Giulia Boccassi e Cinzia Maroni
di Giulia Mencarelli (foto di Fabio Falcioni)
Dove non arriva il Don Giovanni interviene la giustizia. Si riparte con la tre giorni degli aperitivi culturali (ultimo weekend pieno), nella cornice dell’ex Asilo Ricci. La curatrice degli aperitivi, Cinzia Maroni, lancia una nuova sfida: Don Giovanni ai tempi del Me too. Noto movimento femminista contro le molestie sessuali e la violenza sulle donne, il Me Too portò alla condanna dell’ex produttore cinematografico statunitense, Harvey Weinstein. Da questo mondo, oggetto spesso di difficili interpretazioni, le ospiti d’eccezione, Giulia Boccassi e Angela Azzaro, sono ripartite. Avvocato penalista presso il Foro di Alessandria e componente della commissione Pari opportunità dell’Unione delle Camere penali, Boccassi, con chiave giuridica ha definito il Don Giovanni come «l’archetipo del Me Too». «Nell’analisi delle carte, sia della parte lesa che del (presunto) colpevole, è necessario mantenere un occhio clinico neutrale. Così come in Donna Anna con Don Giovanni». L’avvocatessa sottolinea poi come, in Donna Anna, non si legga il comportamento tipica della vittima ma anzi la stessa insegua il suo “colpevole”. Altra versione quella della giornalista nonché vicedirettrice del giornale Riformista, Angela Azzaro, che in collegamento Skype ha sottolineato come «dal 1979, quando nacque l’idea di documentare il processo per stupro ad oggi, vi sono ancora troppi luoghi comuni. Smettiamola di difendere una continua contraddizione culturale e politica del maschile e femminile ma piuttosto tuteliamo il nostro Stato di diritto».
Arricchito dai video clip di Riccardo Minnucci e dai recitati di Gabriela Lampa, questo appuntamento ‘giuridico’, è stato accreditato dall’Ordine degli Avvocati di Macerata ai fini della formazione forense. La forma del dongiovannismo, quindi, viene chiamata in causa ogni volta che un’ipotesi di molestie sessuali sale alla ribalta della cronaca. La seduzione come reato? Un silenzio, quello condiviso dalla platea, con la presenza anche del candidato sindaco del centrodestra Sandro Parcaroli. Un silenzio dal quale le due ospiti si sono esposte in maniera concorde. «Gli atteggiamenti ricompresi nel Me too, spesso, non trovano una loro dimensione processuale andando così ad intaccare le debolezze femminili» ha spiegato la penalista. Dall’altro canto, la giornalista ha spiegato come «sia fondamentale giocare su un cambiamento dei ruoli. È vero che vi un collettivo senso di contrarierà alle molestie ma poi ci si poggia troppo facilmente sul maschio seduttore e la donna angelica». Nella continua analisi degli atteggiamenti di certi protagonisti dell’opera mozartiana, la Boccassi suggerisce una soluzione e cioè quella di «non vendicarsi istintivamente ma ricorrere alla forma processuale». Lungi dalla patologia del processo mediatico, fortemente criticato anche dalla giornalista, l’avvocato nota come il Don Giovanni libertino «non sia da condannare con gli occhi del maschilismo, ma piuttosto ripreso per il suo ‘semplice’ divertimento, di seduzione e poi di abbandono». Maroni, in conclusione, ha riportato la positività del personaggio libertino, rassicurando che «con Don Giovanni più che per seduzione possiamo condannarlo per ben altri reati che lo stesso pagherà, poi, con la morte nella discesa agli Inferi». Appuntamento arricchito dalle leccornie gentilmente offerte da Il Contadino e la Ribolla dei colli maceratesi.
Appuntamenti di sabato 1 agosto con i direttori d’orchestra delle due opere in cartellone, Francesco Lanzillotta (Don Giovanni) e Vincenzo Milletanì (Il Trovatore) insieme al direttore musicale della Form (Fabio Tiberi): Ma che musica, Maestro! e domenica 2 agosto con Pasquale Stoppelli in Don Giovanni nei Promessi Sposi.
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