Foto d’archivio
di Laura Boccanera
Viveva a Civitanova da un paio d’anni Emilio Rossi, il genero del boss della ‘Ndrangheta del clan Ferrazzo, arrestato questa mattina all’alba nell’ambito della maxi operazione coordinata dalla procura Antimafia de L’Aquila denominata”Isola felice”. Alle 4 i carabinieri della Compagnia di Civitanova, diretta dal capitano Enzo Marinelli, insieme ai colleghi del nucleo investigativo del reparto operativo di Pescara, guidato dal maggiore Massimiliano Di Pietro, hanno fatto irruzione nell’appartamento civitanovese in cui Rossi viveva con la famiglia e la moglie, la figlia di Felice Ferrazzo, a sua volta arrestato. Un’indagine fiume, durata 5 anni, ma che ha portato a 25 arresti e 149 indagati. L’accusa è associazione a delinquere di stampo mafioso. I membri del clan avrebbero spostato in regioni ritenute “isole felici” gli interessi commerciali legati allo spaccio di stupefacenti, soprattutto cocaina in regioni come Abruzzo e Marche. Una fitta rete ramificata di un clan che ha base in Molise, ma che stava piazzando figure apicali in nuovi territori. L’attività improntata sulla costa civitanovese, da parte di Rossi, è ancora al vaglio degli investigatori. Per ora non ci sono collegamenti documentati con la città di Civitanova dove Emilio Rossi si era insediato, ma sicuramente la costa maceratese rappresentava un bacino interessante come piazza per lo spaccio della cocaina. Nulli per ora anche i collegamenti documentati tra l’arrestato e la criminalità locale, ma le indagini proseguono per verificare i contatti che Rossi ha avuto in questi anni e le frequentazioni da membro del clan. A Civitanova non ci sono stati sequestri di attività o di immobili. Il 38enne non risulta occupato né aveva o gestiva attività. I principali canali di business del sodalizio mafioso erano in Abruzzo. Dopo l’arresto di questa mattina, Rossi è stato portato nel carcere di Camerino in attesa dell’interrogatorio di garanzia. Sarà sentito entro 5 giorni dal gip. L’indagine ha preso avvio dal ritrovamento di un arsenale di armi in Molise nascoste nell’auto di Eugenio Ferrazzo di Mesoraca. Le indagini e le intercettazioni mostrarono collegamenti tra Ferrazzo e la malavita abruzzese. L’attività principale dell’associazione consisteva nello spaccio di cocaina (numerosi i traffici del clan anche in America Latina da dove importavano lo stupefacente), traffico di armi, estorsione e riciclaggio.
Arrestato a Civitanova genero del capo clan della ‘ndrina calabrese
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