A sinistra Vincenzo Muccioli nel 1989 alla presentazione del libro sul caso Tolentino nella sala del Cenacolo del Parlamento italiano. Al tavolo anche gli autori del libro Giovanni Cordova e Luca Patrassi
di Luca Patrassi
La serie Netflix dedicata al fondatore di San Patrignano Vincenzo Muccioli ha riacceso i riflettori e l’interesse sulla comunità terapeutica di Coriano e sull’opera dell’ex albergatore che, vedendo i primi tossicodipendenti in strada, decise di cambiar vita dando inizio a quella “Sanpa” che sarebbe divenuta la più grande comunità europea.
Oggi, come allora, reazioni in serie e media pronti a riaffrontare quegli anni. L’onda dei ricordi tocca anche Tolentino, siamo sul finire degli anni Ottanta. La storia si apre nell’agosto del 1986 quando nello studio di un notaio si dà lettura di un testamento, quello dell’industriale ottico pescarese Pietro Barberini che dona un fabbricato colonico ed undici ettari siti in Tolentino a Vincenzo Muccioli con l’obbligo di farne una comunità terapeutica e di chiamarla Ulisse Mercorelli. Sembra un regalo di Natale, Muccioli presenta un piano al Comune di Tolentino ai primi di dicembre, ma l’accoglienza del Comune – maggioranza di centro sinistra guidata dal Partito comunista, con socialdemocratici, repubblicani e socialisti – si manifesterà opposta rispetto alle aspettative.
Prima esce allo scoperto un assessore anticipando la contrarietà e sostenendo che l’arrivo dei tossicodipendenti avrebbe creati problemi, anche di gestione dell’Aids, a Tolentino, poi la giunta a guida Paolucci corregge il tiro dicendo che c’è un problema di destinazione urbanistica per l’area. Il no comunque resta, si mobilitano i media nazionali e Tolentino diventa il terreno di scontro: da una parte quanti si schierano con San Patrignano per dare una risposta al problema crescente della tossicodipendenza, dall’altra quanti temono “l’invasione delle truppe” di Muccioli.
Assemblee cittadine con Vincenzo Muccioli disertate dall’amministrazione comunale e viceversa assemblea del Comune senza San Patrignano, non invitata. Peraltro, in quegli anni, non è che Tolentino fosse immune dal problema della droga, diversi i morti per overdose anche in quella tranquilla cittadina di provincia. La giunta di centrosinistra – c’è il fondato dubbio che anche con il centrodestra al governo la musica sarebbe stata identica – non rilascia la concessione edilizia per l’attività della comunità terapeutica. Polemiche durissime che vanno avanti per un paio di anni. Esce anche un libro opera di Giovanni Cordova e di chi scrive queste righe («Gli invasori. Il caso Tolentino- San Patrignano 3», edizioni Tracce di Pescara, tre edizioni) che viene recensito e presentato in molti luoghi, celebri e meno, dalla Sala del Cenacolo del Parlamento italiano al Pilastro a Bologna passando per Firenze, Palermo e Milano). Oggi San Patrignano coltiva quei terreni di Tolentino, ma nulla più. Il motivo vero di quel no di 32 anni fa è sempre rimasto sospeso in aria, il dubbio che il problema non siano stati i tossicodipendenti e la destinazione urbanistica dell’area. Molti dei protagonisti tolentinati di quegli anni non ci sono più, ed anche tra gli attuali non c’è tutta questa voglia di parlarne ancora. Passano i decenni, ma l’argomento resta spinoso. Un caso Muccioli anche a Tolentino, anzi un casone, verrebbe da dire.
che peccato
Considerando quello che si vede nel docufilm forse abbiamo scampato un pericolo.
Giusto o sbagliato che sia metodi di comportamenti ecc . C'è solo da sperare di non aver mai bisogno di questi centri. Troppo è pura utopia
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Questa vecchia storia raccontata da Luca Patrassi è ancora attuale. Oggi come allora, infatti, dei tossicopendenti non frega niente a nessuno.
Alla fine del giro, dopo tanti paroloni sulla insignificante prevenzione, su una repressione che è solo fittizia e sull’aspetto terapeutico che è sempre meno finanziato ed attenzionato dallo Stato e dalle Regioni, la sostanza è che i tossicodipendenti e le loro famiglie, che quando si trovano nel tunnel della droga non sanno dove sbattere la testa, devono arrangiarsi da soli. Cioè, di fatto, sperare nella provvidenza divina.
Caro Peppe Bommarito, cerchiamo di essere onesti, almeno alla fine della nostra vita. Il PCI, con il suo “spinello libero che non fa male” e che continua oggi col PD e all’epoca con la modica quantità ad uso personale, altro non ha fatto che espandere la droga. Veniva camuffata la necessità di rispettare la volontà del drogato a drogarsi, tacendo però che chi non aveva i soldi per la dose, o per le dosi, e non fosse figlio di papà benestante, la droga doveva farsela da solo, spacciando. Quindi, il PCI, e oggi il PD, era ed è per l’utilizzo della droga, con l’occulto obiettivo che, poichè un drogato è uno che cerca solo “mamma droga”, non rompe su argomenti fastidiosi per il potere. Non vedete quanti diritti danno ad uno spacciatore, con motivazioni umanitarie, quando uno spacciatore è solo uno che attenta alla vita e alla manipolazione mentale e fisica dei nostri figli e nipoti…
Quindi, compagno Peppe, se vogliamo levare i paraventi che nascondono il probelma droga, dobbiamo dire la verità che abbiamo vissuto, spesso pagando con dolore personalmente, come è capitato a te, e per puro caso non è capitato a me. Se non vai dietro al paravento e non vedi il disegno politico che c’è dietro (un disegno di morte, come di morte è quello dell’aborto fino al nono mese, fatto passare per conquista della civiltà), rimarrai a cercare i responsabili solo nella mafia. Mentre invece il piano della manipolazione mondiale della mente giovanile è oltre, e va ai piani alti del potere mondiale.
Caro Giorgio, quello che tu scrivi io lo sostengo da almeno 10 anni.
Ancora una conferma che la sinistra conosciuta come punto di riferimento degli ultimi, sensibile ai disagi è quella che non ha permesso che ciò avvenisse a Tolentino …..ora capirà che è sparito questo pci per le politiche che non rispettavano e non rispettano l’ ideologia che lo ha fatto nascere….si sono imborghesiti ” malamente” ignoranti o furbi?
Si può essere borghesi e ricchi anche difendendo e prendendosi cura dei più bisognosi e deboli, non è questione di partito, è di moralità, umanità, intelligenza tanto blaterata ma totalmente dimenticata .
Muccioli disse che rifiutava «incameramenti politici ed ecclesiastici».
Politicamente significa tagliarsi…. qualsiasi appoggio a livello nazionale, dire ecclesiastico, sicuramente a livello locale. Saltiamo il tutto e chiediamoci se poteva essere un mero caso di concorrenza? La risposta potrebbe essere semplicemente questa. Oppure a quel tempo seppur Tolentino rappresentava uno dei centri con il maggior numero di eroinomani prima, poi malati di Aids che sarebbero comunque morti e che il suo cimitero è pieno di giovani che hanno lasciato a metà strada e a volte anche prima la loro vita poco è sembrato fregare . Ad ognuno fare la propria riflessione. Non servirà a niente? Probabilmente; ma chi disse no se morto riposi in pace se ancora vivo spieghi e si ricordi di quanta gente alloggia nei loculi, sotto terra o già nell’ossario del cimitero di Tolentino. Dica pure se riesce a dormire bene, mi sa proprio di sì. L’unica cosa sicura che possiamo dire che come da San Patrignano se non tutti ma certamente in tanti sarebbero rientrati in società e non più come drogati avrebbero condotto la propria esistenza.