Silvia Luconi
di Francesca Marsili
«Non entro nella questione personale del dottor Servili per il quale sono umanamente dispiaciuta, in quanto un rispettabile professionista, né nelle dinamiche dell’Asur, che non conosco e non mi appartengono. Sono però estremamente preoccupata per la nostra municipalizzata, bloccata, ingessata, immobile, da oltre due mesi e ostaggio di una politica raffazzonata e improvvisata». È il commento dell’ex candidata sindaco Silvia Luconi, consigliera di minoranza in quota Tolentino nel Cuore, l’indomani le dimissioni di Stefano Servili a presidente dell’Assm. Si rivolge principalmente al sindaco Mauro Sclavi e esprime le sue considerazioni riguardo la municipalizzata alla luce del cambio di governance. «I lavori all’ex imbottigliamento, per esempio, sono fermi e c’è un bisogno grandissimo di quegli spazi per i fruitori degli ambulatori, ma anche per i lavoratori della struttura – aggiunge la consigliera – nessuno riferisce del progetto di riqualificazione termale, che si è curato dall’Ufficio tecnico del comune, ma che dovrebbe avere una regia e soprattutto una spinta da parte della partecipata dell’ente. Nessuno parla più dell’ascensore finanziato che collega la struttura delle terme appunto a quella dell’ex imbottigliamento, perché sono tutti più impegnati a riparare pasticci, a dare notizie senza approfondire per poi correre ai ripari con le smentite o le conferenze stampa riparatrici».
La conferenza stampa di ieri col sindaco Mauro Sclavi per spiegare le dimissioni di Servili
La Luconi, per dieci anni al governo cittadino nella Giunta dell’ex sindaco Giuseppe Pezzanesi sottolinea come a suo avviso «amministrare una città, me lo permetta il sindaco Sclavi, non è una semplice organizzazione familiare, che pure ha la sua logica e necessita di precisione; nessuno di noi è tuttologo. Si affidi alle professionalità dell’ente – evidenza – ce ne sono tante preparate che sarebbero felici di mettersi a disposizione». Da consigliera di minoranza, capogruppo di Tolentino nel Cuore aggiunge: «Nel nostro piccolo, ci mettiamo a disposizione anche noi, se la collaborazione è gradita, con il solo scopo di far crescere la comunità in cui viviamo e per dare un contributo umile e disinteressato». Riferendosi poi alla vicenda delle dimissioni di Stefano Servili, medico chirurgo all’ospedale di Macerata, considerato dall’Area Vasta 3 in conflitto di interesse nel ricoprire la carica di presidente Assm, aggiunge: «Lo spettacolo che si è creato intorno ad un candidato, che ha anche portato un buon contributo alla lista di Sclavi, è stato certamente poco edificante: eletto consigliere comunale, si è dimesso per il ruolo di presidente Assm e forse, oltre all’inesperienza, vogliamo pensare che ci sia stata buona fede, è stato vittima probabilmente della stessa politica di cui ha fatto parte, perché quel posto apparentemente “suo” realisticamente forse non spettava a lui e forse già promesso ad altri».
Stefano Servili
Riguardo il parere negativo espresso dall’azienda sanitaria di cui Servili è dipendente a tempo indeterminato aggiunge: «Noi eravamo a conoscenza dell’esistenza di una problematica in tale senso e siamo stati anche sollecitati da moltissimi cittadini che ringraziamo, esperti del settore, ma anche appartenenti alle più disparate realtà professionali i quali ci hanno chiesto a più voci di verificare la nomina a presidente, facendoci anche l’esempio di un’altra dimissione, quella di Gianni Corvatta, avvenuta poco più di dieci anni fa per un motivo similare. Proprio per questo motivo – fa sapere Silvia Luconi – abbiamo scritto alla municipalizzata, al relativo collegio dei revisori, al responsabile prevenzione e corruzione e al presidente dell’organismo di vigilanza chiedendo delucidazioni alla luce dei riferimenti normativi che stabiliscono per quale motivo esista incompatibilità o conflitto di interessi tra il dipendente dell’Asur e il suo incarico all’interno della società. Lo abbiamo fatto privatamente, volendo evitare il clamore mediatico, che però, poi, è emerso inevitabilmente per mano dell’Amministrazione stessa».
Il vicepresidente dell’Assm Roberto Lombardelli
La consigliera di minoranza prosegue e interroga e pone una serie di quesiti: «Quello che chiediamo adesso è: quali atti sono stati firmati dal presidente? Sarebbero nulli? Hanno letto cosa dice la Corte di Cassazione in merito? Il vicepresidente ha soltanto le deleghe alle Terme o le ha anche per tutto il resto? In virtù delle deleghe, quali atti ha firmato? Cosa si sa della nomina del direttore generale?». Conclude: «L’unica risposta a tutte queste domande è: silenzio, imbarazzo, immobilismo e ancora staticità. In campagna elettorale, oltre a dire che rappresentavano la discontinuità, c’erano alcuni candidati che amavano precisare di avere esperienza; lo abbiamo visto scritto anche sui cartelloni; come mai quell’esperienza non ha rilevato questa problematica in tempo utile prima del cda del 28 luglio scorso? Credo che la risposta a questa domanda si avrà in maniera chiara con il nome del nuovo o della nuova presidente (non sappiamo se uomo o donna), che sancirà definitivamente quali sono gli equilibri all’interno della giunta Sclavi».
Assm, incompatibilità dell’incarico: il neo presidente verso le dimissioni
Ma ancora non si vergognano?!?! Invece di sparare sugli altri perché non dicono cosa hanno lasciato?!?!?!
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