di Claudio Ricci
Lo storico marchio del pane maceratese, la Parima, risorge ancora una volta dalle proprie ceneri entrando a far parte della Farmont, azienda con sede a Monteleone di Fermo di proprietà dell’imprenditore bolognese Pierluigi Peri. Dopo la chiusura improvvisa dello stabilimento di via Mozzavinci a Macerata nel luglio dello scorso anno, in seguito alla quale i 21 dipendenti rimasero senza lavoro (leggi l’articolo), oggi il brand dei panifici riuniti maceratesi torna a vivere anche se rimangono in sospeso diverse importanti questioni. Prima di tutto: Tfr e stipendi degli operai rimasti ad oggi insoluti.
«In seguito all’udienza che si è tenuta al Tribunale di Macerata il 22 ottobre – spiega Lidia Felicita Fabbri, rappresentante Cisl dei dipendenti Parima – tutti i crediti sono stati ammessi allo stato passivo fallimentare. Adesso occorre aspettare 30 giorni entro cui si possono avanzare eventuali opposizioni e poi chiederemo l’accesso al fondo di garanzia dell’Inps per ottenere le tre mensilità dovute e i Tfr non ancora percepiti». Buone speranze di ottenere i soldi dovuti entro l’anno dunque per i dipendenti. Altro punto oscuro le sorti del vecchio stabilimento oggi in stato di degrado avanzato (leggi l’articolo).
Di sicuro, per ora, c’è che la nuova proprietà non è interessata a ripristinare lo stabile di via Mozzavinci, operazione giudicata troppo dispendiosa. Non è chiaro però se la Farmont voglia o meno installare un altro impianto a Macerata o nelle immediate vicinanze, considerato che l’acquisto del marchio è stato per così dire “al ribasso”. «Hanno richiesto di acquistare il marchio – riferisce uno dei curatori fallimentari – dopo che era rimasto invenduto all’asta indetta in seguito alla chiusura dello scorso anno. L’interesse c’era perché il marchio è molto conosciuto e il prezzo era arrivato a zero».
Terzo ed ultimo nodo da sciogliere: l’utilizzo di un logo molto simile a quello della Parima da parte della Forni Maceratesi, società che ha sostituito la ditta di via Mozzavinci nella fornitura alla Sole e Bontà di Jesi di proprietà dell’imprenditore jesino Luca Gastreghini. Lo stesso Gastreghini aveva riavviato lo stabilimento Parima prendendo il marchio in affitto dalla vecchi proprietà.
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Tanto per chiarire:i soldi che andremo a prendere saranno sborsati dall’ INPS(denaro della collettività)e non dai tre DESAPARECIDOS coinvolti nel crak;il rimborso sarà parziale (perderemo il 30% dei tre stipendi,la tredicesima,la quattordicesima e i vari benefit accumulati).Spacciare(specialmente sulla stampa locale) una manovra finanziaria-speculativa come un piano di recupero del marchio mi sembra un pò eccessivo e irriguardoso nei confronti di chi ha versato lacrime e sangue per il bene dell’azienda e ora non vede riconosciuto il suo impegno tanto da non venir considerato in nessun piano di rientro lavorativo.IL marchio vivrà e qualcuno ci guadagnerà intanto lo stabilimento morirà(largo alla speculazione edilizia) e gli operai continueranno il loro Calvario non so se si può chiamarlo rilancio.Non ho niente contro il PERI e la Farmont ma la mia impressione è quella che a tirare le fila dell’operazione ci sia lo zampino di Gastreghini(a pensare male si fa peccato,ma molte volte ci si azzecca).Ma quello che più mi preoccupa sono i silenzi assordanti di chi pur avendo voce in capitolo non ha mai espresso alcuna opinione sulla vicenda(spero stiano lavorando nell’ombra).Per quanto mi riguarda vigilerò sempre su questa storia che non deve finire a tarallucci e vino.
Risorge?! Dalla padella alla brace!?