di Maurizio Verdenelli
San Giuliano ha dettato una nuova “trigometria” per la poltica (attento proto: P maiuscola!) di Macerata. In tal modo le “coordinate” delineate la sera del 31 agosto in Cattedrale dal vescovo Giuliodori sono state raccolte e chiosate dai politici della città. Giorgio Meschini, sindaco “in scadenza” (come ossessivamente ricorda lui, in determinate occasioni); Massimiliano Bianchini, assessore con aspirazioni da primo cittadino; Anna Menghi, ex sindaco (e il modo con cui fu “licenziata” ancora l’offende); Fabio Pistarelli e l’onorevole Giulio Conti, entrambi in corsa per il Palazzo, hanno variamente commentato, tra gli altri, l’omelia di Monsignore nel giorno di San Giuliano. Tuttavia l’unico a non vederci “critiche” nei riferimenti alla città “sorniona e stanca, come attraversata da un malessere interiore e al suo diffuso assopimento”, è stato il sindaco. “Solo uno sprone, noi maceratesi siamo fatti così, che volete farci?” ha dichiarato seppur non testualmente l’ingegner Meschini. E gli altri “commentatori” dell’omelia del vescovo che il giorno dopo ha voluto ancor di più chiarire non avere “alcuna connotazione politica”? Più o meno non si sono discostati dal refrain “Da quanto noi diciamo le stesse cose?!”
Insomma per queste voci nel deserto Monsignor Giuliodori avrebbe scoperto l’acqua calda. C’era forse bisogno che ci dicesse Lui sull’altar maggiore dell’uomo nella Santa ricorrenza del Patrono, vestito di tutti i sacri e solenne paramenti, chi siano i maceratesi? Sono un po’ intorpiditi, anzi proprio addormentati? Sapesse, Monsignore, che fatica è stataa per il potere – che muta solo per restare se stesso – mettere i maceratesi a dormire! E fare del capoluogo un dormitorio mescolando nell’acqua dell’alca seltzer (per favorire la digestione…) tanta tanta valeriana. Ed anche chi l’aveva detto prima e pure i poeti che chiedono altre parole alla città cosa hanno fatto in fondo per ridestare Macerata dalla sua epidemia letargica? E come hanno operato loro quando sono stati chiamati a condividere il potere? Penso all’opposizione di non molti anni fa: da sessantottini in “mandarini”. E parlo di “Beautiful Minds”, della meglio gioventù maceratese uscita dalla stoorica Contestazione, poi “digerita” dall’establischement che dicevano di voler abbattere.
Il vescovo ha bene individuato nell’associazionismo la parte anncora vitale del capoluogo. Questa, esiliata da poteri e sottopoteri, ha trovato infatti asilo nelle oltre duecento associazioni cittadine ed opera spesso a favore del prossimo. Occore ripartire da qui per il grande Risveglio. Tuttavia – Monsignor Giuliodori ci avrà fatto caso – dall’associazionismo non è venuta una sola parola a commento dell’omelia del 31 agosto. C’è da capire, però: non amano il dibattito, a loro non sono concessi tutti i giorni ospitali le colonne dei giornali. I protagonisti quotidiani sono altri. Preferiscono, le associazioni, lavorare in silenzio.
Intanto incombono le elezioni. “Ninte personalismi” ha raccomandato Monsignor Giuliodori. Sarà un caso ma fra i tanti candidati venuti allo scoperto non c’è per ora neppure un esponente del volontariato. Eppure la Politica dovrebbe essere tolta ai professionisti e data, in quanto servizio per il prossimo, proprio ai volontari. Se ritornasse per assurdo il Vescovo Conte (o dati tempi il Vescovo Sindaco), allora non avremmo più dubbi sulla figura della prossima guida di Macerata. Ma solo in quel caso.
Nella foto (di Pierpaolo Calavita): il vescovo Claudio Giuliodori durante la lettura dell’omelia di San Giuliano.
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L’associazionismo maceratese resta silente per diversi motivi.
Inanzitutto perchè alcune associazoini sono sportive o ricreative e quindi vengono soltanto toccate di striscio dal dibattito.
Poi c’è da aggiungere quella miriade di associazioni, talune anche interessanti, ma che operano poco in città (2-3 iniziative nel corso dell’anno) e quindi sono praticamente dormienti per 10 mesi su 12.
Poi abbiamo le associazioni che, nemmeno tanto velatamente, sono diretta emanazione dei partiti o che fanno riferimento a taluni personaggi politici e che quindi, se non hanno “gli ordini dall’alto”, non si azzardano a muoversi.
Infine abbiamo quelle associazioni che “mendicano”, a vario titolo, contributi e che quindi mai si azzarderebbero a remare contro le istituzioni, da cui dipende buona parte della loro sopravvivenza.
Un discorso a parte meritano le associazioni di carattere liturgico/religioso/cliericale: ma più che di associazionismo qui si parla di “cammino” e, nel tanto camminare, negli ultimi 30 anni spesso, quese congregazioni, hanno detto la loro (nenache tanto velatamente) su chi doveva essere il Sindaco, su chi mandare in Regione o al Parlamento.
A Macerata, se non vi è il “silenzio-assenso” delle gerarchie ecclesiali (e dei movimenti della galassia cattolica) le possibilità di vittoria calano drasticamente.
Dal 1994 (cioè dalla prima elezioni diretta del Sindaco) le gerarchie (e i movimenti) cattolici (magari in punta di piedi e magari facendo finta che a loro la cosa interessasse solo marginalmente) hanno sempre messo bocca.
Ed anche prima (fin dagli anni ’60) il cattolicesimo cittadino ha sempre contato tantissimo: se il candidato era “gradito” egli faceva strada fino al Parlamento o alla Presidenza della Regione.
Pertanto ripeto: che sia proprio il vescovo (nella sua qualità di rappresentante religioso e non di privato cittadino) a scagliare la prima pietra quando, direttamente e indirettamente, la curia ha la sua buona parte di colpa nell’immobilismo maceratese mi sembra una forzatura.
A meno che il “richiamo” alla mobilitazione all’associazionismo non sia un richiamo di parte: cioè che si volgia un assoicazionismo religioso più presente, per mettere bocca sulla scelta del prossimo Candidato Sindaco….. Fosse così sarebbe la solita pastina politico-religiosa, già vista in passato, che il vescovo (dal pulpito) cerca di riscaldare per farla ancora mangiare ai maceratesi.