Crac Civitanovese,
segnali che andavano compresi
Le colpe del Comune

L'ormai ex presidente Patitucci è il colpevole numero uno per il fallimento della società. Ma l'amministrazione doveva vigilare e far sì che la città non venisse presa in giro
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Andrea Busiello

Andrea Busiello

di Andrea Busiello

Dopo 96 anni, arriva il giorno più triste per la storia della Civitanovese. La società rossoblu, nata nel 1919, è stata dichiarata fallita dal tribunale di Macerata (leggi l’articolo). Un’onta mai conosciuta dal sodalizio rossoblu che sarà costretto a ripartire dalle categorie minori (si parla di Promozione, ndr) con una nuova proprietà e una nuova struttura societaria. Se da un lato il fallimento era la notizia che tutti i tifosi rossoblu attendevano con trepidazione per mettere fine a un vero e proprio incubo, dall’altro fare questa fine fa male all’orgoglio e alla storia di una società ricca di tradizione che negli anni sessanta ha calcato anche i campi della serie C unica. A chi attribuire le colpe di questo fallimento? In cima alla lista c’è Luciano Patitucci, presidente di una società che si era presentata come pronta a tornare tra i professionisti dopo i fasti di un tempo.

Il presidente Patitucci e la dottoressa Santinello in compagnia dell'assessore Balboni

Il presidente Patitucci e la dottoressa Santinello in compagnia dell’assessore Balboni

Durante l’estate i proclami erano parsi da subito troppo rumorosi, con una sede (mai pagata!) degna di una società di ben altri palcoscenici e con la promessa di rimborsi faraonici ai vari giocatori acquistati. Già a Natale l’andazzo era scritto: questa società non poteva durare a lungo. Scuse su scuse, malanni su malanni, presunte richieste di fidi bancari mai andati a buon fine: questa è la storia degli ultimi mesi del presidente Patitucci, sempre pronto a ribadire che entro breve la situazione si sarebbe risolta. La colpa non è solo di Patitucci ma anche dei vari collaboratori al fianco dell’imprenditore romano: da Muscariello a Bresciani, senza tralasciare Sabina Santiniello. A giorni alterni, ognuno dei collaboratori del presidente, dava le colpe delle difficoltà economiche al collega di turno. La realtà dei fatti è che questa società non aveva ragione d’esistere sin dal giorno della sua presentazione in pompa magna.

Il sindaco di Civitanova Tommaso Corvatta

Il sindaco di Civitanova Tommaso Corvatta

Troppi giri strani, troppi dubbi circa il passato di tutti i personaggi coinvolti e soprattutto c’era il fallimento di altre due società nel giro di pochi anni (Sulmona e Isernia, ndr) che doveva insospettire tutti. Le colpe di questo patatrac vanno anche all’amministrazione comunale che non doveva permettere questa palese presa in giro alla città: prima dei calciatori e dei creditori ci sono gli uomini. E gli impegni promessi dovevano essere mantenuti verso la città. A fare da garante ci doveva pensare il Comune che ha sempre appoggiato la nuova proprietà quando invece tutti sapevano che le promesse fatte da Patitucci e compagni suonavano molto strane (per intenderci il budget di 800mila euro millantato dal patron non viene speso nemmeno in Lega Pro da qualche società). La Civitanovese è morta. Dalle ceneri della società bisogna ripartire per costruire un futuro migliore. Partendo dal presupposto che l’avventuriero di turno non è gradito da queste parti.



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