C’è un ricorso al Tar contro il concorso per 13 dirigenti bandito dalla Regione e che, ancora prima di essere pubblicato non aveva mancato di produrre polemiche, tanto che la nostra lettrice Marina Santucci ha depositato nella redazione di Cronache Maceratesi una lettera raccomandata in cui vengono indicati tutti i nomi dei vincitori (leggi l’articolo). Tra le accuse mosse al “concorsone”, c’è la riserva che secondo i ricorrenti , comporterebbe solo l’assunzione di personale interno.
Sulla questione interviene anche Alessandro Pertoldi, segretario generale FP CGIL Marche:
«E’ trascorso più di un anno da quando l’assessore regionale Luigi Viventi ci comunicava la decisione di abrogare la norma di legge regionale che la Funzione Pubblica Cgil aveva apertamente e pubblicamente contestato per palese violazione della normativa in materia di pubblico impiego con la quale la Regione Marche intendeva stabilizzare 16 funzionari incaricati a tempo determinato di posizioni dirigenziali, senza procedere attraverso il pubblico concorso. Norma fra l’altro che era stata impugnata dal Governo.
Ora il tema ritorna alla ribalta per un ricorso al TAR. I ricorrenti in sostanza vorrebbero che tutti i 13 posti di qualifica dirigenziale, oggetto del concorso bandito dalla Regione, fossero riservati ai già dipendenti regionali, ipotecando quindi anche la quota riservata ai concorrenti esterni.
Basterebbe rispondere con un richiamo alla vigente normativa (art. 52 del D. Lgs. n. 165/2001 come modificato ed integrato dall’art. 62, comma 1, del D.Lgs. n. 150/2009) per sostenere che al personale interno, ovviamente in possesso dei titoli di studio richiesti per l’accesso dall’esterno, può essere riservata una quota di posti comunque non superiore al 50 per cento di quelli messi a concorso. O citare la sentenza della Corte Costituzionale dove sostiene non giustificarsi la sostituzione al concorso aperto di meccanismi selettivi esclusivamente interni.
Ma la questione per noi ha una valenza che va oltre gli aspetti giuridici.
Infatti, basterebbe citare le statistiche sulla disoccupazione giovanile o la “fuga dei cervelli”, i tanti giovani laureati costretti a lasciare il nostro Paese.
Come FP CGIL ribadiamo che si dovrebbe dare un maggiore spazio a forme di reclutamento che consentano di immettere nei ranghi dirigenziali della pubblica amministrazione una quota rilevante di giovani dotati di una qualificata formazione universitaria e post-universitaria.
Se da una parte è ragionevole che le amministrazioni consentano il passaggio alla dirigenza dei loro impiegati che, sulla base di un’attenta selezione, appaiano adatti a ricoprire le relative funzioni, dall’altra appare indispensabile inserire nella dirigenza di un’amministrazione un numero significativo di giovani preparati, fortemente motivati dalla volontà di porsi al servizio della “cosa pubblica” e portatori di una cultura innovativa, di un nuovo modo di intendere il ruolo dei poteri pubblici, che li ponga in grado di essere elemento propulsivo rispetto alle istanze e alle tendenze di sviluppo della società contemporanea.
Se in merito a questa tormentata vicenda in passato abbiamo fortemente contestato il tentativo della Regione di procedere senza concorso obbligando la Giunta a fare marcia indietro, oggi dobbiamo riconoscere che la decisione di destinare il 50% dei posti dirigenziali all’accesso dall’esterno non solo è rispettosa della legge ma è un’occasione per dare una risposta occupazionale ai nostri giovani laureati troppo spesso costretti a lasciare il nostro Paese».
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Ci voleva tanto a capire che il concorso e’ fatto “ad usum delphini “?
Basterebbe eliminare, per legge, la quota preferenziale per gli interni…