La base di Arcale a Pieve Torina (foto di Fabio Falcioni)
di Federica Nardi
«Caporalato? Che io sappia assolutamente no. I nostri direttori di cantiere e i nostri responsabili della sicurezza hanno sempre cercato di vigilare al massimo su tutte le situazioni di sicurezza nei cantieri. Sia in termini di operatività sia per prevenire e scongiurare qualsiasi tipo di caporalato o illecito. Siamo convinti assolutamente che vadano evitati i nuovi schiavi». Cristiano Costanzo, responsabile della fornitura di Arcale, ribadisce la buona fede del consorzio. Ieri la Cgil ha accusato Arcale di ostacolare le trattative nella vicenda tra gli operai e la ditta Gesti one (consorziata di Gips, subappalto di Arcale), che dicono di aver lavorato con turni massacranti senza contratto né sicurezza. «Sono soldi pubblici – ricorda Costanzo – vogliamo fare il nostro dovere e farlo al meglio».
Il consorzio assicura di non aver «mai avuto evidenze di questo tipo, altrimenti le avremmo combattute», dice Costanzo, che spiega a che punto sono le trattative: «Abbiamo firmato un accordo preliminare, abbiamo iniziato una trattativa. È nostra intenzione risolvere tutti i problemi. Si è ritenuto che, visti i temi trattati e l’importanza delle opere (che hanno un carattere di urgenza territoriale e nazionale) di spostare il confronto su un tavolo nazionale tra Ance, sindacati e anche le imprese e i consorzi che sono impegnati nella realizzazione delle sae. È stata convocata già una riunione a Roma per il 16 marzo. Le trattative non sono affatto interrotte». Gesti one ha già terminato la sua parte di lavoro nei cantieri delle sae del Maceratese. «Fino a prova contraria – aggiunge Costanzo – Gesti one ha prodotto tutta la documentazione. Abbiamo accettato i termini di contrattualizzazione. Il nostro primo interesse è tutelare gli operai, far lavorare le aziende che sanno lavorare. Certo è che non possono essere tutti capi d’azienda con il massimo livello contrattuale». Gli operai egiziani della Gesti one non sono i primi a denunciare situazioni difficili di lavoro nei cantieri delle casette. Anche italiani e romeni si erano rivolti al sindacato per un infortunio non dichiarato, buste paga inesistenti e minacce (in quel caso la ditta, la Europa, aveva fatto però perdere le tracce).
Il discorso di Costanzo va anche oltre: «La maggior parte delle casette sono state terminate entro il 31 dicembre dello scorso anno. Quelle che restano sono in corso di realizzazione. Ci saranno anche imprese locali ad operare». Un’impresa titanica. «Questo delle sae è il più grande cantiere diffuso d’Europa – ricorda Costanzo -. Una mole impressionante di situazioni da gestire. Molto diverso da l’Aquila, dove c’erano pochi centri e concentrati. Qui abbiamo molti centri e molto diffusi. Rispetto alla consegna iniziale di realizzare 780 casette, ne abbiamo realizzate 1.300. Noi ci teniamo – conclude Costanzo -. Abbiamo anche dato in più il servizio del “Tagliando sae”: a distanza di qualche settimana o mese dalla consegna facciamo sopralluoghi area per area per vedere se è tutto ok e per aiutare gli abitanti a utilizzare gli impianti nel modo corretto».
«Al lavoro 7 giorni su 7, a volte fino a mezzanotte Minacce per esserci rivolti al sindacato»
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