Due infermiere dell’ospedale di Camerino all’inizio del turno. Nell’articolo le interviste ad alcuni dei loro colleghi
di Monia Orazi
Vite in corsia, tra i pazienti malati di Covid, che giacciono sui letti dell’ospedale di Camerino, da domenica è iniziata una nuova vita per tutti gli operatori sanitari dell’ospedale di Camerino, sino a quel giorno alle prese con malati ricoverati a cardiologia, rianimazione, chirurgia, medicina o ortopedia, nella tranquillità di un ospedale di provincia. Da allora sono in prima linea, basta un movimento sbagliato, il togliersi un guanto prima di essersi tolti altri indumenti contaminati, per mettere a rischio la propria salute con il virus di una malattia sconosciuta, che sta diventando un’emergenza mondiale. Molti vivono separati dalle famiglie, come se stessero in missione all’estero, per non far correre rischi ai propri cari. Devono svolgere un ruolo mai ricoperto prima, con una divisa rinforzata e dispositivi che proteggono occhi, naso e bocca, che una volta tolti lasciano solchi e segni rossi sul volto. Abbiamo voluto raccogliere le loro voci, per sapere come stanno vivendo queste giornate difficili, in un lavoro che oggi più che mai è diventata una missione.
Hanno chiesto di restare anonimi, per tutelare la loro privacy (non si tratta comunque delle infermiere che compaiono nella foto in alto). Racconta un’infermiera che ha vissuto il cambiamento sin dalle prime ore: «Siamo stati avvertiti in modo veloce che da domenica l’ospedale sarebbe stato convertito a struttura di riferimento per la cura del Covid 19. Non sapevamo nulla di quella che sarebbe stata la situazione, siamo stati entrati in servizio, con dispositivi di protezione individuale, le cose sono state fatte in fretta, rappezzate, non erano pronti con l’organizzazione, la situazione era abbastanza drammatica, non era quella che ci aspettavamo. Un conto sentirne parlare in televisione, un contro trovarcisi dentro. E’ un lavoro complicato, ci sono delle difficoltà causate dai dispositivi di protezione, difficoltà nei movimenti e di visuale. Sono venuti nuovi medici, si sono integrati bene con noi, sono cordiali, hanno compreso le nostre difficoltà. Ci sono pneumologi venuti da Macerata e Civitanova, con tutti stiamo facendo un ottimo lavoro di equipe, questo è stato una bellissima scoperta». La difficoltà, spiega la dipendente è quella di dover sostenere ritmi intensi e mansioni in parte nuove: «La difficoltà reale è la scarsa preparazione, su questa malattia sconosciuta non si hanno competenze, per noi il problema riguarda la difficoltà di lavorare con presidi di protezione, non abbiamo mai avuto a che fare con infettati reali, prima di questi giorni, all’ospedale di Camerino. Il lavoro quotidiano è difficile perchè c’è una rapida movimentazione dei pazienti, si vede se in base alle sue condizioni è trasferibile altrove, c’è un movimento di pazienti e tempi rapidi di consegna delle terapie, tutto molto veloce e si crea confusione, i nostri turni pur essendo sempre gli stessi come orari stabiliti, sono molto lunghi, perchè è complicato lavorare con tutte le precauzioni da prendere, per tutto l’orario di lavoro non si riesce a bere e non ci si può fermare, la svestizione è complicata per andare al bagno. Il tutto si complica per chi ha più anni, si deve tenere presente anche il cosiddetto percorso sporco o più pulito, per il transito dei pazienti».
Dietro la grande professionalità e la preparazione di anni di lavoro in corsia, non si nasconde la paura di dover affrontare un nemico ignoto, racconta l’infermiera: «Abbiamo tutti molta paura, perchè in circostanze come queste la carica virale è moltiplicata. Vale per tutti, infermieri, medici, operatori socio sanitari, non abbiamo paura tanto per noi, quanto per chi ci circonda, i nostri familiari. Adesso vivo in una stanza al piano terra, diviso dal resto della famiglia, perchè non voglio farli rischiare. C’è chi ha bambini piccoli, chi genitori anziani, il timore è grande, il nostro è un discorso etico, ognuno deve fare la sua parte. Ci siamo dovuti trasformare in quello che non siamo, non abbiamo mai trattato malattie di questo tipo. Si potrebbero fare turni più brevi, magari di sei ore, al momento sono addetti ai più gravi anche gli infermieri della sala operatoria, ci sono sei, sette infermieri per turno, al posto dei soliti cinque che normalmente erano addetti ai posti di rianimazione prima dell’emergenza. E’ dura ma è questo il nostro lavoro e noi facciamo la nostra parte».
Un’altra infermiera racconta lo stato d’animo con cui lavora in queste lunghe e difficili giornate: «Siamo allo stremo, facciamo turni pesanti e non avendo un’ala di decontaminazione dove fermarsi non beviamo e non andiamo al bagno durante il turno, la caposala ci aiuta molto, anche ieri è rimasta dalle otto di mattina alle 9 di sera. E’ pesante lavorare con tutti quei dispositivi, con il doppio guanto si perde la sensibilità dei polpastrelli, non si riesce ad incannulare. La fortuna è che ci sono tutti pazienti stabili a parte qualcuno. Anche io mi sono allontanata dalla mia famiglia, vivo con alte due colleghe e non so per quanto tempo, ma sapere loro lontano da me mi fa stare meglio. Il primo turno che ho fatto è stata la notte di 10 ore, senza mai andare al bagno e bere, è stato complicato fare prelievi la mattina con il doppio guanto e con la mascherina appannati». Aggiunge la donna: «Riguardo ai dispositivi all’inizio sono stati poco chiari e alcune cose che ci hanno spiegato poi non abbiamo potuto applicarle perché non c’erano i dispositivi. Ci hanno detto di guardare sul sito dell’ Asur, ad esempio per il doppio camice impermeabile. Sappiamo che purtroppo questi dispositivi scarseggiano in tutta Italia, dunque dobbiamo evitare sprechi, solo di notte abbiamo la possibilità di cambiare la mascherina p2, che dura sei, otto ore, è giusto evitare gli sprechi». Un’altra dipendente ha scelto di separarsi dalla sua famiglia: «Si lavora 8, 10 ore continue, è come se avessi una busta di plastica intorno alla testa. Ci sono stati forniti i presidi, ma è molto pesante lavorare con quei dispositivi, la caposala resta insieme a noi dalle 7 alle 22. Sono emotivamente a pezzi, resto a Camerino, ospite di una collega e non so quando tornerò a casa, per il bene di mio marito e dei miei figli. Ho fatto la valigia, sapere che io sono qua e loro a casa senza di me, mi fa sentire più tranquilla». Una dipendente fa notare i rischi di lavorare in estate con i pesanti, ma necessari dispositivi di protezione: «A medicina durante il periodo estivo ci sono temperature insopportabili, dato che non si può prevedere la durata dell’emergenza, diventerà impossibile lavorare con tutti questi dispositivi a quelle temperature, quando arriverà il caldo estivo. Sarebbe un aspetto da prendere in considerazione già da ora e non all’ultimo minuto. Ho voglia di lavorare anche in questa situazione di emergenza, ma se non ci dovessero essere i dispositivi o la possibilità di fare almeno una pausa a turno, si potrebbe creare una situazione di rischio». Riguardo alla situazione degli operatori sanitari, durante l’emergenza Coronavirus, interviene con una nota Elisabetta Guglielmi, segretario provinciale del Nursind di Macerata: «A seguito della massiva diffusione del contagio da Coronavirus, consapevoli della difficoltà di isolare un numero così elevato di contagiati, considerando che ad oggi tutti i pazienti potrebbero essere dei possibili contagiati, anche se asintomatici, chiediamo di alzare il livello di prevenzione in tutte le strutture dell’Area vasta 3, sin qui attivato. A tutela di tutti i lavoratori e dei cittadini stessi, chiediamo nello specifico di fornire urgentemente, idonei presidi, adeguati alle diverse situazioni di tutti gli operatori. Chiediamo inoltre di potenziare ed intensificare tutti i servizi di sanificazione da parte delle ditte esterne, così da incrementare le azioni di sanificazione effettuate dal personale dipendente, impiegato in attività assistenziali. Abbiamo appreso con piacere le azioni adottate a potenziare l’assistenza sanitaria nel presidio di Camerino, e l’arrivo dei container per il pre-triage richiesti dal Nursind, siamo però consapevoli che solo con un’azione decisa ed unitaria, riusciremo a contrastare questa critica situazione. Le ultime notizie dicono che si stanno predisponendo in medicina camere inizialmente per un paziente, ora diventate per due, in barba all’isolamento». Il dottor Pietro Cruciani, della Uil Medici, denuncia la mancanza di dispositivi di protezione individuali, per medici di base e guardie mediche: «Consapevoli del gravissimo momento e della situazione che sta attraversando il sistema sanitario nazionale, messo a dura prova dall’emergenza Coronavirus, chiediamo di fornire anche ai medici di medicina generale ed ai medici di continuità assistenziale, tutti quei dispositivi di protezione individuale, come mascherine e guanti, importantissimi ai fini della prevenzione da possibili contagi. A livello nazionale sono state modificate le norme, è consentito richiamare in servizio medici anestesisti in pensione, purchè non abbiano superato i 70 anni di età. Il mio pensiero va a tutti i colleghi e gli operatori sanitari, che sono in prima linea all’ospedale di Camerino e negli altri presidi della Regione, dedicati alla cura dei pazienti affetti da Covid 19».
Spero che passata questa pandemia vengano riconosciuti premi per tutti loro, medici, oss, osa, volontari, personale delle pulizie, etc..... GRAZIE
Se mai leggerete questi commenti : grazie per tutto quello che state facendo siete davvero degli angeli
Bravissimi ragazzi!!!! Forza!!!!
Forza ragazzi siete grandi!
Lo stipendio deve essere pagato doppio..
Se volete uscire da questo incubo ed aiutare il personale sanitario state a casa più possibile.
In questo momento sono loro che tengono sulle spalle il peso più grande,grazie a tutti!!!
Siete meravigliosi tutti! ma speriamo che passata la pandemia si ricordino di voi perché a volte gli italiani hanno la memoria corta. Coraggio
Veramente grazie a tutti voi
Grazie
Forza forza un abbraccio
Onore a voi
Bravi e professionali
Grazie
Siete la nostra speranza Grazie di ❤️a tutti voi medici infermieri
Brave siete proprio professionali e coraggiose grazie di tutto ❤️
Siete stati sempre un ospedale di eccellenza e ora lo dimostrate ancor di più...tanto coraggio.. buon. Lavoro!!❤️
Purtroppo per ora possiamo solo ringraziarvi e ammirarvi per la vostra dedizione!!!❤❤❤❤
Un caro saluto a tutti i colleghi radiologi ed i tecnici di Radiologia di Camerino! Un abbraccio da lontano...io sono “vecchietto” altrimenti sarei anch’io in prima linea!Vi saluto da casa ma sono sempre con voi ...! Forza ragazzi che ce la faremo anche e soprattutto grazie a voi...!
Siete meravigliosi, noi continuiamo a fare la nostra piccolissima parte
Dirvi Grazie è poco tutti dovremmo aiutarvi quindi io vi aiuto RESTANDO A CASA fatelo tutti così aiutiamo i nostri infermieri e dottori GRAZIE
Ci voleva una pandemia per far comprendere che i tagli alla Sanità sono sempre stati un crimine. Sperando che il messaggio arrivi forte e chiaro GRAZIE a chi con dedizione e competenza sta sacrificando tutto...tutti i giorni.
Grazie di tutto ❤
Forza coraggio. Siete bravissimi
Grazie ❤️
Grazie!❤
Dalla Spezia un fraterno saluto a tutti.❤✌
Grazie di vero ❤️! io resto a casa
Eroici!!!!!❤
Grazie per quello che fate non vi saremo riconoscenti mai abbastanza.
Grazie ragazzi ❤
Bravi angeli custodi encomiabili ed instancabili. a voi la riconoscenza del popolo Italiano .
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grazie grazie grazie siete il nostro orgoglio buon lavoro
BRAVE/I COMPLIMENTI E GRAZIE A VOI TUTTI DEL COMPARTO SANITÀ, FORZA, SIETE LA NOSTRA SALVEZZA.
SPERO CHE IL GOVERNO NON SI DIMENTICHI DI TUTTI VOI CHE SIETE STATE/I IN PRIMA LINEA.
Siete i nostri angeli, grazie infinite per tutti i vostri sacrifici
altro che angeli stanno rinnegando se stessi, grazie ragazzi!