Da sinistra, il vice sindaco Simone Marchetti e il sindaco Massimo Citracca
di Leonardo Giorgi
Estate 2017: «Sindaco, le casette saranno pronte per ottobre». Balzo avanti di qualche mese, gennaio 2018: «Contiamo di consegnare le primissime Sae il 5 febbraio». Le promesse della Regione hanno cominciato a stancare il Comune di Valfornace, che da mesi aspetta il momento in cui potrà consegnare ai suoi cittadini la prima delle 151 casette richieste. E’ quanto sottolinea Massimo Citracca, sindaco di un comune che, tecnicamente, all’epoca del terremoto non esisteva. Invece di Valfornace, fino al primo gennaio 2017 c’erano Pievebovigliana e Fiordimonte, protagonisti della prima fusione maceratese. Mentre l’individuazione delle aree dove sistemare le sae era stata completata in tempi brevi a Fiordimonte, nella zona di Pievebovigliana c’erano stati alcuni ritardi. I lavori sono comunque partiti in entrambi i territori negli stessi giorni e nei piani della Regione le prime sae sarebbero dovute arrivare qualche mese fa. Tutt’ora, Valfornace non dispone di una singola casetta pronta. «C’è da chiarire – precisa il primo cittadino – che l’impresa responsabile ha effettivamente consegnato le sae alla Regione. Con “consegna”, noi intendiamo il momento in cui i cittadini potranno andare ad abitare nelle casette. E ancora stiamo aspettando. In alcune aree i lavori sono quasi ultimati, ma mancano le opere di urbanizzazione e alcuni servizi aggiuntivi. Siamo stanchi». Il problema però, come aggiunge il vice sindaco Simone Marchetti, «è l’evidente mancanza di comunicazione da parte della Regione. Abbiamo cronoprogrammi firmati dal presidente della Regione in cui era scritto che Valfornace avrebbe avuto le prime Sae ad ottobre. Senza neanche fare una rettifica quando era certo che i tempi si sarebbero allungati, ci siamo sentiti dire “se va bene saranno pronte a febbraio o marzo“. E se dovesse nevicare? Quando saranno pronte, a maggio?».
L’incontro tra l’amministrazione comunale, la Regione e la Protezione civile avvenuto nei giorni scorsi a Valfornace
Intanto il 90% dei cittadini in attesa delle casette sono lontane da Valfornace, dove i residenti rimasti sono circa 300 rispetto ai mille abitanti ufficiali. E la pazienza è finita da un bel po’. «I cittadini a volte se la prendono con noi – commenta il sindaco Citracca – e posso capire la situazione, ma bisogna capire che noi come Comune non abbiamo responsabilità. Ci era stato confermato che le casette sarebbero state abitabili mesi fa e così abbiamo detto ai cittadini. Il bello è che poi non ci è arrivata neanche una rettifica, non c’è comunicazione». «Ci si sente un po’ presi in giro – continua il vice sindaco -. Se il sistema ha funzionato poco, da noi è andata anche peggio. Siamo rimasti l’unico comune, con Camerino, a non aver consegnato una chiave ai cittadini. Ne sono state consegnate a centinaia, e da noi niente. Il bello è che se io domattina chiamassi la Regione per chiedere chiarimenti, nessuno mi saprebbe dare risposte certe. Manca un referente diretto per l’emergenza». Intanto, se il nuovo cronoprogramma dovesse essere rispettato, le prime chiavi saranno consegnate ai cittadini il 5 febbraio. «Ma non faremo feste e tagli del nastro – conclude il primo cittadino -. Dopo quello che abbiamo aspettato non c’è proprio niente da festeggiare».
Il crono programma regionale consegnato al Comune di Valfornace. Inizialmente le prime casette sarebbero dovute arrivare lo scorso ottobre
Una parte delle casette costruite a Valfornace e quasi ultimate
Le prossime votazioni votaali ancora
Con tutti i soldi spesi per tutti i cittadini rimasti senza casa tra campeggi alberghi affitti privati agriturismi ecc vi avevano ricostruito 3 volte i vostri alloggi che tristezza tanta sofferenza per questi cittadini che vivono di promesse e la speranza magari era anche il cambio del sindaco ma nulla il vuoto totale assenza della ricostruzione
un vero schifo ricordatevelo alle prossime elezioni
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La Regione con le sue promesse non ha stancato solo Val Fornace. Ha stancato tutti, come quando fa sembrare cose di normale amministrazione come se fossero decisione sudate, studiate, perfezionate, incommensurabili con le quali gratificano gli amministrati. Ma ha stancato soprattutto perché trova chi è ancora disposto a parlare con loro. Se si facesse un analisi profonda del loro operato anche senza la squalificante storiella delle assunzioni Comi/Giannini, ci sarebbe molto da ridire. ( Come spesso faccio, uso termini più corretti nello scrivere in maniera civile per non turbare le sensibili anime di chi ci governa)