«Aquisgrana non è nelle Marche»,
mostrato per la prima volta
il reliquario dell’Annunziata

LA DUE GIORNI del convegno organizzato a Montecosaro dal Centro studi maceratesi ha dato nuova linfa agli studi sui rapporti fra Impero e papato. Confutata dai documenti raccolti dallo studioso tedesco Hartmann l'ipotesi suggestiva di una San Claudio al Chienti come capitale dell'impero carolingio

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«Aquisgrana non è San Claudio al Chienti», confutate nel 58esimo convegno del Centro studi storici maceratesi le teorie che vorrebbero la capitale dell’impero Carolingio nelle Marche.

san-claudio-aquisgrana1-267x400Riemerge però dall’Annunziata la “lipsanoteca”, tesoro custodito nella chiesa di Santa Maria a piè di Chienti e sconosciuto ai più. La due giorni organizzata a Montecosaro nel teatro delle Logge dal centro studi maceratese ha avuto una vasta eco per l’alto livello scientifico delle relazioni proposte sul tema “Il Maceratese e le Marche centro-meridionali tra Impero e Papato (Secc. X-XII)” e permesso ai montecosaresi e non solo di scoprire un tesoro nascosto e poco conosciuto, un manufatto in pietra contenente le reliquie e conservato nella chiesa dell’Annunziata. «E’ risultato uno dei convegni più interessanti e meglio riusciti tra quelli organizzati negli ultimi anni, in questa occasione in collaborazione col comune di Montecosaro e il locale centro studi montecosaresi», ha detto Alberto Meriggi presidente del centro studi maceratesi. Molto seguite a Montecosaro le relazioni che hanno riguardato la chiesa di Santa Maria a Pie’ di Chienti. La prima ha finalmente dato l’esatta lettura e interpretazione delle incisioni sul coperchio della lipsanoteca e ha datato con certezza il manufatto all’XI secolo. La lipsanoteca è il reliquiario in pietra conservato da secoli nella stessa chiesa e per l’occasione esposto per la prima volta al pubblico grazie alla collaborazione del parroco don Lauro Marinelli e del sindaco Reano Malaisi.

san-claudio-aquisgrana3-325x244«L’esposizione ha destato curiosità e sorpresa anche tra gli abitanti di Montecosaro – prosegue Meriggi –  la maggior parte dei quali non solo non aveva mai visto il reliquiario, ma non ne conosceva l’esistenza e l’importante storia. Ma è con le relazioni dei due ospiti tedeschi, Hildegard Sahaler sulla tipologia architettonica medievale nelle Marche e in particolare sulla doppelkapelle di S. Claudio, e il professor Florian Hartmann sulle Marche imperiali che il pubblico si è acceso. Hartmann, non presente per covid, ha inviato la sua relazione e ha portato un saluto in collegamento telefonico (la sua relazione è stata letta e anche commentata dal prof. Tommaso di Carpegna Falconieri). «Florian Hartmann ha proposto una relazione con la quale ha dimostrato, alla luce di una vastissima documentazione originale che Aquisgrana (l’attuale Aachen) era il cuore del regno carolingio e punto continuo di riferimento ufficiale e istituzionale per Carlo Magno e per tutti gli imperatori che hanno regnato dopo di lui – racconta Meriggi –  dando una risposta definitiva alle pretese generose, ma storicamente del tutto infondate, di quanti vorrebbero invece identificare Aquisgrana con la nostra San Claudio al Chienti».

san-claudio-aquisgrana5-325x217L’autore, che insegna Storia medievale proprio ad Aquisgrana, ha analizzato lettere, documenti legislativi, mappe di percorsi, tutti materiali ufficiali d’archivio, in gran parte presenti nella raccolta dei “Regesta Imperii”, che testimoniano che nessun imperatore carolingio si è trattenuto nelle Marche. La raccolta dei “Regesta” contiene le citazioni delle fonti relative alla storia imperiale in ordine cronologico. Ma Hartmann ha rinvenuto anche altre carte originali e autentiche conservate in Germania. «Basti pensare che si conservano in Germania oltre 400 carte ufficiali per i soli 26 anni dalla morte di Carlo Magno a quella del figlio Ludovico il Pio, il quale, secondo le fonti, si recò direttamente alla tomba del padre subito dopo la sua morte avvenuta ad Aquisgrana nel gennaio dell’814 – afferma Meriggi riportando stralci della relazione di Hartmann –  E’ ben documentato che Ludovico partì dall’Aquitania e raggiunse la tomba del padre, collocata nella chiesa del palazzo di Aquisgrana, nell’aprile e vi si trattenne fino al settembre. Carte e mappe ufficiali descrivono e delineano i percorsi di Ludovico nei territori tra l’Aquitania e Aquisgrana. Molte altre carte originali ufficiali conservate in Germania, con data e luogo di emissione e con sigilli che attestano la loro autenticità, provano la permanenza per lunghi periodi di Ludovico ad Aquisgrana, località nella quale anche successivamente si recherà spesso ad onorare la tomba del padre e da dove emise numerosi documenti imperiali.

san-claudio-aquisgrana4-267x400Hartmann indica una mappa originale che illustra tutti i luoghi di residenza di Ludovico dall’814 fino alla sua morte nell’840, e la mappa precisa che Aquisgrana era la località in cui l’imperatore si tratteneva più a lungo. Altre fonti presenti nella raccolta dei “Regesta” attestano che Ludovico ricevette ad Aquisgrana molti ambasciatori provenienti da tutto il mondo ed anche dall’Italia e tra questi ultimi anche suo nipote Bernardo il quale, è ben scritto, che successivamente ritornò in Italia. Dunque Bernardo con il suo viaggio, partendo dall’Italia per raggiungere Aquisgrana e poi ripartendo da Aquisgrana per l’Italia, testimonia chiaramente che Aquisgrana non era in Italia. Nell’816 il papa Stefano IV si recò ad un incontro personale con Ludovico ad Aquisgrana e lo incontrò (obviam) a Reims. Nemmeno per l’incontro con il papa Ludovico attraversò le Alpi, per motivi politici non poteva allontanarsi da Aquisgrana poiché il suo trono vacillava. Invece il figlio di Ludovico, Lotario I, raggiunse più volte l’Italia e i documenti citati da Hartmann provano inequivocabilmente, per date, tempi e percorsi e località attraversate, l’impossibilità per il sovrano di passare o attraversare le Marche.

san-claudio-aquisgrana6-325x217Da Aquisgrana Lotario emise circa 100 documenti, alcuni dei quali ancora conservati in originale. Ottone I, il Grande, da numerose fonti presenti nei “Regesta Imperii”, e da carte originali autentiche ancora conservate, ma anche da informazioni tratte dalla biografia scritta su di lui da Widukind di Corvey, risulta con chiarezza essere stato incoronato ad Aquisgrana, località descritta come vicina ad un luogo detto Iulo, così soprannominato in onore del suo fondatore Giulio Cesare. Ottone si recò in Italia solo a partire dal 951 e le fonti originali dei suoi viaggi di andata e ritorno non lo mostrano mai presente o di passaggio nelle Marche, forse anche perché non aveva nulla da andare a fare né da omaggiare in tale territorio. Così fecero suo figlio e suo nipote Ottone III.

san-claudio-aquisgrana7-267x400Tutti seguirono la tradizione dell’incoronazione ad Aquisgrana (in alcuni documenti indicata come vicina a Colonia), per poi iniziare la spedizione verso Roma. Diversi documenti presenti sempre nei “Regesta Imperii” attestano la presenza di Ottone III ad Aquisgrana per esumare il corpo di Carlo Magno nella locale chiesa e farlo riseppellire, questo procedimento fu eseguito anche da Ottone per inserirsi nella consolidata tradizione imperiale. L’esumazione del corpo di Carlo Magno attesta che tra marzo e agosto dell’anno Mille, la tomba era ad Aquisgrana. Ottone si muoveva in quei territori ed emise diversi documenti da molte località vicino Magonza, ma poi ritornava ad Aquisgrana in cui, anche in documenti che riguardano lo stesso imperatore, era detta il centro del Regno. Anche i successori come Enrico II, nel 1002, e Corrado II, nel 1004, seguirono questa tradizione, inizialmente incoronati a Magonza, i quali, dopo e immediatamente si recarono ad Aquisgrana per la visita alla tomba di Carlo e l’ascesa al trono. Le date riportate in tutti i documenti ufficiali rendono impossibile un viaggio verso l’Italia e le Marche per una visita ad una improbabile tomba di Carlo. Date e percorsi sono presenti e ben documentati anche dalle carte reali che i sovrani avevano l’abitudine di emettere poco dopo la loro incoronazione ad Aquisgrana, molte ancora conservate in originale».

san-claudio-aquisgrana2-325x217Florian Hartmann ha inviato al convegno altre numerose testimonianze documentali di Aquisgrana come sede della corte e della tomba di Carlo Magno. Tutto verrà pubblicato nel volume n. 58° contenente gli atti del convegno, unitamente a tutte le altre relazioni dei partecipanti. Il Convegno ha visto la presenza di numerosi soci del centro studi storici maceratesi. Presente anche il vescovo di Fermo Rocco Pennacchio, che ha portato il suo saluto. Molto apprezzata è stata la conduzione della sessione domenicale del convegno da parte di Tommaso di Carpegna Falconieri che, tra l’altro, ha sostenuto brillantemente il dibattito relativo alla relazione di Hartmann.


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