ceriscioli godrà di una sorta di onnipotenza con il potere di delocalizzare interi villaggi che non potranno essere ricostruiti dove erano prima in quanto soggetti a vincoli antisismici. Gli stessi vincoli che invece sarebbero ininfluenti, quindi trascurabili, per la realizzazione di un gasdotto che viaggia nel cuore dell’intero cratere sismico appenninico. Una scelta che, come cittadini attenti alla sicurezza degli abitanti e alla salvaguardia del territorio, ci auguriamo possa essere presto contraddetta e definitivamente archiviata. Se non altro rispetto al tracciato che dovrà prevedere un percorso alternativo in territori più sicuri e con meno danno per l’ambiente. Confidiamo dunque nella contrarietà che tutte le forze politiche di Abruzzo e Umbria hanno pubblicamente manifestato. Ma anche nella considerevole dilatazione di peso politico del M5S che si è dimostrato sin da subito contrario all’opera. Riponiamo, infine le nostre speranze, nel neo eletto senatore Giuliano Pazzaglini, sindaco di Visso (uno dei paesi marchigiani coinvolti). Così che, attraverso questa pubblica segnalazione, possa adottare i necessari e urgenti provvedimenti che il caso richiede.
Sapere di avere, proprio sotto al sedere, un serpentone di gas, a 75 atmosfere di pressione, potenzialmente pronto a esplodere in caso di un terremoto come quello del 30 ottobre del 2016, non lascerebbe dormire tranquillo nessuno.
Pure questo, non ci date tregua. Per i soldi si fa tutto anche mettere a rischio le vite umane... che vergogna. E' proprio vero che è l'uomo la distruzione del mondo
Dove non arriva la natura, arriva l'uomo.
Complimentoni!!
Con gli smottamenti già naturali pure loro ci si mettono
Con che cosa vi riscaldate voi in inverno.?che non volete il metanodotto.
Ma che discorso fa sig. Alberto? È dove passa che nn va bene!! Ci ragioni un po'.
Domanda: visto l'elevato rischio sismico come mai ci ostiniamo a ricostruire le città distrutte negli stessi posti? Norcia fu ricostruita dopo il terremoto del 1997 ed ora è di nuovo distrutta... ovviamente la mia è una provocazione, ma la vera domanda è: ci occorre la Pipeline oppure no? Se ci occorre accetteremo il rischio e ci affideremo alla migliore tecnologia disponibile, altrimenti se non ci occorre ne faremo a meno
Comunque il serpente di lord Voldemort morì decapitato....
Pure questo non ci date tregua per i soldi si fa tutto anche mettere a rischio le vite umane che vergogna, è proprio vero che è L uomo la distruzione del mondo per che cosa ?? Sempre e solo X soldi vergognatevi
Ma nei paesi colpiti dal terremoto non c’erano condutture di gas? Sono esplose?
bene,,,così avremo terremoto e fuochi d'artificio insieme...non dovremo più preoccuparci solo delle nostre case ma anche pregare che non si rompa il gasdotto.....
Ma si rendono conto di quello che fanno? Ci sono scosse ogni giorno, gli abitanti non hanno più le loro case e le montagne si stanno spaccando! Credo che questo progetto sia davvero inattuabile.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Aveva la giunta Ceriscioli la competenza per prendere cotale decisione? Non era per caso una competenza del governo centrale, visto che trattasi di un’opera di livello, se non nazionale, quanto meno interregionale?
Non credo che uno scavo di 5 metri di profondità possa alterare il così già fragile territorio marchigiano…
Che poi sia un’opera faraonica che arricchisce alcune società già padrone del mondo, è un’altra cosa…
Per Fichera. In Austria lo scorso dicembre ci lo scoppio di un metanodotto (cd. ‘disastro di Baumgartner’). Bilancio umano: un morto e una ventina di feriti, alcuni gravi.
E con questo possiamo dire addio alla ricostruzione in quelle zone.
Per Iacobini… mi riferivo al terremoto… non credo che uno scavo possa in qualche modo interagire con le falde e causare ulteriori danni… se mi chiede se sono d’accordo con quest’opera, direi proprio di no, ma il terremoto no c’entra nulla.
Per Fichera. L’improbabile governa la nostra vita. Ne fa una impeccabile dimostrazione Nassim Nicholas Taleb nel suo libro ‘Il cigno nero’.
la profondità non è 5 metri ma un metro, come facilmente visibile dalla documentazione SNAM, poi secondo me non hanno tenuto conto, come al solito sui terreni in cui dovrà passare…
in
Tarantella, facennoce ‘e cunte, nun vale cchiù a niente ‘o ppassato a penzá…
Quanno nun ce stanno ‘e tramme, na carrozza è sempe pronta n’ata a ll’angolo sta giá:
Caccia oje nénna ‘o crespo giallo, miette ‘a vesta cchiù carella, (…cu na rosa ‘int”e capille, saje che ‘mmidia ‘ncuoll’ a me…)
Tarantella, facènnoce ‘e cunte, nun vale cchiù a niente “‘o ppeccomme e ‘o ppecché…”
Basta ca ce sta ‘o sole,
ca ‘nce rimasto ‘o mare,
na nénna a core a core,
na canzone pe’ cantá…
Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto…
chi ha dato, ha dato, ha dato…
scurdámmoce ‘o ppassato,
simmo ‘e Napule paisá!…
Tarantella, stu munno è na rota: chi saglie ‘a sagliuta, chi sta pe’ cadé!
Dice buono ‘o mutto antico: Ccá se scontano ‘e peccate… ogge a te…dimane a me!
Io, nu poco fatto a vino, penzo ô mmale e penzo ô bbene… ma ‘sta vocca curallina cerca ‘a mia pe’ me vasá!
Tarantella, si ‘o munno è na rota, pigliammo ‘o minuto che sta pe’ passá..
Per Pavoni. La canzone è bellissima, ma o per fortuna i napoletani non sono più così, o purtroppo noi altri abbiamo subito un processo di omologazione che ci ha avvicinati a loro.
i giornali nazionali e internazionali diedero la notizia di questo progetto internazionale cd Tap qualche anno fa
Noto che nel nostro territorio ci sono una miriade di ingegneri e geologi … fatto salvo il fatto che abbiamo sempre tutti paura che si speculi sulle opere che si fanno,io credo che se fatte bene con le tecnologie che ci sono,si puo’ fare tutto. Una settimana fa in un recente servizio ho visto come ditte specializzate stanno rinnovando la rete idrica di Los Angeles,nota citta’ ad altissimo rischio sismico, con tubature enormi e sistemi idraulici che reggono agevolmente il 10 grado …
le cose basta farle bene,perche’ il gas serve a tutti e da qualche parte deve passare
Per Anna Maria Barone: … Si ma prima o poi la natura si riprende sempre ciò che è suo… Per cui attenzione!
Forse è per questo che si ha la netta sensazione che le zone terremotate devono rimanere disabitate.Niente abitanti niente proteste.