Festa del 25 aprile a Macerata
«Ricordando i partigiani
oggi siamo in migliaia» (Foto)

LIBERAZIONE - In tanti hanno partecipato alla cerimonia in via Cioci. Il sindaco Parcaroli: «Le conquiste politiche, sociali, culturali, i diritti, la libertà di opinione di cui godiamo oggi trovano il loro saldo radicamento nel 25 aprile». La nuova presidente dell’Anpi: «La Resistenza non è uno sbiadito passato, né una veste logora, è linfa vitale, è uno strumento che irrora ogni singola parola della Costituzione»

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La deposizione della corona d’alloro nel corso della cerimonia

di Gianluca Ginella (foto di Fabio Falcioni)

Gli stendardi si dispiegano di fronte al vecchio monumento da cui spunta qualche filo d’erba e l’umidità e le muffe ne raccontano gli anni. Il sole si incanala svogliato lungo via Cioci, poi piano piano si sveglia e diviene più intenso nel corso della mattina. Qualcuno sistema le casse degli autoparlanti per i discorsi che si terranno di lì a poco.

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Da sinistra: Chiara Bonotti, il governatore Francesco Acquaroli, il presidente del consiglio comunale di Macerata Francesco Luciani, il sindaco Sandro Parcaroli, il prefetto Flavio Ferdani

Lungo la strada arriva un piccola folla venendo dalla zona di piazza Pizzarello, o scendendo da sopra da dove si osserva quella conca che ricorda la Resistenza (rappresentata come un cratere per rammentare che si viene da un passato di morte e di sangue). Ci sono, tra la folla, le casacche di associazioni e di corpi combattentistici, tirate fuori per l’occasione dai cassetti e dagli armadi. Chi le indossa poco alla volta si mette in posa, col carico dei propri ricordi, davanti al monumento. È una giornata di sole questo 25 aprile, Festa della Resistenza. E da qualche parte sembra di scorgere tra i presenti (saranno 80, 100 persone) anche dei volti di alcuni ragazzi, resi antichi dalle rare fotografie che può essere capitato di vedere: quelli di Mario, Maria Assunta, Livio, Giuseppe.

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La foto davanti al Monumento

Quattro giovani che chiusero gli occhi in una terra che non era libera. E con loro, idealmente, tra i presenti in via Cioci ci sono anche gli altri partigiani. Un’ immagine che ha proposto, nel suo discorso, la nuova presidente dell’Anpi di Macerata, Chiara Bonotti, quando ha detto che «oggi siamo più di quelli che crediamo di essere, siamo migliaia». Un discorso applauditissimo il suo che, a 34 anni, dice «per me il 25 aprile è sempre stata una festa, sento qualcosa di diverso dell’aria». Mario è Mario Morbiducci (il comandante Medici), Maria Assunta è Maria Assunta Lorenzoni, crocerossina uccisa da una raffica di mitra, Giuseppe e Livio sono i partigiani Livio Cicalè e Giuseppe Biagiotti. Tutti morti sotto il fuoco nazifascista.

25Aprile_FF-11-650x434Alle 9,30 inizia la cerimonia. Presenti il prefetto Flavio Ferdani, il sindaco di Macerata, Sandro Parcaroli con diversi assessori della giunta (Andrea Marchiori, Katiuscia Cassetta, Francesca D’Alessandro), il governatore delle Marche, Francesco Acquaroli, e i comandanti e rappresentanti delle varie forze dell’ordine. Dopo la deposizione della corona d’alloro, e l’inno di Mameli, è tempo dei discorsi.

25Aprile_FF-16-325x217Due qui a Macerata, quello del sindaco e quello della presidente dell’Anpi. «Siamo parecchi e questo mi fa molto piacere – dice Parcaroli -. Le conquiste politiche, sociali, culturali, i diritti, la libertà di opinione di cui godiamo oggi trovano il loro saldo radicamento nel 25 aprile, nella festa della Liberazione dal nazifascismo e nel sacrificio di tutti quelli che hanno creduto e soprattutto voluto un’Italia fatta di democrazia, e grazie alla Repubblica e alla nostra bellissima Costituzione che questi diritti furono estesi a tutti, a tutti, senza distinzione e senza eccezioni, a chi partecipò alla resistenza e anche a chi se ne sentì estraneo.

25Aprile_FF-13-325x217È grazie all’unità alla coesione e alla rinascita che l’Italia ha potuto archiviare una delle pagine più terribili e drammatiche della nostra storia e questo auguriamo accada anche oggi in Europa nel 2022 a chi ha visto diventare il proprio Paese un inaspettato teatro di violenza e sopraffazione, con auspicio che il percorso diplomatico possa ristabilire prima possibile la pace». L’invito «alla comunità e ai giovani è a non dimenticare per evitare il ripetersi di tanta violenza e crudeltà, è grazie all’approfondimento della propria storia e del proprio passato che si diventa cittadini consapevoli del futuro. In questo percorso le istituzioni i cittadini e le forze politiche, sociali ed economiche sono chiamate tutte a lavorare insieme nella stessa direzione e per un Paese più giusto, moderno, aperto e libero».

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Chiara Bonotti

«La memoria è un mezzo potente – attacca Chiara Bonotti -, rende presenti gli assenti e restituisce attimi di vita a chi non l’ha più, così ricordando i partigiani, oggi siamo più di quelli che crediamo di essere, siamo migliaia. Con noi oggi ci sono Livio Cicalè, Giuseppe Biagiotti, che scelsero di non rispondere alla chiamata alle armi della Repubblica di Salò. Avevano solo 19 anni, i fascisti li catturarono dopo uno scontro a fuoco nel quale Licio Cicalè invano cercò di aiutare l’amico ferito, vennero fucilati dopo giorni di sevizie. C’è Mario Morbiducci, che l’8 settembre 43 decise di unirsi alla Resistenza, divenne il comandante Medici, e sacrificò la sua vita. C’è Maria Assunta Lorenzoni, crocerossina, uccisa da raffica di mitra. A loro dobbiamo tutto. Dobbiamo la liberta di ogni giorno, impalpabile e necessaria come l’ossigeno. Dobbiamo la legittimità di affermarci per chi siamo. Dobbiamo la libertà di partecipare alla vita politica del Paese.

25Aprile_FF-15-325x217Dobbiamo il lusso di una società che ci lascia pensare e non solo obbedire e dobbiamo infine il privilegio di vivere in tempo di pace. Il 25 aprile del 45 nacque una nuova Italia, molti di coloro che contribuirono a crearla non poterono viverla ma ci tesero una mano e quella mano la dobbiamo afferrare, dobbiamo farlo affinché tutto questo non sia stato fatto in vano, affinchè la riscrittura della storia di ieri e la strumentalizzazione della storia di oggi non ci portino al tradimento di quegli ideali, la dobbiamo afferrare affinché il fascismo non ritorni. Il fascismo ha tante facce, non cerchiamo solo camice nere e saluti romani, la nostra società oggi più che mai è piena di tendenze pericolose alle quali dobbiamo sfuggire: il razzismo, l’omofobia, la caccia al diverso, il privilegio economico di pochi sui tanti, la convinzione che una identità sia più degna di un’altra, che una cultura sia più prestigiosa di un’altra».

25Aprile_FF-5-325x217Bonotti ricorda poi che «La Resistenza non è uno sbiadito passato, né una veste logora, è linfa vitale è uno strumento che irrora ogni singola parola della Costituzione, è la ragion d’essere di questa Italia libera e democratica, rinnegare il valore fondante della Resistenza è come guardarsi allo specchio e rinnegare se stessi». Ha concluso poi citando Gianni Rodari, «quando scesero i partigiani, sui monti azzurri mio figlio rimase a fare la guardia alla libertà». La cerimonia si è conclusa con numerosi presenti che hanno intonato “Bella ciao”. Tra i presenti alla cerimonia c’erano anche diversi esponenti del centrosinistra, tra loro il capogruppo Pd in consiglio comunale Narciso Ricotta, il consigliere regionale Romano Carancini, l’ex deputata Irene Manzi.

 

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Il sindaco con l’assessore Katiuscia Cassetta

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