Ninfa Contigiani ammonisce i “dissidenti”
«Chiudersi in minoranze identitarie
non stimola il cambiamento»

MACERATA - Il segretario cittadino del Partito Democratico richiama i promotori della corrente "Per l'altro Pd": «C’è da chiedersi se quello del distinguersi sempre e dell’autoproclamarsi ciclicamente il nuovo sia una sindrome o un paradosso, perché nel frattempo ci siamo fatti tutti abbondantemente ben più vecchi»

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Ninfa Contigiani

“Per il nuovo Pd”, la nuova corrente dem che si è costituita da qualche settimane a Macerata, non piace a Ninfa Contigiani, segretario cittadino del Partito Democratico che interviene dopo la prima uscita pubblica, venerdì sera, dei “dissidenti”. 

«La costituenda area politica ‘Per il Nuovo Pd’  – scrive Contigiani – che suona molto come ‘l’altro Pd’ con cui la memoria mi riconduce ad una quindicina di anni fa con molti degli stessi promotori. C’è da chiedersi se quello del distinguersi sempre e dell’autoproclamarsi ciclicamente il nuovo sia una sindrome o un paradosso, perché nel frattempo ci siamo fatti tutti abbondantemente ben più vecchi Quanto saggi non saprei…
Comunque, il tema della lotta alla povertà è così difficile da esaurire in un solo dibattito serale che, volendolo, si potrà continuare a lavorarci ancora insieme visto che non è ancora chiaro cosa ci ha impedito o ci impedisca dal farlo. E se non è chiarissimo a me, che ho le mani nella pasta, figuriamoci ai maceratesi».
La segretaria dem torna a parlare del Congresso: «L’unico ostacolo sembra l’evocazione romanzesca di un tradimento cui la corrente del Partito democratico maceratese fa riferimento quando parla del Congresso avvenuto a dicembre. Un congresso in cui, secondo una visione bizzarra della democrazia interna di un’associazione, meno di un quinto dei soci possono imporre l’unico e solo nome da loro individuato per la segreteria, in barba alla esplicita segnalazione di tutti gli altri che quel nome non è ritenuto adeguato e questo sarebbe ‘un patto’. Un patto che non c’è mai stato vista l’assoluta evidenza della sua inaccettabilità, come la dinamica effettiva delle cose ha confermato. Vista l’incapacità di individuare o di accettare un terzo nome su cui convergere per una soluzione unitaria da parte dei suddetti promotori, si poteva tranquillamente dare la libertà di scegliere tra due candidati agli iscritti rispettando la loro intelligenza invece di andarsene offesi a lamentarsi con i giornali.
Portarsi via la palla quando il gioco non va come si vuole e gridare allo scandalo è tipico di uno spirito correntizio e minoritario che esprime l’esaltazione monocorde del proprio ‘presunto’ eroismo ma non ha molto a che fare con la rappresentatività».
Poi l’accusa di autoreferenzialità alla nuova corrente e ai suoi componenti: «Volendo stimolare il cambiamento questi atteggiamenti non producono cambiamento sostanziale, anzi ripetono se stessi in una cornice sempre più autoreferenziale che non bada molto alla necessità della cittadinanza e della propria comunità politica che è quella di crescere, facendo la fatica del confronto delle idee ancor di più a partire dal campo largo del centro-sinistra, invece di rinchiudersi in minoranze identitarie che si autoincensano.
La pluralità delle idee è nello statuto del partito democratico come una ricchezza da mantenere viva nel fare stesso del partito, sui problemi da individuare e sulle soluzioni proposte infine agli elettori dopo averle insieme approfondite e argomentate. Per questa ragione la composizione del Direttivo maceratese non è stata completata perché non mancasse la possibilità di partecipare alla rigenerazione dell’azione politica cittadina se si vuole dopo l’incontro che siamo più che disponibili a fare come abbiamo esplicitato all’assemblea degli iscritti (siamo 18 e possiamo essere fino a 25). Per parte mia, in effetti, da tanto tempo alle correnti preferisco gli spazi aperti e il confronto serrato nel merito delle cose da fare, senza ideologie».

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