Banca Marche, risarcimento colossale
Chiesti 282 milioni di euro
agli ex vertici e alla società di revisione

L'istituto ha citato in giudizio Massimo Bianconi, gli ex vice direttori, due consigli di amministrazione e tre collegi sindacali per 100 milioni di euro di danni. Richiesta anche la restituzione di tutti gli emolumenti percepiti, compresi i benefit. Alla PriceWaterhouseCoopers ingiunto invece un maxi rimborso da 182 milioni per la "mancata rilevazione o denuncia delle irregolarità." La banca ha inoltre presentato dei decreti ingiuntivi per riavere i 4 milioni di euro di multe emesse da Bankitalia e mai pagate né dall'ex dg né da quasi tutti gli altri sanzionati

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Il quartier generale di Banca Marche a Jesi

Il quartier generale di Banca Marche a Jesi

di Marco Ricci

Ammontano a 264 milioni di euro i danni che Banca Marche ha imputato agli ex vertici dell’istituto dopo l’analisi di 37 finanziamenti che hanno causato alla banca una vera e propria voragine patrimoniale, pratiche approvate anche davanti a criticità dei prenditori o senza che fossero state inoltrate preventivamente ai consiglieri, così come proposte di fido il cui via libera era in alcuni casi arrivato senza i bilanci delle società o senza valutazioni sulla possibilità di rimborso. Gli ex vertici, a parere dell’istituto, avrebbero operato con “inescusabili violazioni di legge, della normativa della Banca d’Italia e del regolamento della stessa banca”. Un quadro che, oltre a confermare le conclusioni a cui è giunta la Banca d’Italia dopo le centinaia di pratiche ispezionate, ha spinto Banca Marche a citare in giudizio davanti ai magistrati del Tribunale di Ancona l’ex direttore generale, Massimo Bianconi, i quattro ex vice direttori, due interi consigli di amministrazione – quelli in carica dal 2006 all’aprile del 2012 – e gli ultimi tre collegi sindacali, tra cui l’ultimo insediatosi nell’aprile del 2012 e a cui viene contestata un’unica deliberazione, 9 milioni di euro concessi alla società “la Fortezza” del gruppo Lanari. Banca Marche, oltre ai presunti danni subiti, ha chiesto agli ex vertici il rimborso degli emolumenti ricevuti, così che la cifra complessiva al momento contestata supera i 300 milioni di euro. Un importo talmente elevato che l’istituto di credito, conscio dell’inesigibilità della somma, ha domandato al Tribunale di Ancona di condannare in solido gli ex vertici al pagamento di una provvigionale a dir poco colossale e pari a 100 milioni di euro. Ai giudici è stato inoltre richiesto di appurare le singole responsabilità e di calcolare, per ottenerne il risarcimento in altra sede di giudizio, tutti i danni diretti e indiretti subiti per via dei comportamenti in esame, anche quelli non di natura patrimoniale, riservandosi ulteriori integrazioni.

Price Waterhouse CoopersUn vero e proprio maxi risarcimento da 182.5 milioni di euro pende anche sulla società incaricata dal 2007 al 2012 di revisionare i bilanci di Banca Marche, la PriceWaterhouseCoopers. La Pwc,a cui è stato imputato dalla banca il danno derivante dagli affidamenti in esame erogati dal secondo semestre 2008 al 2012, è stata citata in giudizio per “non aver rilevato o denunciato” le gravi irregolarità che sarebbero emerse fin dall’esercizio 2007 e dunque, con il proprio operato, per essere stata causa di ulteriori danni avendo impedito l’emergere di segnali di allarme. Secondo i legali di Banca Marche – gli avvocati Franco Bonelli, Angelo Bonetta e Giuseppe Rumi – i rilievi non espressi dalla società di revisione avrebbero “ragionevolmente indotto gli amministratori a ravvedersi” o la Banca d’Italia a intervenire sulla gestione dell’istituto.

L'ex dg di Banca Marche, Massimo Bianconi

L’ex dg di Banca Marche, Massimo Bianconi

Nel complesso dei 264 milioni di euro di perdite derivanti dalle 37 erogazioni sotto esame, Banca Marche ha contestualizzato per ciascun amministratore e dirigente l’ingenza del danno a seconda delle deliberazioni di cui è stato, per il proprio ruolo, partecipe. Gli amministratori e i sindaci sarebbero per la banca responsabili delle proposte formulate, delle carenze nella gestione e nel controllo delle posizioni degli affidati. Ai dirigenti l’istituto addebita invece la responsabilità delle istruttorie, le proposte formulate agli organi deliberanti oltre a carenze nella gestione e nel controllo delle posizioni degli affidati. E se a Massimo Bianconi, così come all’ex direttore generale Stefano Vallesi, vengono contestate tutte le trentasette pratiche in esame, ammontano a 250 milioni di euro le perdite derivanti dai finanziamenti alla cui erogazione avrebbero partecipato l’ex presidente Lauro Costa e i consiglieri  Giuliano Bianchi, Bruno Brusciotti, Tonino Perini e i sindaci Piero Valentini, Franco D’angelo e Marco Pierluca. Sui 200 milioni viaggiano invece l’ex presidente di Banca Marche, Michele Ambrosini e l’ex vice direttore Claudio Dell’Aquila, mentre sono più di una dozzina gli amministratori e i sindaci che avrebbero contribuito, secondo l’istituto, a provocare un danno patrimoniale compreso tra i 100 e i 200 milioni di euro.

La sala dove si tengo i Cda di Banca Marche

La sala dove si tengo i Cda di Banca Marche

Banca Marche, come detto, vuole ottenere dal tribunale di Ancona anche il risarcimento degli emolumenti, dei bonus e dei rimborsi spese (inclusi i benefit) percepiti dagli ex vertici, per un’ammontare totale che si avvicina ai 30 milioni di euro. Secondo i legali della banca le somme sarebbero state percepite “indebitamente” poiché le prestazioni fornite, invece di creare valore, avrebbero arrecato gravi danni all’istituto. Le cifre contestate vanno dagli oltre 16 milioni di euro di Massimo Bianconi (6.5 milioni solo di bonus, 7 milioni di stipendi e oltre 2 milioni di contribuiti), agli emolumenti milionari degli ex vice direttori, al quasi milione di euro percepito negli anni dagli ex presidenti Lauro Costa e Michele Ambrosini. Tra i consiglieri di amministrazioni, ovviamente, le cifre più ingenti percepite e richieste indietro dalla banca sono riferibili a chi ricoprì per più tempo ruoli in consiglio o era membro del comitato esecutivo: Tonino Perini, Bruno Brusciotti e Giuliano Bianchi. Tra gli ex sindaci spiccano gli oltre 710mila euro richiesti a Piero Valentini e l’oltre mezzo milione di euro a Franco D’Angelo.

Il Tribunale di Ancona

Il Tribunale di Ancona

Sarà adesso il Tribunale di Ancona, che ha fissato la prima udienza del procedimento per il 15 dicembre, a stabilire la fondatezza delle richieste della banca davanti a quelle che saranno le prevedibili obiezioni dei legali delle parti chiamate in causa. I trentuno citati in giudizio, oltre alla Pwc, sono: l’ex direttore generale Massimo Bianconi, i vice direttori Claudio  Dell’Aquila, Leonardo Cavicchia, Pier Franco Giorgi e Stefano Vallesi, gli ex presidenti Michele Ambrosini e Lauro Costa, i componenti del comitato esecutivo Giuliano Bianchi, Bruno Brusciotti, Pio Bussolotto e Tonino Perini, gli ex consiglieri Aldo Birrozzi, Francesco Calai, Roberto Civalleri, Stefano Clementoni, Massimo Cremona, Walter Darini, Eliseo Di Luca, Germano Ercoli, Marcello Gennari, Roberto Marcolin, Mario Volpini, gli eredi di Dario Zini, oltre ai sindaci Agostino Cesaroni, Franco D’Angelo, Michele Giannattasio, Marco Pierluca, Pietro Paccapelo, Massimo Felicissimo e Alberto Landi, con gli ultimi tre a cui viene imputata la partecipazione ad un solo finanziamento.

La sede di Banca d'Italia a Roma

La sede di Banca d’Italia a Roma

SANZIONI DI BANKITALIA – Banca Marche ha presentato al tribunale di Ancona dei decreti ingiuntivi per riavere indietro gli oltre 4 milioni di euro di sanzioni che Banca d’Italia ha comminato agli ex vertici della banca e che l’istituto si è però visto costretto ad anticipare senza che i sanzionati le restituissero quanto pagato nonostante l’erogazione delle multe fosse immediatamente esecutiva. La maggior parte di coloro che sono stati raggiunti dalle multe non ha infatti ridato i soldi all’istituto di credito marchigiano, con la banca che, dopo una prima perentoria raccomandata inviata a novembre dello scorso anno, si è vista costretta a rivolgersi al Tribunale per riavere quanto gli spetta da questi nuovi particolari – e in alcuni casi milionari – debitori. C’è da immaginarsi che i tempi andranno però per le lunghe. Il giudice,  almeno in molti casi, non avrebbe concesso la provvisoria esecutività del decreto ingiuntivo e tutti coloro che sono stati raggiunti dall’ingiunzione di pagamento, tra cui l’ex dg Massimo Bianconi, hanno presentato opposizione contro la richiesta di Banca Marche di riavere quanto anticipato, forse in attesa del giudizio di secondo grado che pende presso la Corte di Appello di Roma, dove la prossima udienza è fissata per il 2016. I tempi, dunque, saranno adesso quelli di una causa civile. Le sanzioni emesse dalla Banca d’Italia nei confronti di Massimo Bianconi, dell’ex presidente Lauro Costa, oltre che di una decina tra dirigenti e amministratori sono risultate essere tra le più alte comminate nella storia.

 



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