Monumento a Ricci, favorevoli e contrari
Pizzichini: “Occasione da non perdere”
SEL: “Basta con i mecenatismi”

Prosegue il dibattito sulla realizzazione dell'opera e sul metodo da seguire

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Si susseguono gli interventi in merito alla realizzazione del monumento dedicato a Padre Matteo Ricci.

Scrive Massimo Pizzichini, consigliere comunale dell’Udc: “La proposta del monumento in bronzo fatta dal comitato promotore delle celebrazioni ricciane fa discutere i maceratesi e i meno lungimiranti danno un giudizio negativo non ponderato. Non si tratta di essere laici o cattolici, parsimoniosi o spendaccioni, ma di essere pragmatici e di non lasciarci sfuggire le occasioni che  passano e che non sono ripetibili.

La città troppe volte si è lasciata sfuggire occasioni che non sarebbero costate  nulla o poco alle casse  cittadine e avrebbero dato lustro alla città, sia in termini turistici che di indotto.

Il nostro concittadino a 400 anni dalla sua morte avvenuta a Pechino il 15 Maggio 1610, deve essere ricordato nel tempo, le celebrazioni hanno una fine temporale, il monumento rimane per sempre.

L’attualità di Padre Matteo Ricci deve essere da esempio in questo periodo di migrazioni, Lui andò in Cina portando con se tanta fede e molta scienza, senza imporre la tradizione occidentale, ma rispettando gli usi e i costumi di quella terra che lo ospitava, imparando la loro lingua per farsi meglio comprendere ed insegnando in cinese, la fisica, l’astronomia, la geografia, la matematica, la musica.

P. Matteo Ricci merita uno sforzo da parte di tutti Noi e l’ opera d’arte può essere un giusto riconoscimento per il Gesuita e un monito per il presente e il futuro su come deve essere interpretata la multiculturalità.

Sotto l’aspetto economico   va detto che l’impegno di spesa di 600.000.00 euro va diviso tra più Enti possibili, la Fondazione Carima si è già impegnata per il 50% della spesa e il resto dovrebbe sostenerla, la Regione, la Provincia e il Comune di Macerata.

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Massimo Pizzichini

La cifra che la nostra Amministrazione dovrebbe affrontare sarebbe di poche decine di migliaia di Euro per un’opera che rimarrà per sempre a Macerata. Un investimento per la nostra città che potrà sfruttare in termini turistici il monumento.

L’opera d’arte si incastona perfettamente con il ruolo di Macerata città della cultura che a stento cerca di decollare nonostante gli sforzi profusi dai vari Enti, C.C.I.A.A. Fondazione Carima, Università, Accademia di Belle Arti.

L’Amministrazione Comunale di Macerata dovrebbe essere la prima  artefice di questa iniziativa senza se e senza ma, anche perché il costo che dovrebbe sostenere è assai limitato.

L’artista a cui è stata commissionata l’opera d’arte, non a caso, è il maceratese  Cecco Bonanotte, nato a  Porto Recanati  il 24 Agosto 1942, ha frequentato il nostro Istituto d’Arte, dopo il diploma si trasferisce a Roma e frequenta l’Accademia di belle Arti, di cui diverrà insegnante di disegno e modellismo decorativo. E’ riconosciuto scultore di fama mondiale, ha vinto numerosi premi nazionale e internazionali. La Sua specialità è scultore in bronzo con soggetti religiosi.

Il coraggio di osare, per non rimanere con il nulla”.

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Comunicato stampa da parte di Sinistra Ecologia e Libertà: “Francamente indispone la perentorietà con la quale Monsignor Giuliodori interviene in merito alla discussione sulla statua di padre Matteo Ricci. Evidentemente, ancora non si è reso conto di vivere in una città in cui le idee e i punti di vista sono diversi e molteplici e non certo univoci. Per fortuna, nonostante l’impegno profuso da anni per zittirle, esistono anche nel mondo cattolico maceratese voci che non temono di esprimere il loro punto di vista. Per fortuna, perché  con la loro presenza evitano che si guardi  al mondo cattolico con un misto di fastidio e sufficienza ogni volta che vengono prese posizioni che ben poco hanno a che vedere con questioni di carattere religioso e che mirano inopportunamente a condizionare l’autonomia decisionale delle istituzioni cittadine. Che qualcuno decida di usare le risorse di cui dispone per “costringere” altri a dover giustificare l’eventuale indisponibilità a partecipare o comunque ad accettare decisioni già prese è un metodo affatto nuovo, anzi spesso lo si è usato nel settore sanitario ed in altre circostanze, per cui sarebbe opportuno che non ci si presti una volta di più a questo gioco.
Premesso che non siamo proprio convinti che la questione della statua di Matteo Ricci vada affrontata solo ed esclusivamente in base a valutazioni sui costi (che non c’è dubbio sia necessaria, in un momento di gravi difficoltà per il paese e per le casse pubbliche, specialmente per i comuni che sono letteralmente strozzati da una politica governativa il cui solo scopo è di creare le condizioni per ulteriori privatizzazioni dei servizi pubblici) propendiamo piuttosto per un utilizzo assennato e corretto delle poche risorse disponibili per obiettivi capaci di offrire opportunità di lavoro e per investimenti sulla cultura, sull’educazione e sul sostegno ai soggetti più deboli.

Vista la rilevanza dell’opera, è indispensabile una convergenza convinta e collegiale di tutti gli attori per coinvolgere, attraverso la promozione di un concorso di idee, tutti coloro che sono interessati a dare un proprio contributo artistico ed essere in grado così di decidere sui tempi, sui modi e sull’entità delle risorse da dedicarvi. Per dire un deciso basta a forme di anacronistico mecenatismo e a nepotismi imbellettati dalle solite belle parole”.

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Interviene anche Roberto Cherubini dell’Associazione Maceratiamo: “Le osservazioni dell’ ex Presidente della Provincia Capponi, alle quali fanno eco quelle di Tacconi, offendono in primis i tantissimi cattolici maceratesi che con obbiettività e senso di responsabilità hanno criticato un’opera fattibile, ma con altre procedure e soprattutto con altre spese. Sia destra che sinistra, in questa città, ci avevano abituato a stendere un velo rosso al vescovo di turno, il fatto che l’attuale sindaco si riapprori delle proprie competenze è un fatto molto positivo. Esporre con chiarezza le evidenti anomalie presenti nella proposta di quest’ opera non può in nessun modo essere confuso con l’anticlericalismo. Qualsiasi opera che venga realizzata nel Comune di Macerata dovrebbe essere condivisa con i cittadini, fermo restando che le decisioni finali aspettano al consiglio comunale. Se un’opera viene decisa dal vescovo ed “appaltata” privatamente ad un’artista apprezzato dal vescovo, mentre il conto viene presentato alle istituzioni locali, è evidente a tutti, cattolici e non, che c’è qualcosa che non va. Non può certo essere annoverata tra gli “anticlericali” quella famiglia di cattolici praticanti che ha manifestato la propria perplessità per l’iter seguito! Capponi in particolare è profondamente offensivo nei confronti di chi, con oggettività, giudica un evento. Assistiamo purtroppo sbigottiti a comportamenti sconcertanti di politici locali che, pur di non “disturbare” la curia, si arrampicano sugli specchi accusando gli altri di atteggiamenti che sono i loro. Non notare infatti che in questa occasione c’è un’evidente ingerenza della Chiesa, evidenziata bene dal Professor Mignini, dimostra la presenza di un estremismo religioso interessato. Credo che i maceratesi non negherebbero una statua a P.M.Ricci (anche se quella avanti al Duomo è molto bella) ma pretendono che il percorso per la realizzazione sia più limpido e che le decisioni vengano prese dagli organi preposti. Questo non è anticlericalismo, ma oculatezza”.



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