Mario Iesari
di Luca Patrassi
I quaranta chilometri di piste ciclabili progettati attorno alla città, con un costo di circa tre milioni di euro sostenuto con i fondi per il rilancio delle aree terremotate, hanno acceso il dibattito.
Non solo per il grande numero di espropri previsti, trecento, quanto anche e principalmente per i contenuti del progetto.
Pubblicato due settimane fa all’albo pretorio l’avviso di avvio del procedimento di esproprio, in molti hanno scoperto soltanto allora della novità, nessuna comunicazione precedente, nessun coinvolgimento preliminare come ha rilevato pochi giorni fa su Cronache Maceratesi l’ingegnere Roberto Calcagni nel suo intervento critico. Procedure burocratiche in corso, prima del 18 giugno non sarà noto in quanti – tra i trecento con piccole parti di terreno da espropriare – avranno eccepito qualcosa sul progetto. Di sicuro, al momento, sono decine le persone che hanno chiesto chiarimenti agli uffici comunali in relazione alle circa trecento pratiche attivate per eventualmente procedere con l’esproprio finalizzato alla costituzione di servitù. Bisognerà quindi attendere la data di scadenza delle osservazioni per verificare se, in base alle scelte finali che farà il Comune, partiranno o meno i ricorsi al Tar. Di sicuro l’operazione ha sollevato molte perplessità, da un lato per l’impatto sulle proprietà private e dall’altro per l’impatto sull’ambiente e sui bilanci pubblici a breve e a medio termine.
Intanto l’intervento dell’ingegnere Calcagni, ha suscitato ulteriori reazioni, tra queste quella dell’ex assessore comunale Dem Mario Iesari. «E’ evidente – osserva tra l’altro Iesari – che la realizzazione di questi percorsi deve essere improntata ad una linea guida di minore impatto possibile sull’ambiente naturale, per cui il massimo utilizzo delle strade “bianche” esistenti deve essere un criterio progettuale prioritario. Come pure fondamentale è il coinvolgimento preventivo degli agricoltori e di tutti coloro che vivono nel territorio, non solo per evidenti ragioni di opportunità e di rispetto, ma proprio per affrontare un altro dei temi giustamente sottolineati da Calcagni, che è quello della manutenzione». Non poteva mancare un riferimento politico nell’intervento di Iesari: «Non stupisce che questo progetto sia stato affrontato, almeno fino ad ora, con tanti errori da amministratori che probabilmente ne fanno unicamente l’occasione di un improbabile fiore all’occhiello. D’altra parte, sono gli stessi che, in ambito urbano, stanno determinando una ulteriore occupazione di tutti gli spazi pubblici da parte delle auto private, viste come indispensabile ed inevitabile traino di ogni forma di economia e di relazione sociale. Come diceva la canzone è “questione di feeling”».
«Piste ciclabili? Altro che green, è un’autostrada pedonale. Danni all’ambiente irreversibili»
è una cosa necessaria?
Non sarà il caso di spenderli x cose più importanti?
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In città le piste ciclabili sono realizzate ritagliando uno spazio (laterale o centrale) dalle strade. Così dovrebbe essere anche in campagna.
Ciò che conta non é tanto costruirle quando mantenerle. Immaginare una vegetazione che richiede continuamente interventi non solo d’estate non é difficile così come capire il costo continuo. Ne vale la pena!?
Iacobini in tantissime parti d Italia è tutto il contrario di quello che lei afferma ma basta fare un saltino a civitanova e vedere la ciclopedonabile che scende da città alta fino ad uscire verso il vecchio sottopasso per vederlo.ed in Trentino ma anche in Umbria le cose sono ancora migliori
Per il sig. Ceresani. Esempio di pista ciclabile in città:
https://www.google.it/maps/@41.8231009,12.4466056,3a,37.5y,56.65h,88.2t/data=!3m6!1e1!3m4!1svJKWMi52ylgE_vZEqeHVUQ!2e0!7i16384!8i8192?entry=ttu