Il direttore Massimiliano Moriconi
Novemila imprese in meno in dieci anni nella regione, duemila nella provincia di Macerata. Una riduzione del 18,4% su base regionale rispetto alle 49.831 aziende attive nel 2012. E’ questa la drammatica fotografica che emerge dai dati della camera di Commercio con i numeri riferiti alle aziende artigianali marchigiane. Al 31 dicembre 2012, erano attive quasi 50mila (49.831) imprese artigiane ed in 10 anni, dato del 31/12/2022, ne sono rimaste 40.657. Il 2022 è l’anno in cui questo calo è stato più pesante, 2.054 imprese in meno (-4,8%). Analoga tendenza, ma più accentuata, nella provincia di Macerata dove le imprese artigiane attive sono scese in 10 anni del 21%, 2.427 imprese in meno.
Nell’ultimo anno sondato, il 2022, il calo è stato del 7% con quasi 700 imprese in meno. I settori dove il calo è stato più pesante sono il manifatturiero e l’edile che, insieme, comprendono il 75% delle imprese non più attive, 524 su 698. Il direttore Cna Macerata Massimiliano Moriconi si dice preoccupato per questo trend: «La curva delle imprese artigiane è in costante calo ma in quest’ultimo anno c’è stato un vero e proprio scalino verso il basso. Se nel settore edile il calo può essere in parte dovuto ad una razionalizzazione delle imprese più piccole in favore di quelle più strutturate alle prese con la ricostruzione post-sisma e con i superbonus, le cause delle chiusure per le altre categorie sono molteplici e meritano un approfondimento. Chiaro e visibile è che le botteghe artigiane fanno fatica a sopravvivere al ricambio generazionale e ad un mercato on-line che non le vede certo come protagoniste – prosegue il direttore – ben vengano quindi i nuovi fondi stanziati dalla Regione per la formazione professionale, quasi 30 milioni di euro, e per i tirocini e borse lavoro, altri 23milioni».
Per la Cna, desta qualche apprensione in più la gestione troppo lenta dei fondi europei: «Temiamo che le risorse previste nel Pnrr, divise in mille rivoli, non riescano a creare le condizioni necessarie ad invertire la tendenza. Ci dicono, inoltre, che siamo in ritardo sia sul raggiungimento degli obiettivi che sull’impiego dei fondi UE 2014/2020 in disponibilità alla nostra regione. Apprezziamo per questo – conclude Moriconi – il maggior coinvolgimento delle parti sociali nei diversi tavoli operativi finalizzati alla condivisione dei Programmi europei ma abbiamo sempre meno tempo e le imprese continuano a chiudere ogni giorno che passa».
È solo l'inizio...!!
E siamo solo allinizio..
Abbiamo la tassa sulle insegne luminose. Per dirne una. È un miracolo che ci siano ancora aziende
Massimo Raparo parole sante
Rendete l'accesso al credito più semplice e le cose andrebbero un pò meglio....tempi lunghissimi per un apparato burocratico assurdo..
tutto chiuso
le marche non le vedete come sono ridotte? già l'italia è finita economicamente figuriamoci le marche.
Per forza nn ce fanno campa' più......
È quello che hanno voluto e vogliono i nostri governi...facendo due conti tra contributi che nn sono stati più versati,casse integrazioni pagate e anche redditi di cittadinanza spettanti un vero affare per le casse statali
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alle istituzioni danno fastidio gli artigiani gli imprenditori gli operai…tutele zero costi assurdi e tariffe da terzo mondo…