Dalla luce alla notte più buia:
il Flauto Magico tra Goethe e Bergman

APERITIVI CULTURALI - Scroscianti applausi agli Antichi Forni per Andrea Panzavolta che ha illustrato il pericolo di una verità assoluta e totalizzante, emblematico il personaggio di Sarastro nell'opera di Mozart

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Cinzia Maroni e Andrea Panzavolta

 

di Marco Ribechi

Andrea Panzavolta strappa applausi agli Aperitivi Culturali come se fosse un debutto al teatro. La sua analisi del Flauto Magico di Mozart, in scena allo Sferisterio proprio questa sera nell’allestimento di Vick che nei giorni passati ha fatto molto discutere, ha lasciato i presenti quasi senza parole. Del resto il giornalista esperto di musica, cinema e teatro, è un habitué degli Antichi Forni e ogni anno torna per offrire un approfondimento inedito e succoso per i suoi ascoltatori «Anche il rivedersi è un dio» dirà citando Euripude. L’argomento del giorno era “Tra Bergman e Goethe: il flauto segreto”. Ad aprire l’incontro la lettura di una lettera di Mozart a cui ha dato voce Gabriela Lampa seguita da due filmati: il finale del Flauto Magico di Ingmar Bergman e il trailer di Shining, di Stanley Kubrick.

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Andrea Panzavolta

«L’assunto iniziale della mia trattazione – spiega Panzavolta – è che nel Flauto magico si nascondono dei coni d’ombra. Pamino odia Sarasto perché è un tiranno, un mostro, ma cosa significa esattamente? Sarastro è un dotto, un saggio ma è caratterizzato da un oggetto, il settemplice cerchio solare, che non è un semplice amuleto ma, al contrario, dona un potere enorme a chi lo possiede». E nella simbologia del sette è racchiusa la chiave di lettura: «Sette sono i cieli, le note musicali, la vita esemplare formata dalle quattro virtù cardinali e le tre teologali  – prosegue il giornalista – quattro è il numero della terra che sommato a tre, quello degli astri rappresenta le stagioni e quindi lo scorrere del tempo. Astrifiammante conosce il potere del sette e per questo vuole uccidere Sarastro che però allo stesso tempo è onniveggente e onnipotente».

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Il quadro di Goya Il 3 maggio 1808

Ma il potere della visione unito alla conoscenza e al potere porta con sé anche un grande pericolo: «Sarastro si investe in maniera divina del proprio potere in quanto sacerdote di Iside e Osiride – continua Panzavolta – E’ anche l’idolo dei sacerdoti che guida. Sembra il preludio ad uno stato totalitario in cui la notte, quindi l’alternativa, è sconfitta e bandita per sempre». Sia Bergman nella sua trasposizione cinematografica, sia Goethe che scrive Frammenti del secondo flauto magico, una prosecuzione dell’opera di Mozart, decidono infatti di terminare le storie con la scomparsa del sacerdote Sarastro. «Hanno letto i bacilli della peste, come direbbe Camus, nell’eccessivo splendore di Sarastro – dice Panzavolta – Nessuna conquista è per sempre e i due autori ne percepiscono l’ambiguità. La verità non è una cosa riservata agli eletti ma al contrario è errante e va rinnovata, altrimenti troppa luce potrebbe accecare. A pochi anni dal suo scritto Goethe vede avverarsi la profezia: dei soldati della Rivoluzione Francese passano per le armi alcuni cittadini di Madrid che si erano opposti all’occupazione. Quella luce che doveva illuminare il mondo al grido di libertà, fratellanza, uguaglianza, diventa la più buia delle notti. Emblematico è il quadro di Goya Il 3 maggio 1808».

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Cinzia Maroni

E per concludere Kubrick, di cui era stato mostrato il trailer di Shining: «Nella storia del cinema nessun regista è riuscito come lui ad indagare le gioie e le follie della ragione – conclude il giornalista – pur essendo un horror Kubrick rinuncia alle scene di buio, tutto è illuminato. Il protagonista è accecato dal desiderio di ordinare il caos attraverso la scrittura mentre il bambino è dotato di chiarità che consente di vedere senza la pretesa di spiegare tutto. Mettere la notte fuori dalla vista può essere un’operazione pericolosa perchè il giorno che verrà potrà trasformarsi nella più buia delle notti». Conclusa l’affascinante esposizione i Forni sono esplosi in un lungo applauso «Sono quasi commossa – dice Cinzia Maroni – oggi tutti usciremo da questo incontro più ricchi». L’aperitivo finale è stato offerto dal nuovo ristorante Il Quartino che si è trasferito in corso della Repubblica. Il prossimo appuntamento è in programma il 3 agosto con Massimo Donà che affronterà il tema Magia e Filosofia.

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Il gestore dell’osteria Il Quartino di corso della Repubblica

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Gabriela Lampa



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