L’Aperitivo Culturale di Massimo Donà
di Marco Ribechi
Il Flauto magico tra filosofia e magia. Agli Antichi Forni di Macerata è inziata la terza settimana degli Aperitivi Culturali, l’appuntamento condotto da Cinzia Maroni per comprendere meglio le opere in cartellone e i retroscena culturali che ne hanno permesso la genesi. Ospite della giornata Massimo Donà, musicista e professore di filosofia teoretica. Con queste premesse Donà non poteva che addentrarsi nella più complessa e arcana delle tre opere presentate allo Sferisterio, il capolavoro di Mozart ricco di riferimenti simbolici e a tratti oscuri. «La filosofia cerca di capire le ragioni dell’accadere di un evento – dice Donà – ordinare il caos della vita. Ma gli amanti della sapienza da sempre hanno compreso che per quanto si cerchi di risalire alle cause precenti c’è sempre un limite che bisogna porsi ovvero quello della causa prima, originale, da cui scaturisce tutto il resto».
Massimo Donà
Questo principio identificato da Donà e fulcro del pensiero filosofico e teologico occidentale, è però inconoscibile. «La causa prima non può per definizione avere altre cause – continua il filosofo – quindi non è giustificabile, è irrazionale. Tutte le cause razionali fanno quindi riferimento a una causa irrazionale, è quello che Magritte chiamava il mistero dell’esistere e che più comunemente nel quotidiano chiamiamo miracolo, ovvero ciò che non ha una spiegazione razionale, come l’amore». E’ qui che entra in scena la magia di cui l’opera di Mozart è ridondante, come si evince anche dal titolo: «Il mago è colui che comprende che l’infinita varietà del mondo fa riferimento all’uno, al principio primo causa di tutte le cose – spiega Donà – a quella che possiamo chiamare la simpatia universale. L’unità non è descrivibile a parole, il filosofo sa che in ultimo termine la sua vocazione è magica, nel Flauto di Mozart questo viene rappresentato in modo straordinario».
Cinzia Maroni
Sarastro e la Regina della Notte Astrifiammante rappresentano le due metà in cui è stata frantumata l’unità originale. «Che cosa è il peccato in fondo – chiede Donà – se non il tentativo di separare l’inseparabile, il bene dal male. La nascita stessa è una separazione come diceva Anassimandro ma poi ritorneremo alla causa principale». E in questa scala di valori filosfici la musica ne rappresenta l’essenza: «La musica fa risuonare la molteplicità trasformandola in unità, assonanza – dice Donà – anche quando c’è dissonanza la musica puà restituire la consonanza. Per spiegare la causa di tutto non si possono usare le parole ma si può usare un suono». E simbolo dell’unità è anche la bellezza: «La bellezza è magia e l’amore è legato ad essa – conclude Donà – Tamino è spinto ad agire perchè resta incantato da Pamina, ma è un amore che va oltre, che gli donerà felicità onore e gloria. Quando ci si innamora degli altri ci si innamora di se stessi, cioè di ciò che nell’altro non distinguo da me, dell’uno, della causa prima. Oggi la scienza deride la magia e viceversa, siamo tutti arroccati a difendere le nostre posizioni dall’altro senza capire che l’altro siamo noi». L’aperitivo finale a base di Sushi e pinza è stato offerto da Di Gusto Italiano, domani l’appuntamento sarà con Alberto Batisti che commenterà le partiture del Flauto Magico.
Marco Guzzini di Di Gusto Italiano
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