di Laura Boccanera
e Marco Ribechi
Estorsioni, vendette, piromani e avvertimenti. Sono ampie e variegate le motivazioni che si nascondono dietro agli episodi di incendi dolosi che nell’ultimo periodo sono aumentati a dismisura in città. Dalle auto a fuoco, a quelli ben più preoccupanti ad attività commerciali, a Civitanova qualcosa non torna. Diverse le tecniche utilizzate dai criminali per accendere i roghi, a volte ripresi dalle telecamere, spesso non vengono lasciate tracce, tanto che inizialmente si esclude il dolo. Ma che non tutti gli episodi potessero essere accidentali è stato chiaro fin da subito alle forze dell’ordine che indagano sui vari casi e le indagini, per alcuni di questi episodi sembrano essere ad una svolta. Come nel caso dell’azienda di bitumi di Potenza Picena, quando dopo un mese di indagini si arrivò al responsabile del rogo, anche negli ultimi eclatanti episodi avvenuti in città ci sarebbero dei responsabili che i carabinieri stanno provvedendo a identificare. Fondamentali in alcuni casi i video di sorveglianza come quando, qualche settimana fa, mostrano l’esecutore, un uomo, accendere il fuoco. In altri casi le indagini sono già in fase avanzata tanto che le forze dell’ordine sono certe di arrivare quanto prima ad un arresto e a delle denunce.
La lunga scia di incendi dolosi partì con Dolce & Co, l’avviato bar locale di arrosticini che a metà maggio fu costretto a chiudere l’attività, avviatissima soprattutto nelle serate del giovedì, per l’incendio doloso che distrusse completamente il pub. Ma tra gli episodi più inquietanti c’è anche quello all’impianto di autolavaggio che insiste nell’area Vulcangas e contemporaneamente ad una palina pubblicitaria in via Einaudi di un altro impianto appartenente allo stesso proprietario, incendio che viene replicato a un mese esatto di distanza, quando il proprietario aveva appena ricominciato a lavorare. Intimidazione che sembra essere un marchio di fabbrica.
Gli inquirenti escludono che tutti gli episodi, l’ultimo l’incendio all’ex Zebra, la sala giochi Rb di via Mazzini, siano legati fra loro e abbiano la stessa matrice e la stessa firma. Un discorso a parte meritano invece gli incendi di autovettura, spesso appartenenti a residenti del posto che dichiarano di non aver mai ricevuto minacce o avere nemici. Numerosi i casi accertati dall’inizio dell’anno: 10 da gennaio. Il primo episodio proprio la notte di Capodanno, quando Un’auto è stata danneggiata a San Marone ma forse per opera di un vandalo. Poco prima, a dicembre quattro vetture avevano preso fuoco nel parcheggio vicino al ristorante Vecchio Mulino a San Giuseppe, da lì l’escalation: a giugno il record con tre episodi ai danni di una farmacista, in via Mazzini in pieno giorno e in via Polo contro un maggiolone. Ma le cronache riconsegnano casi analoghi anche a Civitanova Alta, in via Tasso, in via Conchiglia e gli ultimi due casi di questo agosto in via Solferino e in contrada San Savino.
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Per capire il clima che si respira in città le telecamere di Cronache Maceratesi sono andate in strada, tra la gente, a raccogliere opinioni e pareri (GUARDA IL VIDEO). Una situazione di precarietà e insicurezza ben percepibile nella comunità civitanovese che appare stanca dei continui episodi di criminalità che popolano quotidianamente le cronache locali. Un problema altamente sottovalutato secondo Clara Grassi: «La città è scivolata al degrado, si pensa che ciò che avviene succeda per caso. C’è una grande mancanza di sicurezza, siamo completamente fuori controllo. Noi possiamo solo attuare una strategia di buon vicinato, cercando di convivere nel miglior modo possibile ma siamo praticamente impotenti di fronte a questi crimini».
Per Pasquale, che si definisce civitanovese doc il problema è legato alla criminalità organizzata: «Secondo me c’è una mafia che non finisce più, testimoniata dalla presenza non solo di stranieri ma di tante persone del meridione che gestiscono le attività. E’ diventato un macello, si aggruppano tutti e viene fuori il peggio. Nessuno controlla più niente, di male siamo andati verso il peggio». Minimizza invece Salvatore Amanico, originario del sud, residente a Civitanova da 10 anni: «Credo che siano ragazzate, episodi significativi ma frutto di microcriminalità o di mode giovanili. Non credo siano ragazzi italiani. Non ho mai notato un reale problema di sicurezza, a parte questi ultimi mesi ma credo che chi deve vigilare già sa chi sono queste persone e aspetta solamente il momento opportuno per fermarle».
Sulla stessa linea Serafino Renzi che considera la situazione civitanovese aggravata non per problemi locali ma nazionali: «La situazione di Civitanova è la stessa di altre città in Italia, il fenomeno è nazionale. Le auto che bruciano possono essere causate da un piromane o da atti vandalici. Le forze di polizia ci sono non vedo un problema di sicurezza solamente locale, purtroppo spesso hanno le mani legate e non possono fare più di tanto». Più drastica e preoccupata invece la posizione di Grazia e Giancarlo, coppia residente nel quartiere Quattro marine, secondo cui i cittadini sono considerati solo quando devono pagare le tasse: «Sentiamo di essere un po’ abbandonati. Nel nostro quartiere fanno le corse con le auto, anche dal punto di vista della pulizia non siamo tutelati. Invece per pagare le imposte ci hanno interpellati subito. Per quanto riguarda la criminalità c’è molta malavita, ogni volta che rientriamo a casa ci chiediamo se troveremo l’appartamento svaligiato. La sicurezza la stiamo perdendo un po’ tutti. Tossicodipendenti, ubriachi, spacciatori sono cose all’ordine del giorno ormai».
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Il mio modesto parere è che il problema venga sottovalutato da parte di tutti
presenza mafiosa sul territorio altro che microcriminalità. si diano da fare le ffoo, non sottovalutino il fenomeno come chi li comanda, non diano sempre di più l’impressione quando non la certezza ai cittadini-contribuenti di essere solo un costo inutile