Una scena del film “Lasciarsi un giorno a Roma”
di Francesca Marsili
«Ci tenevo che la gente venisse in sala non tanto per me, non mi piace ergermi su un piedistallo, ma per vedere un film a cui sono particolarmente legato perché è il primo che ho scritto con mia moglie e il primo realizzato con Edoardo Leo». Non nasconde l’emozione per il successo Damiano Bruè, tra gli sceneggiatori di “Lasciarsi un giorno a Roma”, al termine della proiezione-evento in un Politeama sold-out che lo ha accolto con un lungo, meritato, applauso. Torna, per l’occasione, dove tutto è iniziato, anni fa, quando fondò a Tolentino Officine Mattòli, l’associazione che insegna come fare cinema, per poi inseguire la sua carriera cinematografica a Roma.
Damiano Bruè
Sul palco, a margine del film, lo sceneggiatore ripercorre la genesi della scrittura della fortunatissima pellicola: «Nasce molti anni fa, – spiegano – poi a causa della pandemia la gestazione è stata molto lunga». “Lasciarsi un giorno a Roma”, una commedia romantica del regista e attore Edoardo Leo, è attualmente il film più visto da sempre sulla piattaforma Sky. Bruè, assieme a sua moglie Lisa Riccardi, e all’attore Marco Bonini, tutti presenti alla serata, sono i creatori del film che racconta quanto sia complicato lasciarsi dopo tanti anni di relazione. «Lo abbiamo scritto insieme – aggiunge Lisa Riccardi – abbiamo detto: vediamo se ci lasciamo . Poi non è successo, abbiamo fatto un figlio, ci siamo anche sposati». Tommaso (Edoardo Leo), scrittore di successo, e Zoe (Marta Nieto) brillante game designer, vivono un momento complicato. Entrambi sanno che la loro relazione è arrivata al capolinea, coscienti che l’amore è diventato affetto, e che non basta provarci per restare insieme. Sullo sfondo una Roma sublime, alla loro storia d’amore si intreccia quella di una coppia di amici Elena (Claudia Gerini), sindaca di Roma, e del marito (Stefano Fresi), vicepreside di un liceo che si occupa della casa e della figlia. Racconta in modo ironico e disincantato le difficoltà legate alla fine di una storia d’amore. Si affrontano diversi temi riguardanti la fine di una relazione, che sia essa una convivenza o un matrimonio, ma soprattutto la difficoltà nel lasciarsi e di conseguenza nel trovare le parole più adatte, nella speranza di non far soffrire l’altro. Una commedia romantica su quante cose accumuliamo negli anni e non diciamo al nostro partner. Su quello che faremmo se avessimo la possibilità di scoprire cosa il nostro partner pensa davvero di noi. Quali cose detesta di noi. Alcune di queste cose passano, alcune si accumulano. E diventano insostenibile.
Lisa Ricciardi
Damiano, come è nata la collaborazione con Edoardo Leo e la scrittura della sceneggiatura di questo film?
«Conosco Edoardo da un po’. In passato c’era stata l’occasione di lavorare insieme a un progetto che poi non è andato in porto. Da allora, lui, avrebbe voluto collaborare di nuovo e stava cercando un’idea, cosi ci ha detto : «Io vorrei fare una commedia romantica, In Italia non si fa da tanto, se vi vene in mente qualcosa potrebbe essere l’occasione giusta». Cosi io e Lisa ci siamo messi un po’ a ragionare. Lo spunto è nato da un articolo di Repubblica che parlava di una società in Canada che aveva creato un ‘App per lasciarsi, qualcosa del tipo: se vuoi lasciare il tuo partner o la tua campagna, ti scriviamo un bel discorsetto, mandiamo a casa una vaschetta di gelato con un film strappalacrime, quindi ci assumiamo la responsabilità logistiche e tu te ne torni a casa tranquillo e siete felicemente separati. Da li è nata l’idea. Di uno che lavorasse per questa app che riceve la richiesta della sua compagna ignara che lui lavorasse li. Poi dall’app, nella stesura della sceneggiatura, è diventata la posta del cuore, tante cose sono cambiate. L’idea è nata da questo e dall’incomunicabilità, qualcosa che penso accomuni un po tutti quanti in un epoca in cui siamo stati abituati a comunicare di continuo via social, via telefono facendoci chiedere se in realtà parliamo comunicano veramente. Quanti si dicono le cose? Quanti vanno a fondo delle relazioni e dei problemi che rimangono in superficie? E quindi partendo da questo ci siamo detti «Proviamo a fare un film serio, e non ci siamo riusciti » risponde scatenando una risata collettiva.
Marco Bonini
Perché questo film è cosi importante per te?
«Per tanti motivi. Sicuramente perché è il primo film che ho scritto con mia moglie e c’è quindi un legame affettivo. All’epoca non eravamo ancora sposati, stavamo insieme. Pur trattando una tematica da un’angolazione particolare, parlando di coppie in crisi, che si lasciano, noi eravamo nel pieno della felicità classica di una coppia che ha visto crescere questo progetto passo esattamente come siamo cresciuti noi come persone all’interno della relazione. Poi perché è il primo film che ho fatto con Edoardo, che è un amico. Ci tenevo. Un film di cui Leo va molto orgoglioso perché da tempo voleva fare una commedia romantica e quindi, fin da subito, si è innamorato dell’idea e ci ha dedicato anima e corpo».
Recensioni cinematografiche estremamente positive come i commenti in sala.
«Credo che ognuno abbia visto qualcosa di se nei personaggi, si è rivisto protagonista di scene che sono ancorate alla realtà e alle dinamiche di un rapporto. Sui social ci sono arrivati messaggi lunghissimi in cui ci ringraziavano perché attraverso il film, magari reduci da una separazione, avevano fatto una specie di psicoterapia»
Massimo Zenobi e Damiano Bruè
Quando avete scritto questo film qualcuno di voi si è sentito di immedesimarsi in qualche personaggio? Domanda uno spettatore in sala.
«Io odio guidare» risponde Bruè. «E’ vero, Damiano non guida da un paio di anni» risponde ironicamente Lisa «proprio come Tommaso, il protagonista del film».
Conduttore della serata patrocinata dal Comune di Tolentino, il direttore artistico Massimo Zenobi.
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Ho visto il film; finalmente una commedia italiana riuscita, con una trama bene costruita ed attori validi.