di Marco Ricci
I sindacati di Banca Marche hanno incontrato oggi i vertici aziendali dopo la richiesta di chiarimenti sul piano di salvataggio da parte dei rappresentanti dei lavoratori. Presenti all’incontro il direttore generale, Luciano Goffi, il capo del personale, Luciano Riggi e il responsabile delle relazioni industriali, Fabrizio Pigliapoco. Al termine dell’incontro i sindacati hanno fatto sapere che il dg Goffi ha confermato la “precisa volontà degli organi preposti di raggiungere una positiva conclusione entro la fine dell’anno” del salvataggio di Banca Marche. Questo confermerebbe non solo la volontà della Banca d’Italia, sotto la cui autorità vengono gestite le crisi bancarie, di traghettare l’istituto verso il necessario aumento di capitale, ma di farlo prima dell’entrata in vigore del bail-in. Secondo i sindacati, Banca Marche, data la delicatezza del momento, non ha ritenuto opportuno commentare le recenti ipotesi di salvataggio di cui si è parlato in questi giorni, tra cui quella relativa all’eventualità che nell’operazione possa venire convertite le obbligazioni subordinate.
I sindacati hanno di nuovo stimolato la grande assente nella gestione della crisi di Banca Marche, ovvero la politica marchigiana. Se altrove ben diversa è stata l’attenzione riservata dalla politica ad esempio al caso Banca Etruria – altro istituto commissariato dal Mef il cui dossier dovrebbe chiudersi subito dopo la conclusione del caso Banca Marche – in regione ci si è limitati a qualche Tweet o a esternazioni più di facciata che altro. Così, dopo il provocatorio toc toc del comunicato di ieri, i rappresentanti dei lavoratori hanno chiesto al neo governatore della Regione Marche, Luca Ceriscioli, se “sia interessato o meno al futuro della più grande azienda di credito autoctona. La nostra banca – si sono infine chiesti i rappresentanti dei lavoratori invocando un tavolo di consultazione – rappresenta una priorità per le istituzioni regionali?”
Venendo alla soluzione, è probabile che il comitato di gestione del Fondo Interbancario possa tornare a riunirsi la prossima settimane e non si esclude che uno dei temi sul tavolo possa essere proprio Banca Marche. La riunione segue non solo le ipotesi di salvataggio apparse sulla stampa ma anche le molte esternazioni di diversi importanti banchieri al recente Forum di Cernobbio. Più di un sopracciglio l’hanno fatto storcere le dichiarazioni del presidente del comitato di gestione di Intesa San Paolo, Gian Maria Gros-Pietro. Dopo aver affermato che i correntisti debbano rimanere tranquilli, Gros-Pietro ha infatti aggiunto come non sia pensabile che “i problemi delle banche mal gestite si riversino sulle banche che si sono comportate bene.” Senza ovviamente sminuire in alcun modo le responsabilità prettamente locali nel dissesto, più d’uno ha ricordato infatti, anche con una punta di malizia, come Intesa San Paolo – azionista di BM – abbia avuto per oltre un decennio un proprio rappresentante nei Cda dell’istituto marchigiano, questo senza che siano mai state sollevate particolari critiche alle vecchie gestioni, almeno da quanto si ricorda.Un rappresentante di Intesa San Paolo in Cda, tra l’altro, è indagato al pari di molti altri ex consiglieri di Banca Marche dalla Procura di Ancona nel fascicolo aperto sulle cause che hanno condotto al dissesto l’istituto di credito.
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