La cerimonia di riapertura della chiesa del Sacro Cuore, detta dei Sacconi
Giuseppe Pezzanesi
Restituita alla città l’antica chiesa dei Sacconi, lesionata dal sisma ma salvata con il finanziamento dell’Ungheria. Una cerimonia privata, sabato scorso, ha ufficializzato la riapertura di quella che ora è, a tutti gli effetti, l’unica chiesa aperta di Tolentino. «Congratulazioni per il lavoro compiuto», ha detto Viktor Orban, il primo ministro ungherese, in un messaggio affidato alla delegazione presente per la riapertura della chiesa del Sacro Cuore. L’edificio è detto dei Sacconi perché dal 1835 ospita l’omonima confraternita. Il sindaco Giuseppe Pezzanesi ha ringraziato l’Ungheria: «questo è un effettivo segnale di speranza verso la tanto attesa ricostruzione». A rappresentare il governo ungherese presenti a Tolentino i ministri Zoltan Balog, Miklos Soltesz e gli ambasciatori Eduard Habsburg-Lothringen, Péter Heltai, Kovacs Adam oltre a vari consiglieri e segretari dell’ambasciata ungherese. A celebrare la messa di riapertura il vescovo Zazzareno Marconi insieme al vescovo ungherese Lajos Varga. All’evento ha partecipato una folta rappresentanza di cittadini ungheresi residenti in Italia, la delegazione del comune di Nagikoros e le maggiori autorità civili e militari del territorio. Molto apprezzato anche il concerto di gala tenutosi al Politeama e organizzato in onore dei rappresentanti del governo ungherese. Si sono esibiti il coro polifonico Città di Tolentino diretto da Aldo Cicconofri e il giovane pianista Jacopo Fulimeni che ha incantato il pubblico con le sue interpretazioni tra cui l’Etude d’execution trascendente n. 10 del compositore ungherese Litzt, tanto che il ministro Zoltan Balog ha invitato lo stesso Fulimeni ad esibirsi nell’accademia Liszt a Budapest.
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Al di là della Messa col Rito Tridentino e la musica sacra di altri tempi, ciò che mi ha fondamentalmente colpito sono state le dichiarazioni dei rappresentanti governativi e diplomatici ungheresi; dichiarazioni pregne del sentimento di fedeltà alla Chiesa Cattolica ed alla Civiltà cristiana occidentale. Si capisce che un popolo che è stato sotto il tallone di una soffocante dittatura imponente l’ateismo di Stato, antireligiosa e soprattutto anticattolica (la Chiesa Cattolica è il vero pericolo del materialismo), nel risveglio della vita spirituale voglia garantire la fedeltà alla Fede ed alla Chiesa ritrovata. Perciò ha voluto testimoniare tangibilmente ciò con il restauro e la riapertura della chiesa del Sacro Cuore di Tolentino a totale spesa del Governo ungherese. Nel tempo della grande crisi della Chiesa Cattolica, alla sbando, infiltrata da eretici, apostati, massoni e materialisti, questa testimonianza degli Ungheresi ci dà la forza di difendere la vera Chiesa Cattolica Apostolica Romana, quella dei dogmi, contro la distruzione in atto.
Orbàn è riformato, cioè protestante.
Ho qualche difficoltà a considerarlo un alfiere del cattolicesimo.
Ogni tanto leggo un librone sulla biografia di Stalin. Libro che fu vietato da quelle parti. Mi pare di aver capito che Stalin da fervente credente divento ateo proprio mentre studiava in un seminario grazie alla lettura di pagine darwiniane che allora si trovavano con grande difficoltà, naturalmente osteggiate dai religiosi che curavano e spiavano la sua educazione.
Cattolico?che cosa hanno di cattolico reticolati,muri e ronde?A me ricordano qualcos’altro,ma noi siamo abituati a svenderci come con la chiesetta in questo momento.