Cerolini, rischio effetto domino di fallimenti
Il mistero della società Usa
e il passo indietro dell’avvocato Basile

CIVITANOVA - Dichiarata fallita la Effemme srl, altre aziende potrebbero seguirne le sorti. La strategia del gruppo del patron della Civitanovese di aprire in diverse località per non dare alle procure la visione di insieme della situazione. Esiste realmente la JC Oil? Intanto nelle Marche la presenza della 'Ndrangheta continua a crescere. Il legale dell'imprenditore ha dovuto rinunciare all'incarico di assisterlo per il suo ruolo di amministratore della Bado Plast srl

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L’avvocato Giuseppe Bommarito

 

di Giuseppe Bommarito *

E’ di questi giorni il fallimento della Effemme s.r.l., per lungo tempo la realtà di punta nel variegato agglomerato di società facenti capo a Giuseppe Cerolini, dichiarato dal Tribunale di Roma a seguito di un’istanza di una ditta locale che vantava un credito di circa 35mila euro per canoni di affitto non pagati e di un’altra ben più corposa richiesta, per oltre 200mila euro, avanzata da una società con sede nei Paesi Bassi. Prima ancora, e precisamente a metà gennaio di quest’anno, il Tribunale di Macerata aveva a sua volta dichiarato il fallimento di un’altra società del gruppo Cerolini, la Mangusta s.r.l. (solo per questa società il passivo erariale, cioè le tasse e le imposte sottratte al fisco, ammonta a circa 25 milioni di euro). E non basta, perché, stante il velocissimo disgregarsi del fittizio impero di carta del patron della Civitanovese, è facile prevedere a breve, in una sorta di effetto domino, ulteriori dichiarazioni di fallimento di tutte le altre società del gruppo.

Si è già aperto, quindi, ed è destinato ad aggravarsi nei prossimi mesi, in abbinamento ai procedimenti per le presunte gigantesche truffe fiscali poste in essere da Cerolini, dal suo cerchio magico e dai suoi amici e sodali calabresi legati alla ‘ndrangheta, il capitolo dei reati fallimentari, dalla bancarotta patrimoniale a quella documentale.

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Giuseppe Cerolini

La strategia difensiva per limitare i danni è già chiara ed era visibile ancor prima che il terremoto giudiziario si abbattesse nella scorsa estate su Cerolini & Company: in primo luogo, diversificare le sedi territoriali delle varie società del gruppo in modo che nessuna procura potesse avere la visione d’insieme della situazione e percepire del tutto la portata delle presunte truffe fiscali poste in essere dall’intero gruppo, di dimensioni straordinarie anche rapportate all’intero panorama nazionale (un’enorme evasione fiscale di circa 180 milioni di euro); e poi, quando la vicenda, troppo esagerata, è divenuta difficile da gestire impunemente, cercare di far sparire i libri contabili obbligatori e comunque posizionare prestanome e teste di legno, anche extracomunitari, molti già pluripignorati ed alcuni pure pregiudicati, ai vertici delle varie società, nel tentativo di sfuggire alle responsabilità penali del caso, che comunque, al di là delle intestazioni fittizie, non potranno non fare capo agli amministratori effettivi.  

Comunque, in attesa di sapere se la Procura della Repubblica maceratese riuscirà ad attrarre per competenza le varie procedure fallimentari e farà luce piena sulla complessa vicenda, il Cerolini, come si sa, dopo sei mesi di arresti domiciliari con il braccialetto al polso e il successivo divieto di dimora, è tornato, sia pure con l’obbligo di firma, a poter risiedere e passeggiare nella sua città, e, chissà, magari si farà un giro anche nella piazza di Civitanova Alta, ormai pressochè commercialmente desertificata dopo le sue spericolate acquisizioni a catena di quasi tutti i bar, le pizzerie e gli esercizi commerciali lì presenti, oggi desolatamente chiusi.

finanzaMa ora, volando con il pensiero negli Usa e tornando per un attimo al fallimento della Effemme s.r.l., è il caso che venga finalmente fatta luce sulla fantomatica e misteriosa società con sede negli States che della stessa Effemme s.r.l. risulta essere proprietaria al cento per cento. Stiamo parlando della J.C. OIL L.L.C., società americana di cui, quando ancora era in auge, lo stesso Giuseppe Cerolini si è più volte orgogliosamente vantato, intestandosene con pubbliche dichiarazioni la disponibilità e/o la proprietà, con sede a Madison, in Georgia, stato americano situato proprio sopra la Florida. Ciò che ora molti vorrebbero sapere, e che presumibilmente interessa anche l’autorità giudiziaria, è semplicissimo, ma al contempo di rilevante importanza anche per lo sviluppo delle indagini: si tratta di una società reale, oppure è una società schermo creata per fini inconfessabili o comunque poco leciti? La circostanza non è di poco conto e va sicuramente verificata da parte degli inquirenti, i soli che possono farlo, così come andrà accertata la reale attività della Effemme s.r.l., la società ormai fallita che, pur avendo un oggetto sociale limitato al commercio all’ingrosso di gomma greggia, materie plastiche in forma primaria e semilavorati, ad un certo punto si è infatti trovata a gestire, oltre alla stessa Civitanovese (le cui quote sono per il 98 per cento proprio della Effemme s.r.l.), una miriade di esercizi pubblici caratterizzati da pagamenti quasi esclusivamente in contanti, cioè negozi di abbigliamento, distributori di benzina, bar, ristoranti, pizzerie, discopub, chalet. Ed altrettanto dicasi di altre società del gruppo, alcune guarda caso con sede o unità locali proprio a Crotone, anch’esse idonee a produrre fatture per operazioni inesistenti e a riciclare soldi di dubbia provenienza.

L’attività investigativa a questo punto dovrebbe quindi puntare ad assemblare e verificare i vari profili di reato che sono emersi sino ad oggi, tali da profilare una singolare joint venture che partiva da Civitanova e arrivava a Crotone, per poi tornare a Civitanova, in cui da un lato si ponevano in essere le ingentissime truffe fiscali sopra ricordate e dall’altro sarebbero stati riciclati milioni di euro scontrinando a tutto spiano incassi in realtà mai effettuati.

D’altra parte, la Guardia di Finanza, certamente da encomiare per la brillante attività investigativa sin qui svolta, non può dirsi paga di aver ormai inchiodato il Cerolini ed i suoi accoliti ai reati fiscali, pure gravissimi, ormai accertati (l’ultima parola spetterà peraltro al tribunale penale ed ai successivi gradi di giudizio). Da un lato, infatti, non va dimenticata la concreta possibilità dello stesso gruppo di ripartire con le medesime dinamiche delittuose, magari tramite ulteriori prestanome sicuramente agevoli da reperire. Dall’altro, in aderenza alle recentissime grida di allarme circa il sempre più evidente radicamento della ‘ndrangheta nelle nostra regione lanciate dalla Procura Generale di Ancona, dovranno essere comprese sino in fondo, anche a partire dal procedimento di cui stiamo parlando, la presenza e la ramificazione sulla fascia costiera delle cosche crotonesi, portatrici di droga, di morte per i nostri figli e di soldi sporchi, tanti soldi, da riciclare in un modo o nell’altro. E’ evidente infatti che la vicenda Cerolini-Mellino (quest’ultimo legato alla cosca ‘ndranghetista crotonese Vrenna-Bonaventura) apre spiragli di grande interesse per le indagini anche e soprattutto della Direzione Distrettuale Antimafia delle Marche.

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L’avvocato Domenico Basile

Frattanto, e qui chiudiamo, si è registrato un clamoroso passo indietro dell’avvocato Domenico Basile, sinora difensore di Giovanni Aldo Mellino (ora in carcere per il passaggio in giudicato di una condanna relativa ad un traffico di sostanze stupefacenti con l’aggravante del metodo mafioso, la bellezza di una tonnellata di hashish, accertato anni fa a Isola Capo Rizzuto) e codifensore del Cerolini. Il Basile, infatti, crotonese di nascita come il Mellino, ha dovuto rinunziare negli ultimi giorni alla difesa di Giuseppe Cerolini. La posizione di difensore rivestita dal Basile (uno che incredibilmente si fregia anche del titolo di giudice onorario di tribunale e che negli ultimi mesi ha difeso, insieme ad un altro avvocato originario di Crotone, pure la Effemme s.r.l. nel procedimento che ha portato al fallimento della stessa) era divenuta in verità insostenibile da quando è emerso che egli è amministratore unico di una ditta denominata BA.DO. PLAST s.r.l., con sede a Roma, che, come le società del gruppo Cerolini e tramite lo stesso spedizioniere con sede a Casette d’Ete, risultava spedire (fittiziamente?) merce alla società bulgara messa in piedi nel 2016 proprio dal Mellino nell’estremo tentativo di proseguire oltre ogni ragionevole limite il redditizio giochetto delle fatture per operazioni inesistenti. Insomma, colui che era l’avvocato del Cerolini era in realtà fatto oggetto di una specifica segnalazione di reato nell’ambito dello stesso procedimento penale, con il concreto rischio di finire a sua volta indagato (se già non lo è).

* Giuseppe Bommarito, presidente associazione “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”



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