Il commissario Mauro Passerotti all’uscita dal Municipio insieme con il comandante della Municipale Sirio Vignoni
di Alessandro Trevisani
Che farà il commissario sul Burchio? Se lo chiede una città nuovamente spaccata in due: i fautori del “sì” al mega resort, da un lato, e quelli del “no”, dall’altro. Un “get back” sancito anche in sentenza, venerdì scorso, dal Tar di Ancona. Il commissario Mauro Passerotti ha 45 giorni per completare il procedimento, a partire da stamattina, quando la sentenza è arrivata in Comune. Si torna cioè al 21 novembre, a prima che il Consiglio comunale stroncasse, con due delibere giudicate illegittime dal tribunale amministrativo, l’accordo di programma con cui la giunta Ubaldi destinava a turistico un terreno agricolo di 34 ettari. Aprendo il cuore alle speranze dei “russi” che sognano di costruire un maxi impianto 5 stelle, ma anche a quelle di imprenditori edili, Confindustria e di mezza politica marchigiana, che all’epoca si disse entusiasta del progettone. Le sentenze arrivate a palazzo Volpini, però, non sono una, ma tre: lo stesso 24 luglio, infatti, il Tar ha giudicato i ricorsi di Sipa Srl e di 2P, le società di costruzioni che hanno lavorato al marciapiede e alle altre opere di urbanizzazione della passeggiata di via Montarice, spendendo, 435mila euro dopo l’adozione della variante. Come per Coneroblu le due imprese si sono viste accogliere l’annullamento delle delibere della Montali, ma è stata respinta la richiesta di risarcimento, che riguardava anche la cessione a Coneroblu di cubature da aree di proprietà di Sipa e 2P.
In pratica i “russi” hanno subappaltato i lavori e nell’affare avrebbero comprato e “portato” sul Burchio i volumi necessari per albergo e tutto il resto. Ma Sipa non ha provato “né nell’an né nel quantum” di aver subito un danno dal Comune e 2P non ha portato i documenti che provano l’affidamento dei lavori. Non solo, la sentenza recita: “La Giunta pro tempore aveva espressamente stabilito che i lavori sarebbero stati finanziati da Coneroblu”, quindi a questa va chiesto il saldo. Anche se 2P potrebbe rivalersi per indebito arricchimento col Comune semmai Coneroblu non la pagasse. Sempre il marciapiede fa discutere per la storia dei soldi reclamati da Opere Laiche, proprietaria di quel lungo tratto di terreno sul quale in parte è stata costruita l’opera. Una cifra di circa 15mila euro, inizialmente richiesta a Coneroblu, è stata reclamata direttamente al Comune con una lettera arrivata a fine inverno.
Tornando al commissario, oggi Passerotti si è riunito a lungo col suo vice Francesco Senesi. Facce e nervi tesi, dicono le indiscrezioni, secondo cui Passerotti è rimasto colpito dalla sentenza del Tar di Ancona, e negativamente impressionato dalla strategia scelta dalla passata amministrazione. “Delicata”, è l’aggettivo scelto dal commissario per definire la sua posizione, dopo esser giunto in città con la famiglia sabato scorso, a ridosso del pronunciamento dei giudici Bianchi, Ruiu e Capitanio. Passerotti vuole però scandagliare a fondo la questione senza scartare nessuna soluzione: approvare la variante, bocciarla – a questo punto con altre motivazioni da quelle stroncate dal Tar – oppure chiedere al Consiglio di Stato una sospensiva che congelerebbe il termine dei 45 giorni, magari fino a nuove elezioni. Una soluzione questa che rimetterebbe nelle mani dei cittadini di Porto Recanati il destino del Burchio, mentre l’avvocato Andrea Berti, nella relazione inviata in Comune, caldeggia un ricorso nel merito, trovando che vi siano parecchi vizi nella sentenza, con piena fiducia in una vittoria al Consiglio di Stato, dove la giurisprudenza racconterebbe un orientamento, in questi casi, ben diverso. Ma prima Passerotti vuol leggere la relazione tecnica già inviata da Berti, e ne chiederà altrettante ai dirigenti Michele Cittadini e Daniele Re, e sull’iter, al nuovo segretario comunale Francesco Massi.
Per chiudere i partiti. M5S ha sottolineato: “Può un commissario prefettizio in amministrazione straordinaria prendere una posizione definitiva su una variante urbanistica che ha visto la città spaccata in due?”. L’ex consigliere grillino Giammario Poeta ha chiesto un incontro col commissario, che glielo ha già concesso. Invece Upp lavora per creare un coordinamento “No al Burchio” che, sembra, organizzerà una manifestazione. Intanto alcuni cittadini meditano anche la possibilità aderire a qualche associazione riconosciuta dal ministero dell’Ambiente per appellare direttamente la sentenza al Consiglio di Stato. E presto potrebbe partire una petizione contro la cementificazione all’indirizzo di Palazzo Volpini. Insomma, a Porto Recanati è ripartito il ballo del mattone. Saranno 45 giorni bollenti, e non solo per il caldo.
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