Auto di lusso, gioielli e case:
così venivano riciclati i soldi
della maxi frode sui bonus edilizi

INCHIESTA "110% PLUS" - Secondo gli inquirenti a capo del sodalizio c'è l'imprenditore edile di Tolentino Marsel Mati, 31enne albanese. Ecco tutti gli altri indagati. Devono rispondere a vario titolo di associazione per delinquere, riciclaggio, autoriciclaggio, indebita percezione e trasferimento fraudolento di valori. Il caso di una Mercedes comprata a 104mila euro e rivenduta poco dopo a 98mila. Le minacce a un finanziere
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Gli immobili ristrutturati al centro dell’inchiesta

di redazione CM

Acquisti di immobili, auto di lusso, gioielli e triangolazioni di bonifici e assegni. Così, secondo gli inquirenti, venivano riciclati i soldi incassati grazie alla maxi frode sui bonus edilizi scoperta nell’indagine “110% plus”, condotta da Guardia di finanza e carabinieri e coordinata dalla procura di Macerata (leggi l’articolo).

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I vertici di carabinieri e Guardia di finanza con il procuratore Giovanni Fabrizio Narbone

Sette le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip Giovanni Manzoni per Marsel Mati, 31 anni, albanese, residente a Tolentino; la madre Shpresa Mati, 59 anni; la sorella, Marsida Mati, 29 anni e la moglie Alba Mati, 25 anni; Pier Luigi Longhi, architetto di 66 anni, residente a Martinsicuro; Carlo Pisciotta, ex commercialista radiato dall’Albo, 65 anni, di Tolentino; Giuseppe Ruiti Spurio, 56 anni, consulente del lavoro di Tolentino. Per Marsel Mati e Longhi è stato disposto il carcere, per tutti gli altri i domiciliari con braccialetto elettronico. Devono rispondere a vario titolo di associazione per delinquere, riciclaggio, autoriciclaggio, indebita percezione e trasferimento fraudolento di valori.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti a capo del sodalizio ci sarebbe Marsel Mati, imprenditore edile, che avrebbe diretto e coordinato tutti gli altri. Secondo l’accusa, il gruppo avrebbe gonfiato le fatture dei lavori di miglioramento energetico e adeguamento anti sismico di alcuni edifici a Tolentino, Civitanova e Serrapetrona, così da ottenere, grazie al sisma bonus e all’ecobonus, crediti di imposta non dovuti per un totale di 4,7 milioni. E sarebbero stati proprio l’architetto e il consulente del lavoro a certificare i lavori e caricare le pratiche per ricevere i crediti.

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Due le società al centro dell’inchiesta: la Gruppo Marma e la Immobiliare Centro Italia. La prima utilizzata per effettuare i lavori, la seconda per acquistare e rivendere immobili. Secondo gli inquirenti di fatto farebbero tutte e due capo a Marsel Mati, che però avrebbe utilizzato come prestanome i suoi familiari e Pisciotta. Che a loro volta sono accusati da una parte di aver favorito la frode, dall’altra di aver contribuito a reinvestire i presunti guadagni illeciti. Il gip ha disposto il sequestro di beni per 2,6 milioni, cioè la somma già incassata sul totale di 4,7 milioni ritenuti il provento della frode. Tra questi, anche 10 fabbricati, 12 terreni, quattro auto, orologi di lusso, 13 quadri di cui verrà accertato il valore e la provenienza, oggetti preziosi, denaro contante e un assegno di circa 30mila euro.

GDF_FF-5-325x217Le accuse di riciclaggio e autoriciclaggio sono contestate perché secondo gli inquirenti Mati avrebbe reinvestito parte dei soldi incassati grazie ai bonus, soprattutto per comprare altri immobili, spesso con triangolazioni di denaro da una società all’altra o tra componenti del presunto sodalizio. Ma anche auto, tra gli altri infatti viene contestato il caso dell’acquisto di una Mercedes da 104mila euro a nome del Gruppo Marma, rivenduta poco dopo a 98mila euro a un secondo concessionario. Oppure gioelli, ci sarebbe stata infatti una triangolazione tra le due società al centro dell’inchiesta e una terza (che si occupa di vendita di preziosi), per un totale di 28mila euro.

A Marsel Mati inoltre viene anche contestato di aver minacciato un militare della Finanza. Durante le indagini, tra maggio e giugno dell’anno scorso, le Fiamme gialle hanno effettuato un’ispezione alla Gruppo Marma e Mati, secondo l’accusa, proprio per cercare di impedire gli accertamenti avrebbe detto a un militare che sapeva dove abitava.

Gli indagati sono difesi dagli avvocati Vando Scheggia, Giancarlo Giulianelli, Riccardo Leonardi e Massimo Di Bonaventura.

 

Maxi frode coi bonus edilizia: 7 arresti, sequestrati beni per 2,6 milioni

 

 



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