Il patron della Civitanovese, Giuseppe Cerolini, resta agli arresti domiciliari. Respinta la richiesta dei legali avanzata al Tribunale della libertà di Ancona per ottenere una misura cautelare meno afflittiva per l’imprenditore. Cerolini era finito in manette lo scorso 21 luglio in seguito alle indagini condotte dalla Guardia di finanza relativamente a vicende di presunte frodi fiscali milionarie. La procura di Macerata aveva chiesto l’arresto di Cerolini e del suo collaboratore Giovanni Aldo Mellino dopo che dalle indagini era emersa la vicenda di una azienda aperta in Bulgaria (da Mellino) e verso la quale due società legate al patron della Civitanovese avrebbero versato 410mila euro senza pagare l’Iva. Fatti che sarebbero avvenuti nonostante sul conto di Cerolini fossero già aperte due indagini per reati di natura fiscale e che avevano portato dall’inizio dell’anno a sequestri, nel complesso, per 21 milioni di euro. I legali di Cerolini, gli avvocati Gabriele Cofanelli e Domenico Basile, avevano chiesto a luglio la scarcerazione. Oggi è arrivata la risposta da parte dei giudici che hanno deciso di confermare la custodia cautelare agli arresti domiciliari. Il gip del tribunale di Macerata, Domenico Potetti, nell’ordinanza di custodia cautelare aveva parlato di una «spinta criminogena quasi inarrestabile» del duo Cerolini-Mellino. Non solo, secondo il gip Mellino sarebbe vicino alle ‘ndrine calabresi.
I legali di Cerolini, alla luce della decisione del Tribunale della libertà, faranno ricorso in Cassazione.
(Gian. Gin.)
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