di Mauro Giustozzi (foto di Fabio Falcioni)
«Questo è un buon gruppo che deve diventare una buona squadra. Torno ad allenare perché amo farlo e stare in campo con i ragazzi ha il vantaggio che ti mantiene giovane». Standing ovation all’Helvia Recina per la presentazione di Dino Pagliari che al suo arrivo dispensa abbracci e saluti ai tanti che, 24 anni dopo l’ultima volta, gli tendono la mano, lo abbracciano e lo salutano come il ritorno a casa di un vecchio amico che da queste parti ha scritto anche la storia della Maceratese, con la sua famiglia che è stata protagonista in lustri diversi del calcio biancorosso.
Ad accoglierlo anche tanti tifosi, nonostante l’ora, che hanno voluto caricarlo, oltre ai vertici della società col presidente Alberto Crocioni, il vice Giovanni Idone, il diesse Giuseppe Sfredda ed il tecnico della juniores Pieralvise Ruani che ha traghettato la squadra in questa settimana dopo l’esonero di Roberto Lattanzi. Ad introdurre Dino Pagliari l’addetto stampa della società, Benedetto Verdenelli, con il nuovo mister che, ricordando la sua ritrosia giovanile alle interviste da calciatore, stavolta è partito invece subito in quarta.
«Sono stato diversi anni fermo per scelta personale, io amo allenare -ha esordito Dino Pagliari- ma se poi non trovi situazioni piacevoli o interessanti per poterlo fare ti dedichi ad altre cose. Avevo iniziato a coltivare il mio orticello in Umbria, sempre di un campo parliamo anche se di altro genere. Poi è uscita fuori questa situazione di Macerata: sono due anni che parlo spesso con mio fratello Giovanni che guida la Recanatese e questo discutere con lui di calcio mi ha ridato energia perché lui a Recanati ha trovato una ambiente positivo, ideale, interessante e così quasi tutti i giorni con lui siamo tornati a parlare di calcio. Poi è uscita fuori questa cosa della Maceratese, mi sono detto magari si chiude un cerchio, finisco la mia carriera dove l’ho iniziata. Volevo sentire il presidente Crocioni, ci siamo incontrati, mi ha portato a conoscenza delle strutture sportive che ci sono oggi in città e che consentono di programmare allenamenti ben organizzati. Una cosa che, soprattutto nelle ultime società dove sono stato pur militando in categorie professionistiche, questo non c’era. Magari si può fare mi son detto e adesso sono contento di essere nuovamente qui, secondo me è stata una buona scelta: ho fatto due allenamenti piacevoli, mi sono divertito coi ragazzi, bene così per incominciare».
Dino Pagliari con il presidente Alberto Crocioni
Per il nuovo tecnico questo è il momento di apprendere il più possibile notizie sulla Maceratese e anche sul campionato, nuovo per lui che è abituato a categorie superiori, e sugli avversari che affronterà. «Lo sto facendo, sto parlando con tutti, non è che c’è stato moltissimo tempo sono 48 ore che sono qui –ha rimarcato Dino Pagliari-. Per prima cosa ho imparato a conoscere e riconoscere i giocatori e, alla mia età (66 anni, ndr) è abbastanza interessante poterlo fare. Un passo alla volta conoscerò tutti, datemi il tempo. C’è grande energia, voglia e partecipazione nell’ambiente e questo mi fa molto piacere. Rivedi persone che da 24 anni non incontravi e che sono… invecchiatissime, pensavo che fossero rimasti ancora come li avevo lasciati. Battute a parte, io la Maceratese l’ho vista contro il Tolentino ed altre volte in televisione e quando è uscita fuori questa ipotesi ho approfondito la conoscenza della squadra. Sono stato relazionato sulle squadre che affronteremo, ad iniziare dal Montecchio domani. Nel calcio la cosa più importante è l’entusiasmo e la generosità: ho trovato un gruppo che queste doti ce le ha ed ai calciatori ho detto che nel calcio un buon gruppo serve se diventa una buona squadra. Io penso che lo diventerà».
Non poteva mancare un accenno alla tifoseria maceratese che, non appena uscito fuori il suo nome come possibile mister, lo ha trasferito sui cori nello stadio di Tolentino e poi sui social con tanti apprezzamenti. «Che dire sono stati davvero superaffettuosi mercoledì – ha detto il mister della Rata – hanno ritirato fuori un vecchio coro degli anni Settanta mutuato dalla curva della Viola (‘Lode a te Dino Pagliari’, ndr). I ricordi scaldano un po’ ma è il futuro che rende stuzzicante fare questa professione. In questi 5 anni fuori dal calcio ciò che mi è mancato di più è l’allenare quotidianamente una squadra: quando hai una certa età ed alleni calciatori più giovani di te sei come un vampiro, ti trasferiscono quella energia che ti rende giovane anche a te. Per quanto riguarda la società al momento del contatto il presidente non mi ha chiesto niente di particolare ed io non ho chiesto nulla a lui. Alberto Crocioni è soltanto un po’ ansioso questo sì glielo detto. Sul modulo che adotterò è troppo presto, e poi questi sono numeri che piacciono soprattutto ai giornalisti non agli allenatori».
Galvanizzato dall’arrivo di Dino Pagliari anche il presidente della Rata, Alberto Crocioni, che ha rivendicato la scelta fatta personalmente di riportare il tecnico sulla panchina biancorossa. «Con il mister mi sono incontrato direttamente io assieme ad Ermanno Carassai che resta con noi a fare il direttore tecnico – ha affermato il patron bancorosso – e lo voglio ribadire a scanso di equivoci. Ci siamo visti con Pagliari martedì: io non lo conoscevo personalmente e appena ci siamo seduti sono stato colpito dal sua grandissimo entusiasmo. Abbiamo scambiato poche parole e Dino mi ha ripetuto due volte “Voglio venire a Macerata”. E questo messaggio così forte che mi hai trasmesso mi ha colpito moltissimo al punto da telefonare ad altri dirigenti e dire che la scelta non poteva che essere quella di Dino Pagliari come allenatore. Mi si è aperta una porta: scegliere un allenatore per sostituirne un altro è sempre molto complicato. Devo dire che l’entusiasmo trascinante di Pagliari mi ha facilitato la decisione di affidare a lui la panchina della Maceratese. Ci siamo risentiti il giorno dopo ed abbiamo raggiunto subito l’accordo».
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