di Maurizio Verdenelli
Esculapio? Venga assolutamente munito quanto prima di ‘base di ricovero’! Il Dio della Medicina consuma infatti una triste ‘vecchiaia’. Si direbbe quasi che sia diventato ormai un malato terminale -‘senectus ipsa morbus est’ scriveva Seneca- nella corte interna del palazzo comunale, cui s’affaccia appena riparato dalla variabilità del meteo. E come il recentissimo scatto fotografico di Gerardo Flamini bene dimostra, oltraggiato, Esculapio, anche dai pistacoppi: i piccioni maceratesi ai quali inutilmente molti anni fa l’amministrazione diede la caccia con reti e trappole varie, prima ancora che il marchese Gianfranco Luzi di Votalarca ritenendoli come arcinoto responsabili della spoliazione dei propri campi di piselli, si affidasse alle carte bollate contro ben tre comuni tra i quali il capoluogo.
La vicenda ormai sta conoscendo il suo sunset boulevard. Triste tramonto per Esculapio che gli scavi nella città imperiale di Urbs Salviae (Urbisaglia) già caput della Quinta Regio (il capoluogo regionale con i suoi 15 mila abitanti e poi come Dante testimoniò una delle grandi città come Luni, diventate piccolissime) hanno riconsegnato alla storia insigne delle statue del dio della Medicina, davvero pochissime in musei e pinacoteche italiane e straniere. A sollevare il Caso Esculapio, un illustre devoto della Medicina, in particolare della Chirurgia: il professor Ferdinando Cappelletti, docente dell’università La Sapienza di Roma. Il noto chirurgo, maceratese, da sempre appassionato della propria città d’origine dove trascorre molti giorni d’estate, aveva segnalato la vicenda lo scorso anno all’architetto Silvano Iommi, cultore di storia patria e già assessore della giunta Menghi –si deve a lui il restauro dell’ex Asilo Ricci. Vicenda che era finita proprio su cronachemaceratesi (leggi l’articolo). La statua che il tempo e il clima avevano piuttosto, ma naturalmente, deteriorato aveva –ohibò- bisogno di urgenti cure. Era il maggio odoroso per dirla con Giacomo Leopardi con dolci refoli, inoltre, elettorali ed un pronto soccorso restaurativo venne sull’istante effettuato. Ma… troppa grazia Sant’Antonio! Il maquillage, come per certe dive del cinema risultate poi sfigurate, si è rivelato troppo invasivo, così abrasivo da lasciare nuovi segni sulla statua -soprattutto sul naso.
“Sono sdegnato, da maceratese e da medico per una cura che mi è apparsa peggiore del male!” dice ora Cappelletti. E segnala un rimedio ragionevole e di nessuna spesa per il pubblico erario: ‘ricoverare’ subito e definitivamente in sale interne Esculapio così come è stato fatto per le ‘testine’ romane e per altri reperti lapidei che fino a qualche tempo fa trovavano ospitalità in apposite cavità nella stessa corte comunale. Nicchie ora saggiamente vuotate a favore di sale ben riparate dal pariniano Orione, che quando declinando imperversa….
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Facile portare al riparo Esculapio nel nuovo Park-Si’; difficile far sloggiare i piccioni tronfi dal palazzo comunale.
Non sono riusciti a portare il busto di Mazzini in piazza Mazzini, nonostante un voto unanime del Consiglio Comunale -compreso quello dell’attuale Sindaco- figurarsi spostare Asclepio che è molto più pesante. D’altra parte Asclepio/Esculapio è finito nel nostro cortile comunale (già sede dell’antica Università) in ricordo della Facoltà di Medicina e Chirurgia attiva nel nostro Ateneo sino ai primi anni del secolo scorso. Il peso della cultura storica non è sostenibile per l’attuale classe politica; il rifacimento posticcio dell’orologio ne è la dimostrazione plastica.
senectus ipsa est morbus (lat. «la vecchiaia è per sé stessa una malattia»). – Nota sentenza dello scrittore latino P. Terenzio Afro, nell’atto IV, scena 1a della commedia Phormio (160 a. C.).