Uno scatto dai moduli del Covid hospital di Civitanova
«Ho rivisto mia madre dopo quasi 2 mesi, dovrà affrontare un percorso ancora lungo e delicato, ma se ho potuto guardarla nuovamente negli occhi, se ho potuto dirle nuovamente “ti voglio bene”, se ora posso continuare ad aspettarla, è soltanto per la generosità, la dedizione, la professionalità, il lavoro indefesso, la levatura morale e umana di tutti coloro che si sono occupati di lei». Sono le parole di Annalisa Cambi, che ha voluto raccontare la lunga lotto contro il Covid-19 di sua mamma Biancarosa, 73 anni di Camerino, e soprattutto omaggiare il personale del Covid hospital di Civitanova. Proprio adesso che la struttura si sta iniziando a svuotare (leggi l’articolo). «Ci sono storie drammatiche, che riesci solo vagamente e lontanamente a immaginare – esordisce Annalisa Cambi – storie che senti e che vorresti lontane, improbabili, storie così devastanti, che non riesci veramente a pensarle vere e vicine. Poi arriva un momento in cui una di quelle storie ti travolge con una violenza che non capisci, che non accetti. Per me, per la mia famiglia quel momento è stato il 2 aprile sera. Il Covid ha spazzato via in un attimo equilibrio, coraggio e serenità, caparbiamente custoditi durante la pandemia. E, fra tutti i membri della famiglia, mia madre ha fatto parte di quella percentuale, di quei numeri sfortunati, per i quali il Covid diventa gravissima minaccia alla vita. Quindi via: 118, ambulanza e via, senza potersi abbracciare e senza sapere esattamente in che ospedale avverrà il ricovero. In un attimo tutto si raggela e rimani con un misto di angoscia, impotenza e dolore. La malattia è sempre difficile – continua – ma quello che il Covid impone è disumano. I protocolli e le regole, seppur necessari, causano una privazione assoluta, violenta e impietosa di tutta l’affettività, la vicinanza, la condivisione. Tutto tolto senza possibilità di replica. E poi inizia l’attesa, snervante, un buco nero, senza prospettive e spiragli. Se speri cadi, se non speri non ti alzi affatto: questo si vive quando una persona cara è intubata in terapia intensiva a causa di questo virus».
Il messaggio di Annalisa Cambi vuole essere innanzitutto, un messaggio di speranza. «Non voglio suscitare pena o rattristare chi leggerà – aggiunge infatti – voglio piuttosto soffermarmi sull’unica apertura in tutta questa oscurità, l’unica che io e la mia famiglia abbiamo trovato. Questo spiraglio sono stati tutti coloro, che, al Covid Hospital di Civitanova Marche, hanno accolto e si sono spesi per la cura e il recupero di mia madre e di una situazione drammatica. Le telefonate giornaliere con i medici, che sono stati l’unico e preziosissimo canale di contatto anche quando tutto a noi sembrava perduto, la loro capacità di informarci dettagliatamente, con professionalità e quel giusto, composto ma sincero coinvolgimento umano. Gli infermieri, che hanno condiviso la quotidianità di mia madre in un ambiente e una condizione surreale e che, nonostante potessero mostrare di sé stessi solo lo sguardo, attraverso visiere e coperture impenetrabili, sono riusciti a dare, non solo l’assistenza e il monitoraggio in modo continuo, puntuale e preciso, ma anche e soprattutto la vicinanza e la condivisione a nostra madre e a tutti noi. Le videochiamate, le foto, i video, addirittura i complimenti a noi familiari per la persona che hanno conosciuto. Io – sottolinea – vorrei conoscere i nomi di tutti coloro che hanno lavorato per mia madre, con mia madre e per noi, vorrei poterli nominare uno ad uno. Purtroppo conosco solo qualche nome, ma ricordo perfettamente la voce di ognuno di loro. Ricordo la telefonata in cui mi è stato detto che mamma non rispondeva molto alle manovre, quella in cui mi è stato comunicato, con soddisfazione e partecipazione autentiche, che invece il polmone sembrava riprendere. Ricordo la gentilezza e la calma con cui ci spiegavano ogni dettaglio, ogni complicazione sorta, ogni esame prontamente eseguito. E le infermiere che accarezzavano il viso di mia madre durante le videochiamate, quando finalmente si era risvegliata. Grazie, grazie, grazie a chi ogni giorno ha rinnovato la sua missione e il suo impegno – conclude – Grazie Modulo4, Modulo1, Modulo2, Modulo3 ( in ordine di accoglienza della mia mamma, che li ha conosciuti tutti). Eternamente grata, a voi tutta la stima e i ringraziamenti di tutti noi».
Annalisa ti abbraccio forte
Anche noi nel mese di novembre-dicembre abbiamo avuto un famigliare ricoverato, grazie a Dio e le cure del centro di Civitanova a Natale è tornato a casa . I dottori, gli infermieri e tutto il personale sono ANGELI
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