Un poliziotto entra nella casa dei Canullo con la bombola d’ossigeno
«Quante situazioni conosciamo tutti fingendo di non poter fare nulla. Come si fa a rimanere indifferenti davanti alla vicenda dei Canullo? E negli ultimi anni inoltre Macerata ha avuto un rosario di suicidi anche tra giovani e giovanissimi e per molti ci rammarichiamo di non averli saputi aiutare», sono alcune riflessioni del poeta Filippo Davoli legate alla tragedia della famiglia Canullo di cui la scorsa settimana è emerso l’esito delle autopsie.
Filippo Davoli
Da questo è emerso un quadro che rende la vicenda ancora più tragica con Eros Canullo, 80 anni, morto in seguito ad un malore e la moglie Angela Maria Moretti, 78, e il figlio Alessandro, 54, morti di stenti. Una tragedia che si è consumata non in un attimo ma probabilmente nel corso di alcuni giorni. Solo due mesi dopo, il 6 settembre, si è scoperto quello che era accaduto in quella casa di Borgo Santa Croce 72.
Una tragedia che continua a fare discutere. Davoli si interroga: «Si poteva fare qualcosa? Qualcuno se ne poteva accorgere per tempo? È ancora una ferita aperta, sanguinante, in città. Perché i Canullo li conoscevamo in parecchi – scrive -. Ma anche chi non li conosceva come fa a rimanere indifferente? Macerata – con buona pace del titolo di città festeggiato in pompa magna nei giorni scorsi – rimane comunque un piccolo centro, dove più o meno ci si conosce tutti. Oltre ai Canullo, Macerata conosce da parecchi anni anche un tragico rosario di suicidi anche tra giovani e giovanissimi. Anche di quelli ne conoscevamo tanti, troppi.
E per molti ci continuiamo a rammaricare del fatto che nessuno li abbia saputi aiutare». Davoli di fronte a questi episodi drammatici avvenuti nel capoluogo aggiunge che «Purtroppo, non si capisce bene per quale recondito motivo, c’è un po’ la tendenza a “prendere tempo” di fronte ai problemi che – spesso anche a fatica – chi è in difficoltà manifesta, magari anche più di una volta. Vigono più agevolmente gli incoraggiamenti o gli indirizzamenti a terzi (che sono gratis), oppure un improvviso e violentissimo attacco di sordità. Le coscienze si possono agevolmente sgravare “dopo”, con il celeberrimo pianto del coccodrillo (o il tiro incrociato delle accuse, che risultano ancora più sgradevoli delle latitanze precedenti). Se ognuno si mettesse una bella manina sulla coscienza, hai voglia quante situazioni conosciamo tutti quanti fingendo in scioltezza di non poter fare nulla. E questo vale proprio per tutti: singoli e istituzioni».
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Ha ragione! Una mea culpa ce la dobbiamo fare tutti. Tristezza infinita.
Si, caro Signor Davoli, ne conosciamo tanti, e vengono fatti presenti alle istituzioni, le quali, con una marea di paroloni e niente fatti mandano avanti queste situazioni per anni e non concludono nulla.
E sarebbe proprio necessario andare a cercare i responsabili di questa finzione inescusabile: allo stremo e ci crediamo, senza cibo e senza acqua e ci crediamo; non hanno fatto alcun gesto che qualcuno non abbia ricevuto: e non ci crediamo! Avanti con lindividuazione e la seria punizione dei responsabili.
I troppi soldi, nelle mani sbagliate. Non aggiungo altro.
Questa storia mi ha fatto capire,quanta indifferenza c'è , non ci rendiamo conto di quello che succede intorno a noi, solo perché siamo diventati tutti egoista e menofreghisti tutto ciò mi fa paura.
Purtroppo la cruda realtà...
Serenella Nuccelli quali tutti? Se io non sapevo neanche l'esistenza altrimenti li avrei aiutati anche contro la loro volontà. No facciamo tutt'erba un fascio
Gli assistenti sociali dove erano?
Tristezza infinita e colpevole
Prima di puntare il dito e subito giudicare e criticare (come purtroppo sempre più spesso si fa nei social) aspetterei il corso delle indagini. Non sapete chi, come e quando è stato eventualmente allertato qualcuno, servizio sociale comunale compreso. Non sapete se al signore è stato offerto aiuto e non lo ha voluto. Tra i nonni che ho avuto e una che ancora ho, e familiari che incontro con io mio lavoro, posso assicurarvi che non è facile convincerli a mettere in casa un aiuto. Spesso non vogliono estranei e se sono capaci di intendere e di volere, non possono essere obbligati né tanto meno essere affiancati da un amministratore di sostegno. Non è semplice entrare nella vita, negli equilibri, nella quotidianità degli altri.
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Secondo me e’ stata una tragedia sia dell’indifferenza e dalla solitudine da parte di tutti xche’ questa disgraziata famiglia poteva essere aiutata fin dall’inizio.
Diciamolo, rinviare serve a poco, se sei maceratese, l’unica speranza è l’aldilà, l’oltretomba… i maceratesi son quelli dei 49 milioni della Lega, delle regole si rispettano punto, di Astrazeneca come atto di responsabilità… perrocchetti dal collare in vendita…
Non mi piace questa caccia al colpevole a tutti i costi,ha ragione quel signore che dice, aspettiamo un attimo e vediamo realmente chi è che deve pagare per queste morti a mio avviso evitabili.Mi chiedo solamente dove erano la Caritas,la comunità di Santa Croce,il parroco,non esistono solo gli stranieri.
Io tuttavia, nel mio intervento qui riassunto dagli amici di Cronache, prendevo lo spunto dal fatto dei Canullo per lamentare tanti altri casi di gente che pur chiedendo aiuto non ne viene a capo in nessuna maniera.
Chi ha bisogno di aiuto, spesso si vergogna pure di chiederlo. Sono inutili assessori o congreghe di altrettanti parassiti che non hanno né il cuore e né la competenza di svolgere determinate mansioni spesso dettate esclusivamente dal caso (politico ) o dal salario e che dovrebbero guardarsi attorno, cercare, informarsi, insomma in poche parole fare quello per cui vengono pagati. Poi farlo perché in possesso di qualche qualità positiva, non guasta.