Esce per Liberilibri un nuovo volume della collana Altrove. Si intitola “La luce, a volte” ed è l’ultima raccolta di poesie di Filippo Davoli, che nella nota introduttiva il critico Massimo Raffaeli definisce la raccolta “che ormai testimonia una piena maturità d’autore”. Ispirazione e motore di questo capitolo della sua vicenda poetica è il tempo, che in continui andirivieni si fa retrospettiva e scandisce i limiti della vita umana, sebbene l’orizzonte della poesia di Davoli resti sempre il presente: lo sguardo privilegiato da una finestra, aperto sull’immensità del mare, o le folate di vento che sferzano giornate inerti, in una dimensione quasi domestica e familiare. Nella dizione del poeta marchigiano, che Raffaeli descrive come “estremamente incisa, prosciugata… frontale, assertiva”, in cui metrica e prosodia arrivano a coincidere e gli endecasillabi arrivano a sfiorare la prosa, si può riconoscere la lezione di maestri come Mario Luzi e Franco Fortini “nel loro stile tardo e più essenziale”. Questa di Davoli è una luce intermittente, pulsante, fatta di bagliori fortuiti che possono sprigionarsi in maniera imprevista da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento: “La luce a volte. Un balsamo/che scende al consolato/cuore, dove l’incontro si fa carne./Così mi accogli in queste oscure pagine./Ed io non so/che accettarne l’incarico, procedere/per frammenti di me fra le parole”. Scrive Raffaeli: “La sua è una poesia che sa di doversi castigare e umiliare nella semplicità o nella nudità dello sguardo, dell’ascolto, perciò è capace di apertura e, per etimologia, di sapienza”.
Filippo Davoli, 51enne, maceratese di origine fermana, ha all’attivo numerose pubblicazioni e premi importanti, come il “Premio Montale” 2001 per l’inedito, il Premio “Città di Fabriano” 2014, ed è stato finalista al Premio “Dario Bellezza” 2001. Tra le sue pubblicazioni: Alla luce della luce (1996) con Introduzione di Franco Loi; Un vizio di scrittura (1998), Come all’origine dell’aria (2010), I destini partecipati (2013). Tradotto in Francia, compare in antologie come La poesia delle Marche. Il Novecento, a cura di Guido Garufi (1998); La voce che ci parla. Antologia di poesia europea contemporanea, a cura di Alberto Cappi (2005); Trent’anni di poesia italiana e dintorni, a cura di Alberto Bertoni (2005). Ha fondato e dirige, con Gaetano Fiacconi, la web-rivista Quid Culturae.
Filippo Davoli, La luce, a volte. Con una nota introduttiva di Massimo Raffaeli, Liberilibri, collana Altrove, pagg. 88, euro 15.00, ISBN 978-88-98094-33-2
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Filippo è un autore sensibile e visionario: Complimenti per la nuova raccolta, che ho già iniziato a leggere.
Er zonetto pe le frittelle
Se vede bbe’ cche ssei poveta, e vvivi
co la testa in ner zacco. Er friggitore
che cquest’anno ha er concorzo er piú mmaggiore
e nnun c’è ffrittellaro che l’arrivi,
è Ppadron Cucchiarella. Ôh, ddunque, scrivi
un zonetto pe llui, tutt’in onore
de quer gran Zan Giuseppe confessore,
protettor de li padri putativi.
Cerchelo longo, e nun compone quello
che ffascessi l’antr’anno a Bbariletto
e ttrovassi in zaccoccia a ttu’ fratello.
Ner caso nostro sce voría un zonetto
a uso de lunario, da potello
stampà in fojjo, e, cchi vvò, ppuro a llibbretto
Si pole fare: però, caro Pavoni,
trovandoci nel Santo Venerdì,
evitiamo – considerato il dì –
di dedicarci agli unti frittelloni.
Tra l’altro, dopo Pasqua è primavera:
s’accostan le giornate sopraffine
dai vestimenti corti, e le regine
sfoggian quello che ponno, fino a sera.
Niuna di lor vorrebbe incrementare
il peso, in questo scorcio di stagione
che prelude al passeggio in riva al mare.
Convien piuttosto, caro il mio Pavone,
il frittellame a dopo rimandare
e contentarsi d’altra libagione!
«Di solito l’ironia, più che un effetto riuscito, è un’intenzione mancata.»
(Giuseppe Pontiggia)