Nomine Atac, Milena Mercuri:
«Etichettarmi come “figlia di”
è un’offesa alla mia dignità di donna»

CIVITANOVA - La neo consigliera risponde all'opposizione che al rinnovo del cda della partecipata ha parlato di "parentopoli" per la presenza della stessa Mercuri e di Daniele Rossi, fratello della consigliera Monia Rossi. «Non sono solo la figlia di Marino Mercuri, sono stata la donna più votata della mia lista»

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Milena Mercuri

 

«Non sono “figlia di”, sono la donna più votata della mia lista». Non ci sta Milena Mercuri, componente del Cda Atac confermata dopo il rinnovo che ha modificato l’assetto politico della partecipata, ad essere di nuovo additata semplicisticamente come figlia del consigliere Marino Mercuri. La Mercuri infatti rivendica la sua campagna elettorale e il suo ruolo nella lista Noi con Ciarapica dove ha ottenuto 37 preferenze. In una nota sottolinea tutto il suo sdegno per essere stata accostata alla “parentopoli” come sottolineato dai consiglieri di opposizione a commento del rinnovo del cda. «Rinnovo pubblicamente i miei ringraziamenti al sindaco Ciarapica per la conferma e la fiducia in me riposta come Milena Mercuri e non come “figlia di” un consigliere comunale, Marino Mercuri, esponente di vecchia data del centro destra, cosa che mi rende orgogliosa. Colgo l’occasione per ricordare a tutti di essermi esposta nella scorsa tornata elettorale in una lista a sostegno del sindaco e di essere stata la più votata tra le donne della stessa lista. Preciso che mio padre, rinunciando spontaneamente alla offerta di un assessorato, avrebbe potuto propormi alla carica ma ha preferito indicare il suo successore in ordine di preferenze. Sentirmi ora coinvolta in una supposta Parentopoli solo perché mio padre è in politica da molto tempo, suona come offesa. Mi rivolgo allora alle donne della politica, di opposizione e non, che sono fiere di esserlo e che rivendicano il diritto alla propria autonomia di scelta e di rappresentanza. Sentire cucirmi addosso l’ etichetta di entrare a far parte di un Cda importante come quello dell’Atac solo perché “figlia di”  è un’offesa alla mia dignità di donna, quella dignità alla quale si appella sempre la sinistra. Io sono solo Milena Mercuri membro di un cda perché una legge sulle quote rosa me lo consente e perché un sindaco ha avuto fiducia in me».

(l. b.)

 

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