Corsa nella bufera per impedire un aborto
Il soccorso estremo del 118

RIPE SAN GINESIO - Amedeo, Joe e Samuele sono i tre che hanno proseguito a piedi, di notte, con la neve alta un metro e mezzo pur di arrivare in una casa isolata da una giovane 25enne con minacce d'aborto. Ad assisterli anche il sindaco ed un addetto della polizia provinciale
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San-Ginesio-via-Capocastello

Via Capocastello a San Ginesio

 

di Filippo Ciccarelli

Quando la centrale operativa del 118 ha segnalato l’emergenza in una casa di Faveto, frazioncina appoggiata sul versante ovest di Ripe San Ginesio, sono partiti subito a sirene spiegate dalla postazione di Passo San Ginesio. Amedeo, Joe e Samuele, l’infermiere e i soccorritori che hanno risposto alla chiamata, si sono inerpicati per le strade congelate e innevate che corrono lungo i Monti Azzurri. Quando arrivano, intorno alle 22.40, dopo mezz’ora di viaggio, si rendono conto che non è possibile arrivare all’abitazione dove li attende la giovane donna 25enne incinta di 4 mesi, che avrebbe subito un distacco placentare. Lasciano allora l’ambulanza e percorrono una discesa ripidissima, facendosi strada in mezzo alla coltre bianca alta un metro e mezzo. Con loro anche il sindaco di Ripe, Paolo Teodori, ed un agente della polizia municipale. Il gruppo arriva e riesce a caricare la giovane sulla barella a cucchiaio, protetta dalle tre coperte di lana e dal telo termico, visti i -7° resi ancora meno sopportabili dalle raffiche di vento gelido. Comincia così la risalita verso l’ambulanza, con i 6 (i tre del 118, il sindaco di Ripe, l’agente della municipale ed il marito della donna) che cercano di fare più in fretta possibile. Ci sono voluti venti minuti per fare quei 500 metri di salita, che separavano la casa dall’ambulanza; una scarpinata al buio e nella bufera, ma che alla fine ha condotto in breve tempo la donna all’Ospedale civile di Macerata, dove le sono state prestate le cure del caso.



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