Cinzia Maroni e Marilena Sparapani
di Marco Ribechi
Sale Alberto Batisti sulla pedana degli Aperitivi Culturali e la musica rapisce il pubblico presente. Il direttore della Sagra Musicale Umbra, introdotto da Marilena Sparapani, presidente di Sferisterio Cultura, ha rapito gli Antichi Forni con un’analisi del Flauto Magico in cui ha svelato alcuni trucchi utilizzati da Mozart nella partitura della sua opera. L’incontro è stato aperto da alcune letture di Gabriela Lanza e dall’introduzione di Cinzia Maroni: «Fino ad oggi abbiamo sempre parlato del lato oscuro del Flauto, oggi ne vedremo la luce». Il punto di partenza di tutta la trattazione è la dimensione fiabesca del Flauto, che attraversa tutta la storia e che ha ispirato nelle generazioni successive tanti letterati e musicisti: «La lettura delle fiabe ai bambini è un fenomeno oggi acquisito ma non è sempre stato così – spiega Batisti – Mozart per la prima volta porta la fiaba nel mondo dell’opera visto che il genere era rinato nel ‘700 con l’importazione del libro Le mille e una notte, che aveva riscosso un enorme successo».
Alberto Batisti
Nella cultura tedesca Settecentesca la fiaba rappresentava la voce del popolo e della natura, lontana dalle accademie e destinata a diventare uno dei cardini del Romanticismo: «Con la fiaba si riscopre il mondo fantastico, il sogno e l’incubo, l’immaginario – prosegue Batisti – è una sorta di reazione al primato della ragione. Il Flauto in questo è un cortocircuito, Tamino deve usare le armi della ragione ma queste armi esistono in un mondo totalmente irreale». Il primo brano analizzato è la presentazione della Regina della Notte: «Qui Mozart usa la tonalità del Sol minore – spiega Batisti – cercando di impietosire il pubblico ma nella parte successiva rivela che la Regina sta mentendo, dopo averla caricata di elementi patetici svela il sortilegio». Mozart, nonostante l’opera sia di chiari riferimenti massonici, non vuole scrivere un lavoro esoterico, al contrario pensa a un pubblico eterogeno che deve rimanere incantato di fronte al suono, pensa anche ai bambini e infatti il Flauto si adatta ad essere rappresentato con marionette o burattini. «E’ praticamente un romanzo di formazione – prosegue Batisti – il percorso di un giovane uomo alla conquista di se stesso. Quando Tamino incontra il sacerdote del tempio Mozart usa il La minore, la tonalità dell’incertezza, dello sbando poichè non sa se combattere i sacerdoti o se unirsi a loro in fratellanza».
Gli Antichi Forni
E’ quando Tamino suona il flauto che il personaggio entra in un’altra fiaba legata al mito di Orfeo: «Supera i confini della natura portando la musica agli umani – spiega l’ospite – La musica infatti tira fuori dall’uomo il dio interiore, è una componente sacra che accende l’umanità verso il bene, è la potenza dell’armonia. Questo era anche il progetto sociale e massonico di Mozart, creare armonia per il bene dell’umanità. La realtà ci dice che violenza, vendetta, accanimento sull’altro e paura del diverso sono la natura più ferina dell’uomo che prevale su quel nobile intento. In ogni caso vuole dirci che la convivenza è l’unico modo per creare armonia». E gli Antichi Forni esplodono in un applauso sincero di gratitudine. L’aperitivo a base di prodotti di canapa è stato offerto da Cartechini Olii, domani Cesare Catà e Gian Luca Paolucci saranno gli ospiti dell’ultimo appuntamento della settimana. Stasera allo Sferisterio la terza recita del Flauto Magico di Graham Vick alle 21 e domani, stessa ora, la terza dell’Elisir d’amore di Damiano Michieletto.
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