Il Mangiarozzo, l’anti-guida alle trattorie e osterie d’Italia ideata e curata da Carlo Cambi ha raggiunto l’undicesima edizione e ha dato luogo – con questo fortunatissimo volume – a una vera e propria scuola maceratese di cultura gastronomica. Co-autrici del volume sono infatti due giornaliste maceratesi Petra Carsetti e Giulia Canuto alle quali quest’anno si è aggiunto un giovane e promettente laureato dell’università di Macerata Francesco Matassa. Come al solito Il Mangiarozzo racconta per microstorie le tavole della tradizione italiana. Sono oltre 1200 le trattorie e le osterie recensite dalla Valle d’Aosta alla Sicilia e ben 34 nella provincia di Macerata. Ma quest’anno il volume si è arricchito di una proposta ulteriore: grazie all’apporto di alcuni ristoratori vengono proposte 300 ricette della tradizione scelte tra quelle che i cuochi e le cuoche d’Italia preparano nelle loro cucine. “E’ un modo – spiega l’autore Carlo Cambi, notissimo per essere il maestro del gusto accanto ad Antonella Clerici della fortunata trasmissione di Rai 1 La Prova del Cuoco, l’antesignana di tutti gli show che si occupano di cucina – per rendere ancora più esplicita la mia scelta di campo: io sto con la cucina identitaria che trasforma in linguaggio sensoriale la nostra cultura, che discende direttamente dalla nostra agricoltura. In epoca di globalizzazione penso che sia indispensabile sostenere la ricchezza della nostra diversità che è biodiversità agricola e molteplicità antropologica. Nel saggio iniziale che apre Il Mangiarozzo quest’anno mi sono soffermato sulla critica della ragion pratica di Expo: un appuntamento mondiale dove si doveva parlare di come nutrire il mondo e si è finiti per fare la passarella delle vanità. Ecco l’intento mio è quello di restituire dignità e protagonismo a questa cucina e farlo a Macerata è ancora più gratificante perché qui nella nostra provincia e in generale nel centro Italia questo legame campo-piatto, cibo-cultura, tradizione-gastronomia è rimasto solido e buono. Infine devo dire che grazie a Il Mangiarozzo, una delle guide più vendute in Italia secondo le più autorevoli classiche, ho riportato l’attenzione sul vero protagonismo che deve avere la gastronomia identitaria italiana e per questo ho ricevuto numerosi premi e riconoscimenti. La mia ambizione era quella di dotare Macerata di una scuola di cultura gastronomica: credo che con Petra e Giulia ci siamo riusciti. Sarebbe bello che Macerata si candidasse ora a essere la capitale del gusto italiano di tradizione”.
Il Mangiarozzo si presenta come un volume a triplice chiave di lettura: è senza dubbio una guida per trovare il pasto giusto nel posto giusto, ma è anche un racconto dell’Italia del buono ed è un saggio di cultura gastronomica e con l’edizione di quest’anno è anche un utilissimo ricettario. I locali recensiti devono possedere quattro caratteristiche: essere storici o stare in un luogo storico, fare cucina di tradizione, avere conduzione familiare e offrire un pasto completo di quattro portate (vini esclusi) a massimo 45 euro. Come sempre il Mangiarozzo non fa classifiche né dà punteggi perché – spiega Carlo Cambi – “il rapporto con il cibo è un rapporto soggettivo: io prometto che tutti i locali raccontati sono buoni, ma quanto sono buoni spetta al singolo lettore stabilirlo”. E tuttavia c’è una sorta di “preferenza”: sono i dieci da non perdere quei locali che hanno emozionato l’autore. Tra questi spicca nell’edizione 2016 EmaSi un nuovo ristorante di Montelupone portato avanti da una coppia di giovanissimi.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Il Gambero Rozzo (così si chiamava) mi è stato regalato nel 2008; non mi ha mai “tradito”, tranne una volta a Roma (ma il locale in questione aveva cambiato gestione…).
Grazie Carlo!
La cucina cucinata
Torna puntuale prima delle feste natalizie, per l’11° anno consecutivo, il Gambero rozzo poi Mangiarozzo, percorso ideale tra le innumerevoli soste golose che si moltiplicano sul territorio, guida ragionata tra le osterie e trattorie d’Italia dove mangiar bene e spendere il giusto, a cura di Carlo Cambi, esperto di gastronomia e non solo, che da anni ha scelto di vivere proprio a Macerata.
Fin dagli esordi la riscoperta di questa parte d’Italia, del nostro essere schivi ma pure generosi, della tavola tradizionale e dei tanti prodotti d’eccellenza, ha motivato anche attrverso la guida, un racconto differente rispetto a tutte le altre testate, per descrivere luoghi dove il cibo è buon pretesto di convivialità e storie non ancora definitivamente trascorse, spazio di nutrimento del corpo e dello spirito; forse non tutti sanno che l’itinerario lungo tutto lo stivale, privilegia questo centro Italia che oltre al paesaggio mantiene quelle caratteristiche peculiari che continuano ad attrarre turisti da ogni dove, contando nella nostra provincia ben 34 attività, storiche o rinnovate, che mantengono alto il valore della ‘cucina cucinata’, dover sono le ricette in gran parte tramandate solo oralmente, che permettono di contenere un’identità più complessa, perchè oltre l’elenco ed i dati tecnici, raccolti anche grazie ad una schiera di collaboratori ed amici, contiene i tratti dell’accoglienza, l’atmosfera, l ‘esperienza promessa in toto, attraverso nomi, cognomi e storie di chi anima l’attività di ristorazione, tanto che poi ad andarci, ti sembra già di conoscere chi ti sarà accanto.
Esiste anche una applicazione digitale che riassume le raccomandazioni personali, otre i cappelli, stelle e forchette attributi da altri recensori, che perà nella modalità veloce di consultazione non favorisce la riflessione acuta che invece ogni anno l’autore ci regala tramite una lunghissima introduzione, che mettendo il cibo al centro, indaga tra storia ed economia, concretezza e spiritualità, un’umanità che si ritrova nei mille modi di stare a tavola a cercare ogni volta il piacere del buon cibo.
Per i neofiti e gli affezionati alla riflessione antropologica non poteva mancare questa volta, uno sguardo critico verso Expo che però si apre ad una prospettiva globale, alla corresponsabilità che lega i contadini al mercato, i governi al futuro e la terra al cielo, e così cercando il posto migliore dove cenare con amici, si corre il rischio di incontrare qualcuno con cui condividere i propri desideri o dubbi e magari di coltivare insieme un’altra possibilità.
Spesso una recensione o una mancata nomina puà fungere da stimolo per chi sa guardarsi intorno o ripensare in tempi di crisi la sua offerta, e nonostante la potenziale attrattiva turistica di uno strumento del tutto gratuito, non si celebra a pieno il denso lavoro del curatore, in una terra in cui il cibo continua a portare con sè tanti altri significati e a mantenersi tra le prime motivazioni di scelta riguardo la destinazione. Anche in città continuano gli investimenti su attività di ristorazione ma sembra ci sia ancora spazio per le buone idee a partire da qualità e professionalità: solo il tempo salverà le strategie migliori; parola da ristoratore!