Lega vincente, Patassini:
«I casi Pamela e Traini non c’entrano
Modello Macerata per prenderci le Marche»

POLITICHE 2018 - Il neo eletto alla Camera rifiuta l'analisi che parla di un voto "di pancia" per il Carroccio: «Non rende giustizia ai 56mila cittadini che ci hanno scelto». Dopo Roma, obiettivo amministrative e regionali. La ricetta: Idee chiare, squadra unita e candidati del territorio credibili»

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Tullio Patassini

 

di Federica Nardi

«Noi abbiamo fatto tantissimi chilometri per incontrare i cittadini, che hanno votato Lega ma prima ancora l’uomo, Tullio. Abbiamo tenuto elettoralmente anche la frontiera di Osimo e Castelfidardo notoriamente dei 5 stelle. Da oggi il modello Macerata sarà il modello trainante in tutte le prossime amministrative che ci saranno, per riconquistare la regione. Con idee chiare, squadra unita e candidati del territorio credibili». Tullio Patassini, eletto nel collegio uninominale di Macerata con un margine schiacciante sugli avversari, non ci sta a liquidare la vittoria della Lega come una vittoria “di pancia” dopo la morte di Pamela Mastropietro e la sparatoria di Luca Traini. «Non rende giustizia ai 56mila cittadini che ci hanno votato – dice Patassini – Stiamo continuando ad accendere questo riflettore su Macerata, mentre è tempo di riportare serenità e fiducia. La vittoria è dovuta alla buona politica, alla voglia di cambiamento e non dallo spavento». 

Su nove collegi uninominali alla Camera, solo quello di Macerata è andato al centro-destra, gli altri al Movimento 5 stelle. «Siamo l’eccezione – dice il neo eletto -. Un voto che dimostra, in un territorio dimenticato dalla politica, il desiderio di riappropriarsene. Noi vogliamo fare questo: riportare la politica in mezzo alla gente. Soprattutto in mezzo ai giovani. I dati sul voto nel collegio mostrano una diversità tra Camera e Senato, a dimostrazione che tanti giovani ci hanno votato. Riconosco invece con un certo dispiacere che i primi giudizi che ho ascoltato sull’esito elettorale hanno evidenziato solo un aspetto e non hanno reso giustizia a tante persone che desideravano un cambiamento. Ho sentito parlare solo di Traini ed effetto Pamela. Ma non è così. La gente bisogno di risposte normali a problemi quotidiani e questo è il motivo della vittoria. Più che di “effetto Macerata” parlerei di “modello Macerata”».

TullioPatassini_Lega_FF-5-325x217Un modello che Patassini sintetizza in tre aspetti. «Una proposta chiara semplice, una squadra forte e coesa (in questo i consiglieri comunali di Macerata mi sono stati vicini fin dall’inizio) e, ultimo punto, candidati del territorio. Io sono di Treia, sono una persona normale. Quando parlo con i cittadini parlo con i miei pari. Il Pd si è scordato che avevano candidato Gentiloni e Madia nel collegio di Marche sud. Idem Minniti al nord. E con loro, chi è riuscito a scambiarci due parole? Nessuno. Il Pd ha calato gli assi e dovrebbero avere un sano realismo. Dire che hanno candidato uomini del territorio è una mezza verità. Nascondersi dietro foglia di fico della cronaca vuol dire non rendere giustizia a chi ci ha votato».

Ora però Patassini pensa al prossimo passo. «Prime cose da mettere in campo? Fiducia nelle persone. Dobbiamo iniziare a pensare ai nostri come persone di cui ci si può fidare. Lo Stato ormai è vessatorio in ogni aspetto. Lo snellimento burocratico non è uno slogan. Controllo è legittimo, l’ipercontrollo è invece vessatorio. Come per il terremoto: lo Stato non si fidava dei marchigiani. Invece bisogna credere nelle nostre imprese e nel rispetto delle regole». Altro tema, «costruire la nuova classe dirigente del partito, con attenzione al territorio, al sociale e all’associazionismo». Sui diritti civili, per adesso, nessun passo indietro nell’ipotesi di un governo leghista. «Parlo da padre di famiglia. I diritti sono diritti e vanno tutelati. I nostri cavalli di battaglia sono la sicurezza, il rispetto delle regole e meno burocrazia». Per le Marche capitolo a parte la sanità: «Penso ai punti nascita – dice Patassini -. Scelta sbagliata chiuderli. Bisogna tutelare le donne e renderle libere di scegliere o meno la maternità.  Non posso pensare che la scelta di avere un figlio possa essere impedita da questioni economiche. La natalità si incentiva dando fiducia alle donne con strumenti concreti».

Un ultimo pensiero per la famiglia. «Farò il parlamentare a tempo pieno, lascerò il mio lavoro in banca – rivela Patassini -. A casa l’hanno presa bene. Mia moglie è vicina a me e alle nostre due nostre. Non ha fatto pesare alle nostre figlie la mia assenza. E’ la mia prima sostenitrice».

(foto di Fabio Falcioni)

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