La ex cava in località Santa Croce, San Ginesio (13 gennaio 2018)
di Federica Nardi
C’era la diffida della Regione sul piano di escavazione, ma le nuove cave in provincia non si sono fermate. E i comuni? «Mani legate, non possiamo far altro che approvare gli atti», dice il sindaco di Cingoli Filippo Saltamartini, che si è visto (a leggere dai provvedimenti di giunta) impossibilitato a rifiutare il via libera alla nuova cava della ditta Cava Rossetti Oreste srl a Pian Della Castagna, dopo mesi di diniego. Sul Balcone delle Marche anche la ex cava Calamante, dopo l’aggiudicazione all’asta, potrebbe tornare attiva. Nel frattempo dall’altra parte della provincia, a San Ginesio, torna alla carica il comitato Alta Fiastrella contro la Ciabocco srl, proprietaria di una cava in località Santa Croce (a due passi dalla zona industriale di Pian di Pieca) che, nonostante la sentenza del Consiglio di Stato, in 7 anni non è stata ancora ritombata. «Evidentemente pensano che la sentenza sia carta straccia – dice il comitato -. E la ditta pare che abbia presentato un altro progetto per scavare là accanto».
Il terreno a Pian della Castagna, al confine tra Treia e Cingoli
Al confine tra Treia e Cingoli la lotta tra Comune, privati e ditte di escavazione si consuma intorno a un lembo di terra con un filare di querce secolari che lo attraversa. Pian della Castagna. La ditta è la Cava Rossetti Oreste srl, che intorno a quelle terre ha diverse cave attive o in disuso (e il cui titolare, pochi mesi fa, si è fatto promotore del progetto per realizzare il parco agrituristico della zona). Il procedimento per la nuova cava si era fermato per mesi perché il Comune di Cingoli, forte del parere negativo della Regione (non sul singolo progetto, ma su tutto il piano provinciale di escavazione aggiornato nel 2015), aveva continuato a dire no anche in Conferenza dei servizi. Ma a dicembre il via libera è arrivato, non senza proteste, formalizzate anche nel provvedimento di giunta. «L’attività estrattive – dice la giunta – pur risultando una componente significativa delle attività economiche del territorio, determina un saccheggio non tollerabile delle bellezze naturali del Balcone delle Marche».
La ex cava Calamante a Cingoli
E specifica, pur concedendo l’autorizzazione, che «allo stato attuale degli atti emergono profili di invalidità del piano provinciale». Tanto che la Regione «propone la nomina di un commissario per dirimere la questione». Per fermare la cava a Pian della Castagna un privato ha anche presentato un ricorso al Tar.
Sempre a Cingoli la gigantesca ex cava Calamante, scenario di un fallimento dopo l’altro (l’ultimo quello della Sielpa) è andata all’asta per meno di un terzo del suo valore iniziale: 3,2 milioni di euro. I giochi sono ancora aperti, perché potrebbe arrivare un’altra offerta più alta. Anche in questo caso il sindaco Saltamartini l’anno scorso aveva chiesto alla Regione di rivedere le mappe che, allo stato attuale, ammettevano l’espansione della cava in una valle di grande valore ambientale e storico.
A San Ginesio il comitato Alta Fiastrella invece chiede il rispetto delle sentenze e delle ordinanze. Di fronte alla zona industriale di Pian di Pieca infatti la cava della ditta Ciabocco srl, è ancora da ricoprire dopo 7 anni da quando il Consiglio di stato ha intimato di farlo. Già nel 2010 il Comune aveva chiesto con un’ordinanza lo stop immediato alle attività estrattive e la sistemazione della cava entro 90 giorni. La Ciabocco è una delle 5 ditte che ha partecipato all’aggiornamento del piano provinciale di escavazione. Le altre ammesse sono state Autotrasporti Marchegiani, Cava Rossetti Oreste srl, Generali Calcestruzzi ed Efi srl. I criteri per l’accesso: aver scavato almeno il 60 percento del quantitativo previsto dal precedente piano, e aver collaudato e aver concluso secondo determinate percentuali la compensazione ambientale delle cave precedenti.
Una parte della ex cava in località Santa Croce, San Ginesio
La ex cava si apre vicino al torrente Fiastrella (che in uno dei punti di accesso ha anche un argine parzialmente franato) ed è circondata da terreni agricoli. In Provincia inoltre, dice il comitato «sarebbe stato depositato un altro progetto, della stessa ditta, per scavare nel terreno poco più sopra». I componenti (anche residenti della zona) non ci stanno. Uno, perché prima vogliono vedere quella voragine lasciata dalla ex cava sistemata (come prescrive lo stesso piano provinciale). Due perché il comune di San Ginesio, secondo una delibera del 2012, deve applicare in questi casi i principi di precauzione e concertazione. Quindi, se c’è un nuovo progetto, deve essere di pubblico dominio. «La ferita in Santa Croce è ancora lì a ricordarci che viviamo in Italia e che anche le sentenze del Consiglio di Stato sono considerate carta straccia da chi amministra – dice il comitato – Adesso pare che in Provincia sia stato aperto un nuovo procedimento per una nuova cava praticamente accanto alla ex cava della Ciabocco, a oggi inadempiente rispetto al contratto con il Comune di San Ginesio. Quindi domandiamo: può farlo? Esiste ancora la fidejussione con il Comune che ai tempi era scaduta?».
Una cava attiva a San Ginesio
La risposta potrebbe essere online, ma gli atti della conferenza dei servizi nel sito della Provincia richiedono una password. «Se così fosse Pian di Pieca e zone limitrofe diventerebbero la gruviera dei Sibillini – prosegue il comitato -. Esiste anche un’altra cava alle porte di Vallato, senza contare poi i vari parcheggi di mezzi di ogni tipo che sono in bellavista lungo la strada provinciale, un tiro a segno, un fabbricato in parte alto circa 13 metri che attira la vista dei turisti provenienti da Macerata, un impianto di frantumazione inerti e più giù, verso Macchie, c’è anche una ditta che lavora il rame, di cui il Comitato si è occupato, inviando nel 2014, tramite raccomandata, una serie di domande a Provincia e Comune per chiedere in che modo tali materiali venissero lavorati in questa ditta. A oggi nessuna risposta. A San Ginesio, borgo tra i più belli d’Italia, non ci manca niente. L’amministrazione e gli altri enti dovrebbero prestare più attenzione verso ditte che, non ottemperando fino in fondo ai propri doveri, tentino di scaricare i costi di gestione delle loro attività sulla comunità».
L’attraversamento franato del torrente Fiastrella
La ex cava della Ciabocco srl in località Santa Croce
Un segnale di pericolo nei pressi della cava in località Santa Croce
Una ex cava, piena d’acqua, vicino al torrente Fiastrella
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Mi chiedo come sia possibile che il sindaco di un paese abbia le mani legate se la REGIONE dice no a un progetto e che ci siano ditte che continuano indisturbate(anche se “disturbano” e alterano la natura) a scavare nonostante ci sia una sentenza del consiglio di stato;praticamente ci sono leggi che nessuno rispetta,ci sono sentenze che nessuno controlla che vengano rispettate…
Ma allora di chi dobbiamo fidarci? L onestà esiste ancora?…..che tristezza….