di Alessandra Pierini
(Fotoservizio di Guido Picchio)
Il 722mo anno dalla fondazione dell’Università di Macerata sarà ricordato come quello della crisi, delle misure per il superamento delle difficoltà e del cambiamento e il Magnifico Rettore Luigi Lacchè prepara tutti ad affrontare le incertezze e le gravose sfide del presente attraverso «l’umanesimo che innova termine con il quale ribadiamo a noi stessi che la nostra è una solida università, un Ateneo fortemente specializzato. I nostri studenti hanno menti aperte e flessibili, spaziano nei campi più diversi dell’agire umano e trovano lavoro». Il Rettore ha ripercorso il 2011, anno in cui è stato elaborato il nuovo Statuto di autonomia, ha ribadito la sua posizione critica nei confronti delle classifiche e ha illustrato i cambiamenti che avverranno nel nuovo anno: «Al centro del nuovo sistema troviamo i dipartimenti che, nel caso maceratese, sono la sola struttura didattica e di ricerca che assorbe in sè ogni funzione. La sfida è far sì che i nuovi dipartimenti sappiano interpretare al meglio le esigenze del cambiamento. La nostra non è una semplice crisi, è una transizione da un mondo ad un altro».
In un contesto generale difficile l’Università ha deciso di razionalizzare e migliorare l’impiego degli asset immobiliari: «Abbiamo lasciato la sede onerosa di Palazzo Torri per utilizzare al meglio l’edificio in via Illuminati (ex carceri femminili) o il nuovo polo Diomede Pantaleoni. Nel palazzo De Vico abbiamo eliminato gli spazi in affitto e nei prossimi mesi lasceremo il Palazzo ex Telecom in via Piave oggi sede di attività strategiche di servizio che riporteremo nel centro storico. Siamo intervenuti sulla contribuzione studentesca ferma dal 2006, gli studenti hanno dimostrato maturità e misura e pur non tacendo le loro legittime posizioni critiche».
Le posizioni critiche, in effetti, erano state espresse poco prima dal rappresentante degli studenti Marco Monaldi che ha criticato il governo nazionale per il colpo dato alla cultura e all’istruzione e la scelta di aumentare le tasse d’iscrizione all’Università di Macerata: «L’aumento è sostanzioso – ha detto Monaldi – pensare di sistemare i conti dell’Ateneo aumentando le tasse non è un principio accettabile . Gli studenti sono il motore dell’Università e il loro contributo deve essere proporzionato a servizi offerti e alla qualità. Purtroppo, però, nel “bel paese” siamo abituati a far pagare di più chi ha meno e lasciare intatti i privilegi. L’ultima manovra lo dimostra». Monaldi ha anche affrontato la questione relativa agli Ersu, ribadendo che 3000 studenti degli atenei di Macerata, Ancona e Urbino hanno firmato un atto per richiedere al governo Spacca di risolvere il problema. Giorgia Canella, rappresentante del personale tecnico amministrativo, ha auspicato un nuovo atteggiamento nella valutazione del personale: «Deve essere pensata e gestita in modo non arbitrario e non come esercizio del potere. Duole ricordare il tono punitivo con il quale a volte è stata praticata. Nonostante il passato il personale ha ritrovato energia e spinta motivazionale, ora è necessario che la riorganizzazione sia ispirata dal dialogo e dal confronto».
Ha parlato di crisi, ma in un’ottica positiva e come sfida per il futuro, il direttore amministrativo Mauro Giustozzi: «Il rischio generale è il “crogiolamento da crisi” che può limitare le potenzialità dell’ateneo. Futuro significa invece avere fiducia e recuperare sentimenti di positività per l’avvenire». Di buon auspicio le parole di Domenico Rossetti di Valdalbero responsabile della direzione generale della ricerca e dell’innovazione della Commissione Europea: «L’Europa è in costruzione; le università si stanno adattando al mondo di domani. Fra il sogno e la realtà, ci vuole impegno, entusiasmo e fiducia nell’avvenire. Dalle parole scambiate con il Rettore Lacchè ha colto che queste tre qualità fanno già parte del DNA dell’Università di Macerata».
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Le colpe sono dei governi?? Suvvia, incominciamo dentro l’Università di Macerata a fare autocritica e si analizzi gli sprechi e.. tanto altro. Facciamo anche lavorare un pò di più i professori ordinari e vedrete che con più efficienza si darà un’immagine migliore dell’Università e si avranno più risorse.
Poteva mancare il vescovo in prima fila????
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Un tempo qualcuno disse beati gli ultimi…. Un tempo; poi è arrivato il Vaticano con i costosi paramenti sacri, le croci d’oro massiccio, le auto con autista, ecc. ecc. ecc.
parole, discorsi e cerimonie, e intanto nulla cambia; l’unica cosa certa è che le scuole e le Università continuano a formare un ESERCITO di disoccupati!
@Cerasi, seguo sempre con interesse e curiosità i suoi ortogonali commenti. Mi auguro che Lei possa conservarsi un vero laico, senza scivolare nell’anticlericalismo di principio. Non aiuta a diffondere il più sacro dei principi Volterriani, cioè la tolleranza verso tutte le posizioni non bavose.
Quando nella Provincia di Macerata le Università di Camerino e di Macerata distribuivano baccalaureati e cultura in tutta Europa, altrove c’erano i servi della gleba. Che entrambe siano all’altezza della loro plurisecolare storia!