di Ugo Bellesi
Sta ottenendo un grosso successo l’iniziativa di alcuni “volenterosi” (Letizia Carducci, Martina Fermani, Filippo Scarponi, Luca Tombesi e loro sostenitori) che, in preparazione della Raci, hanno promosso una serie di eventi che vanno sotto il titolo “Identità contadine” (e come sottotitolo “Con la Raci per raccontarci”). Dopo l’inaugurazione della mostra fotografica “Identità contadine” c’è stata la presentazione del libro “I dieci comandamenti per l’impresa contadina” a cura di Filippo Scarponi e subito dopo la “Caccia al tesoro di Villa Ficana”. Particolare successo ha avuto poi la presentazione del libro “Il vanto e la Gallanza” di Giuseppina Pieragostini (vincitrice del premio letterario per la saggistica “Parole di terra”) edito da Pentàgora, che ha richiamato nella sala “Castiglioni” della biblioteca comunale un foltissimo pubblico. Successo che poi si è ripetuto anche ad Amandola.
Su questo volume Valerio Calzolaio ha scritto una brevissima quanto interessante recensione: “Campagne del piceno. Il secondo dopoguerra (e anche prima). Si può vivere senza libri ma non senza il racconto. La narrazione è una componente vitale di ogni relazione umana, personale e sociale, scritta e orale, concentrata e diffusa, più o meno integrata da altri sensi e comportamenti. La piscologa Giuseppina Pieragostini ci consegna un delizioso volume di narrativa, di linguistica, di antropologia. “Il vanto e la gallanza” (la seconda indica la superbia del gallo nel pollaio) è costituita da 22 interessanti brevi capitoli tripartiti: i personaggi di una storia agricola affrescati col dialetto, la spiegazione delle espressioni dialettali, gli spunti culturali per avere una griglia sociale e il contesto critico durante la lettura. Certo, c’è una collocazione specifica nello spazio e nel tempo, che comunque non inficia un valore esplicativo generale per comprendere l’essere contadini, ovunque nei secoli. E quanto di ben contadino c’è in ognuno di noi”.
Nella sostanza è uno straordinario affresco del mondo rurale, in cui la narrazione consente un’introspezione psicologica e mnemonica interessantissima che poi si trasforma in un tributo empatico e vissuto alla marchigianità e ad intere generazioni di contadini. Della stessa collana, che sta avendo un sorprendente successo, fanno parte i libri “I frumenti” di Oriana Porfiri (che ci spiega tutto del grano: il tenero, il duro, i farri, le varietà locali e quelle selezionate e le loro genealogie), “Non ho tempo per la fretta” di Rosario Colaci (narra la storia di un contadino, danneggiato dal sisma, che è tornato a vivere con l’orologio della natura e del buonsenso, distante dal consumismo, dalla competizione, dalle luci artificiali e, per quanto può, dal denaro) e “Mescolate contadini mescolate” di Salvatore Ceccarelli (è questo un volume frutto di 35 anni di ricerche ed esperienze per sostituire le varietà imposte dalle multinazionali del seme, con altri vegetali selezionate dagli stessi coltivatori).
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