Da sinistra la caposala Anastasia Vita e la primaria Martina Fornaro
di Alessandra Pierini
Una nuova partenza dal reparto di Pediatria dell’ospedale di Macerata. Il dottor Enrico Gasparrini, dirigente medico di Pediatria, dove è anche responsabile della Unità operativa semplice di Neonatologia e follow up neonatale, ha aderito ad un bando regionale per il posto di pediatra di libera scelta a San Severino. La scelta, piuttosto inattesa, ha sorpreso i colleghi e il personale del reparto, già alle prese con l’atavica carenza di personale medico. «Vedremo cosa deciderà l’azienda – dice Martina Fornaro, primaria del reparto- Attualmento mancano quattro pediatri, saranno cinque con la partenza del dottor Gasparrini».
E’ stato quindi necessario ricorrere, in attesa dell’esito di bandi già emanati: «Da un paio di mesi siamo supportati dalle cooperative – continua Fornaro – una soluzione che non può essere a lungo termine. Ormai è nota la difficoltà a reperire personale specie con il volume di lavoro del nostro reparto». Per intenderci, il volume è dato dai numeri del 2022, anno che ha visto 1.270 parti, circa 4mila accessi al pronto soccorso pediatrico e un aumento nel numero di ricoveri di bimbi sopra il mese di vita a Pediatria e più piccoli a Neonatologia, oltre al 6% di prematuri di cui il reparto si fa carico. «Siamo il secondo punto nascita in regione – conclude Fornaro – e facciamo tutto ciò che serve per assicurare lo standard di qualità che questo territorio merita. per questo devo ringraziare tutte le persone che continuano a fare il loro lavoro con amore e professionalità».
Il dottor Mauro Pelagalli
Non fa mistero della penuria di medici il dottor Mauro Pelagalli, direttore del Dipartimento materno infantile: «Il nostro è un dipartimento molto attivo e molto attrattivo ma come tutti subisce la mancanza di specialisti. Sempre più per i medici disponibili le possibilità di scelte sono tante e si sceglie anche in base alle esigenze della propria vita. Nei prossimi mesi ci troveremo di fronte a una carenza terrificante. Questo rende sempre più difficile organizzare il lavoro». Per questo le cooperative sono al momento l’unica soluzione: «Ha però costi importanti – continua Pelagalli – inoltre costruire un feeling di équipe e di reparto diventa sempre più difficile».
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Qualcuno può spiegare perché i medici delle cooperative sono pagati circa 3 volte dei colleghi in organico alla struttura ospedaliera? e perché quei denari non possano essere utilizzati per i medici strutturati. Misteri della burocrazia italiana.