Milioni ed espropri per le ciclabili,
Cicarè: «Tracciati inutili.
Non servono neanche ai ciclisti»

MACERATA - Il consigliere comunale di Strada Comune sottolinea come sia più vantaggioso utilizzare le stradine esistenti, ridurre la velocità delle auto nei quartieri e realizzare percorsi nelle frazioni: «Quante famiglie pedaleranno su percorsi che promettono pendenze severe, che necessitano di accurata manutenzione per poter essere effettivamente funzionali?»

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La segnaletica installata a Macerata

di Luca Patrassi

Ciclovie nel mirino, non l’idea ma la modalità di esecuzione. Stavolta il pollice verso arriva dal consigliere comunale di Strada Comune Potere al Popolo Alberto Cicarè. Una riflessione introduttiva: « “Cosa si può fare per la bicicletta? Andare in bicicletta!” Così scriveva Didier Tronchet nel suo libro “Piccolo trattato di ciclosofia”. Effettivamente la bici è contagiosa, e il numero sempre in aumento di ciclisti ne è una prova. La bici dà allegria e tiene in forma. Chi va in bici incentiva gli altri ad andarci. Per questo si stanno moltiplicando i soldi pubblici destinati alla bicicletta, perché è un trend in aumento e di moda, è green e sostenibile». Premessa sobria, si entra nel merito: «Ma ho parlato – scrive Cicarè – di moltiplicazione dei soldi, non delle strutture per la bicicletta. Esempi: 5 milioni di euro spesi dall’Unione montana Potenza Esino Musone per realizzare percorsi ciclabili nella parte interna della nostra provincia. Avrete notato i tantissimi cartelli marroni che indicano questi percorsi, forse avrete visto molti meno ciclisti che li percorrono. Qui a Macerata, ad esempio, questi cartelli ti buttano d’improvviso per arrivare in centro storico nel bel mezzo delle Fosse, giusto per provare le valvole cardiache dei volenterosi. Altro esempio: 120 mila euro spesi dal nostro comune per fare la Ciclabile di Macerata; anche qui qualche cartello messo qua e là, ma di ciclabile vero e proprio c’è solo un tratto di circa 500 metri. Non l’hanno neanche inaugurata, per evitare figuracce». Non va meglio per un altro esempio di pista ciclabile nel capoluogo: «Poi stanno realizzando la ciclopedonale intorno ai Giardini Diaz, che attirerà centinaia di ciclisti desiderosi di fare il record del criceto».

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L’intervento di Alberto Cicarè in Consiglio comunale

Si passa alle polemiche di questi giorni: «Infine i 3 milioni di euro per la rete delle ciclovie maceratesi, che verranno realizzati con fondi legati al sisma. Ricordate la pioggia di critiche al progetto di usare i soldi delle donazioni per i terremotati per farci un percorso ciclabile nei territori colpiti dal sisma? Bene, qui la situazione non è molto diversa, e i soldi in ballo sono di più, ma ora le polemiche sembrano meno feroci. Anche qui, per non tornare sulle critiche già avanzate in merito ai danni ambientali, e rimanendo invece dal punto di vista dei ciclisti e delle strutture effettivamente utili per loro: quante biciclette vedremo, quante famiglie pedaleranno su percorsi che promettono pendenze severe, che necessitano di accurata manutenzione per poter essere effettivamente funzionali? Allora la domanda sorge spontanea: questi soldi sono stati spesi perché andavano spesi, con i relativi compensi per i progettisti, oppure perché è stato fatto uno studio consapevole delle esigenze del territorio, e delle sue caratteristiche?».

Considerazioni finali e proposte firmate Cicarè: « Da vecchio appassionato di mobilità ciclistica, quando ancora chi andava in bici era considerato un mezzo matto, mi chiedo se non siano più utili percorsi ciclabili nelle nostre frazioni, adattissime all’uso delle due ruote. Basterebbero delle linee tracciate per terra, come fanno in tante altre città. E perché, per incentivare l’uso della bici anche in città ma soprattutto la sicurezza dei pedoni, non si rallenta il traffico introducendo nei quartieri le zone 30, anche qui una pratica già in uso in molte città più avanzate (e ora anche a Civitanova Marche!). E perché invece di tanti espropri e tanti soldi spesi non si crea un itinerario che sfrutta le strade a basso traffico e le stradine sterrate già esistenti, dandogli un senso come già fatto in altri territori (penso ai circuiti dell’Eroica in Toscana, della Francescana in Umbria) con ricadute importanti sul versante cicloturistico? Da Civitanova a Foligno c’è una direttrice che potrebbe portare un movimento turistico molto consistente, utilizzando e mettendo in sicurezza strade comunali e il percorso della ex SS77. Con le possibili ramificazioni verso i centri di interesse della valle, oasi ambientali, centri storici, abbazie, musei, porterebbe sicuramente benefici a tutto il territorio. Basterebbe mettere in rete gli enti competenti e fare una programmazione territoriale, invece di spendere con poco senso i soldi a propria disposizione. Perché, sennò, andare in bicicletta rimarrà sempre un esercizio difficile e pericoloso, e non faremo il bene dei ciclisti e dei soldi che vengono comunque dalle nostre tasche».

 

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