Sferisterio, Iommi rincara la dose:
«Quella dei 100 consorti non fu generosità»

MACERATA - L'assessore all'Urbanistica rinfocola la polemica sulla nascita dell'Arena rispondendo a un commento su Facebook in cui si parlava dell'opportunità di cambiare la scritta che campeggia all'ingresso: «Nella documentazione storica non c’è traccia di questo atto d’amore, c’è la volontà di realizzare un’opera semplice, funzionale, architettonicamente corretta e, possibilmente, economica»

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Sferisterio

 

di Luca Patrassi

C’è molto di Silvano Iommi in questa quasi vigilia del centenario della prima di Aida allo Sferisterio. L’uscita dell’assessore all’Urbanistica ha avuto il merito (forse l’unico) di accendere i riflettori su una stagione rispetto alla quale non sembra esserci (stata) grande attenzione. Ed allora è ancora Silvano Iommi a calcare la scena e a rilanciare una polemica già infuocata, quella sulla presunta speculazione edilizia posta in essere dai cento consorti dello Sferisterio.

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Silvano Iommi

«Non si potrà fare – dice Iommi rispondendo a chi propone di cambiare la scritta sulla facciata dello Sferisterio -ma direi di sì sostituendo la parola generosità con volontà». «Ad ornamento della città, a diletto pubblico, la generosità di cento consorti edificò, 1829» è la scritta che appunto campeggia sull’ingresso dello Sferisterio, Sferisterio che in questa calda estate 2021 è al centro degli strali revisionistici dell’architetto ed assessore Silvano Iommi. Dopo l’affondo polemico di alcuni giorni fa, Iommi rilancia ancora con alcuni commenti sui social: «La speculazione su questo tema è molto marginale. E’ la narrazione che viene fatta: “un atto d’amore dei cento consorti alla città”. Nella documentazione storica non c’è traccia di questo atto d’amore, c’è la volontà di realizzare un’opera semplice, funzionale, architettonicamente corretta e, possibilmente, economica». Ma l’amore no, non c’entra sostiene Iommi, mentre la scrittrice Lucia Tancredi, che sull’opera ha scritto di recente un libro che ripercorre l’epopea dei cento consorti, ribadisce come sia invece stata una pagina di gloria cittadina. Certo però che parlare di speculazione edilizia per un’opera di due secoli fa è operazione di grande respiro, nel senso che ha lasciato molti senza fiato. Lo Sferisterio, oggi, è un bene monumentale, l’immagine più conosciuta della città nel mondo. Certo che se partisse un revisionismo di questo tipo, chissà cosa si dovrebbe scrivere delle operazioni di rigenerazione urbana degli ultimi cinquanta anni, dalla Strada Nord alla Sud, ai miliardi delle ex lire per lavori inutili ed interrati, agli scempi edilizi consumati in città, dalla strada a quattro corsie con chicane finale che finisce contro il cancello di una villa in campagna, alla quarantina di varianti per costruire l’attuale ospedale nato vecchio e rimasto incompleto, fino alle operazioni che hanno anche provocato risarcimenti di danni ai privati. Per amore, solo per amore.

 

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L’ultimo commento di Iommi in risposta a un utente che chiedeva se fosse il caso di cambiare la scritta all’ingresso dello Sferisterio

 

Lucia Tancredi bacchetta Iommi: «Lo Sferisterio una speculazione edilizia? Macerata merita politici migliori»

 

«Sferisterio, ma quali cento mecenati Fu un progetto di speculazione edilizia»

 



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