Miracolo della beata Mattia,
la reliquia sanguina

MATELICA - Centinaia di fedeli stanno raggiungendo la chiesa dove si trovano i resti della clarissa. Tracce di un liquido color ruggine trovate su una mano e sui piedi. L'ultima essudazione risale a 57 anni fa. Un medico ha esaminato il fenomeno. Al momento non è confermato che le macchie siano di sangue

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beata matelica sanguina 3di Monia Orazi

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(foto-servizio di Guido Picchio, vietata la riproduzione)

Miracolo a Matelica, sanguina la reliquia della beata Mattia Nazzarei. La voce di un prodigio si era sparsa nella tarda mattina di oggi a Matelica, che da un paio di giorni avrebbe ripreso a trasudare “umor sanguigno”, in modo copioso, in particolare dai piedi e dalla mano sinistra della reliquia. E da quando si è sparsa la voce del prodigio un flusso incessante di centinaia di persone, fedeli e semplici curiosi si è messo in fila nella piccola chiesa all’inizio di corso Vittorio Emanuele, a Matelica, dove è custodita l’urna con il corpo di quella che i matelicesi chiamano “la nostra Santa”. La gente non giunge solo da Matelica, ma anche dai paesi limitrofi per vedere con i propri occhi i resti della beata, che si trovano sotto all’altare maggiore, dentro un’urna di cristallo in cornice d’argento, al cui interno è contenuto il corpo della clarissa, ricoperto da una “doccia” di plastica. Si tratta di un contenitore voluto dall’allora vescovo monsignor Macario Tinti nel 1973, per proteggere dall’aria i resti mortali della venerabile suora ed evitare di cambiare in continuazione i teli di lino che costantemente si macchiavano di umore sanguigno. La scoperta che a distanza di secoli (la santa morì nel 1319) il corpo fosse intatto avvenne il 22 dicembre 1758, quando fu aperta la cassa  in cui erano contenute le spoglie mortali della suora. All’interno fu trovato il corpo con la pelle disseccata, ma in buon stato di conservazione, si vide che la pezza di lino più volte piegata, la quale avvolgeva il corpo della Beata, era intrisa di umore sanguigno. Un prodigio che si è ripetuto più volte sia nel 1800, che nel secolo scorso, in particolare nel 1921, intorno al 1930 e l’ultima volta nel 1957.

matelica devota

La mano sinistra (foto di Guido Picchio, vietata la riproduzione)

La mano sinistra (foto di Guido Picchio, vietata la riproduzione)

Nell’urna attuale il corpo mummificato in modo naturale, si trova ininterrottamente dal 2 luglio del 1973, quando fu collocato sotto l’altare maggiore della chiesa. La segnalazione di questo nuovo fenomeno di essudazione è stata fatta alle sorelle clarisse del monastero della beata Mattia qualche mese fa, tramite alcune telefonate di fedeli, ma le religiose come è proprio del loro costume di vita riservata alla fede, non hanno sparso la notizia. Negli ultimi giorni però il fenomeno è diventato particolarmente vistoso, tanto che la notizia si è propagata di bocca in bocca, sino ad assumere proporzioni di decine e decine di fedeli che vogliono vedere con i loro occhi cosa sta succedendo. Sulla mano sinistra della clarissa, distesa sul corpo è apparsa una macchiolina di forma allungata, tipo una losanga, di un colore tendente al ruggine. Un fenomeno che si presenta in maniera più copiosa sui piedi con la presenza di un liquido color ruggine dalla densità opaca, sopra le dita sul piede sinistro, con una parte che cola parzialmente sul tarso del piede. Presente del liquido, ma in proporzione decisamente minore, anche sopra le dita del piede destro, con una lieve colatura che si ferma vicino al mignolo. Al momento non ci sono conferme ufficiali che possa trattarsi di sangue.

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I piedi della Beata (foto di Guido Picchio, vietata la riproduzione)

I piedi della Beata (foto di Guido Picchio, vietata la riproduzione)

Il corpo è stato osservato dal medico del monastero, ma nessuno si sbilancia a gridare al miracolo. Da alcune testimonianze sembrerebbe che anche il crocefisso bianco posto di traverso sopra il petto della Beata, si sia leggermente spostato verso destra, fenomeno che potrebbe essere ascrivibile a una lieve scossa sismica. Anche tra i fedeli si sono formate due correnti di pensiero, ci sono coloro che pensano ad un “segno” della Beata alla sua città, una sorta di avvertimento e sono davvero convinti che sia sangue, mentre l’altro gruppo di pensiero inserisce questa manifestazione nella tradizione secolare, di qualcosa già avvenuto in passato, che ora si ripete di nuovo, in segno di protezione per la città. Sarà il vescovo monsignor Giancarlo Vecerrica a decidere come procedere, se effettuare delle analisi per verificare di cosa sia fatto l’umore che trasuda dai resti mortali della beata Mattia. E’ in corso il processo canonico per la sua santificazione, è stato riconosciuto un miracolo avvenuto nel 1987, con la inspiegabile guarigione di un farmacista napoletano, Alfonso D’Anna, malato terminale di cancro al polmone, a cui fu portata una reliquia della beata, a lui quasi del tutto sconosciuta. In attesa delle valutazioni ufficiali del caso,i fedeli in chiesa si sono organizzati in gruppi di preghiera che si sono formati in modo spontaneo per manifestare la secolare devozione verso la beata. (GUARDA IL VIDEO)

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La beata Mattia, nata a Matelica nel 1253, clarissa nel monastero che oggi porta il suo nome, morì nel 1319 a 66 anni. Fu dichiarata beata nel 1765 dal pontefice Clemente XIII. Risale al 1536 la prima manifestazione di essudazione di umore sanguigno, asciugato dalle suore di allora con teli di lino. La certificazione in epoca moderna di questo fenomeno si è avuta il 13 settembre 1972, nelle analisi effettuate dall’istituto di Medicina legale dell’università di Camerino che a seguito di indagini ematologiche su cinque reperti intrisi di umore così si pronunciò: “Le macchie presenti in tutti i cinque reperti sono certamente costituite da sangue, piuttosto invecchiato”.

 (Servizio aggiornato alle 19,15)

 

matelica scout

matelica chiesa mattia

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Fedeli all'interno della chiesa (foto di Guido Picchio, vietata la riproduzione)

Fedeli all’interno della chiesa (foto di Guido Picchio, vietata la riproduzione)

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La reliquia della Beata Mattia (foto di Guido Picchio, vietata la riproduzione)



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