Emergenza lavoro nel Maceratese
Esplode il ricorso alla Cassa Integrazione
Benfatto: “Scivoliamo verso il sud del paese”

Nei primi tre mesi del 2014 le ore di Cig, secondo i dati Ires-Cgil, aumentano del 46% rispetto allo scorso anno. Preoccupanti anche le impennate dell'Aspi e delle indennità di disoccupazione. Per il segretario Cgil "Il fenomeno non sembra attenuarsi"

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Andamento in provincia di Macerata del tasso di disoccupazione (elaborazione Cm su dati Istat)

Andamento in provincia di Macerata del tasso di disoccupazione (elaborazione Cm su dati Istat)

di Marco Ricci

E’ ormai evidente che la crisi economica che ha investito le Marche e la provincia di Macerata non sia un fenomeno legato all’andamento complessivo dell’economia, ma la conseguenza di un tessuto produttivo e di un modello di sviluppo economico non più al passo con i tempi. Un modello che non sembra in grado di reggere le sfide, con il rischio di un progressivo consumarsi non solo delle risorse accumulate in passato dai maceratesi ma anche del compromettersi di quella qualità di vita che è sempre stata il punto di forza per la provincia.

I numeri parlano chiaro, con il tasso di disoccupazione nel maceratese che dal 2011 ad oggi – partendo da una situazione virtuosa – ha raggiunto la non invidiabile media italiana, sintomo di una provincia che è andata molto peggio rispetto al resto del paese. Numeri oltretutto che – se focalizzati sui giovani – diventano impressionanti, con un tasso di disoccupazione giovanile balzato nel 2013 sopra il 40% contro il 17.4% del 2010. E se per il lavoro il 2013 è stato un anno drammatico,  il 2014 è iniziato nel peggiore dei modi.

A lanciare nuovamente l’allarme occupazione è stata oggi l’Ires-Cgil che ha elaborato i dati Inps relativi al maceratese per quanto riguarda la cassa integrazione  e le richieste di indennità di ASPI, disoccupazione e mobilità che interessano coloro che un lavoro lo hanno già perso da capodanno alla fine di marzo. E da questi dati del primo trimestre del 2014 non c’è nulla da cui trarre conforto, tutt’altro.

 

Ore di Cig autorizzate in provincia di Macerata (Fonte: Ires-Cgil su dati Inps)

Ore di Cig autorizzate in provincia di Macerata (Fonte: Ires-Cgil su dati Inps)

CASSA INTEGRAZIONE – Secondo l’Ires-Cgil  nel primo trimestre del 2014 sono state autorizzate dall’Inps 1.6 milioni di ore di Cig  (equivalenti a 3000 occupati a tempo pieno), con un aumento della Cig rispetto allo stesso del 2013 del 40,3% e un più 46% sui primi tre mesi del 2012, con il comparto della meccanica particolarmente penalizzato. Venendo ai numeri relativi al singolo mese di marzo, nel 2014 c’è stato un lieve calo delle ore di cassa integrazione ordinaria e straordinaria rispetto allo stesso mese del 2013, con un balzo però della cassa integrazione in deroga che è più che raddoppiata. E se rispetto a marzo del 2013 c’è un lieve calo delle ore di Cig rispetto a marzo 2013 (-1,8%), molto marcato è l’aumento con il mese di febbraio (+58.7%). Il dato più preoccupante e forse indicativo, come visto, è comunque quello relativo al primo trimestre 2014,  un dato calcolato su periodo più lungo e dunque meno soggetto a fluttuazioni.

cig_cgilASPI E INDENNITA’ DI DISOCCUPAZIONE – Se il lavoro dipendente arranca con il ricorso alla cassa integrazione, non va meglio se si analizzano i dati Ires-Cgil che interessano chi ha perso il lavoro. Da gennaio a marzo 2014 sono pervenute all’Inps 4.871 richieste di indennità di disoccupazione, mobilità e di Aspi (la prestazione economica che ha sostituito dal 1 gennaio del 2013 l’assegno di disoccupazione e che interessa i lavoratori dipendenti che hanno perso il lavoro). Nel complesso, tra Aspi e disoccupazione, in provincia di Macerata si sono registrate 3.600 domande, ben 1.200 in più rispetto allo stesso trimestre del 2013 (+33,4%). L’incremento, sottolinea l’Ires-Cgil, ha interessato l’intero territorio provinciale, con picchi particolarmente significativi nelle zone di Tolentino (+99.6% circa) e Camerino (+68,6%). A queste domande se ne devono poi aggiungere 440 dovute ai licenziamenti collettivi (indennità di mobilità) e le altre 880 relative alla mini Aspi (la misura che ha parzialmente sostituito l’indennità di disoccupazione a requisiti ridotti). Complessivamente quindi nel primo trimestre del 2014 ci sono state quasi 4900 richieste contro le 3174 dello stesso periodo del 2013, con un incremento di oltre il 50%.

Aldo Benfatto

Aldo Benfatto

Insomma, c’è da aspettarsi che appena l’Istat fornirà i nuovi dati trimestrali sulla disoccupazione suddivisi per provincia, il maceratese andrà a trovarsi oltre la media nazionale, un’emorragia occupazionale nata nel 2011 e che non sembra affatto attenuarsi, considerando come solo nei primi due mesi dell’anno il numero delle imprese attive si sia ridotto di circa 500 unità (leggi l’articolo).

“Se le medie e grandi imprese stanno facendo massicciamente ricorso alla Cig – ha commentato l’uscente segretario provinciale della Cgil, Aldo Benfatto –  la crisi colpisce in maniera drammatica anche le piccole e piccolissime imprese, quelle che hanno creato questi anni una crescita sociale ed economica della provincia. Dai dati che leggiamo – ha proseguito Benfatto – non c’è un’attenuazione del fenomeno né si intravede l’uscita dal tunnel. Sono dati preoccupanti che più che al nord del paese ci fanno pensare al meridione d’Italia. Nel maceratese – ha concluso il segretario della Cgil –  ci sono tante piccole imprese che non esportano e il mercato interno è bloccato. In parte si sconta anche la situazione di Banca Marche. Al di là degli eccessi e delle cose poco serie che stanno emergendo, il sistema finanziario aveva tentato di sostenere le piccole imprese, ma la crisi del credito ha portato una crisi nel sistema”.

Una crisi strutturale dunque, qualcosa di ben più serio dell’andamento ciclico dell’economia, con l’Italia e la provincia di Macerata in particolare che non riescono più ad agganciare la ripresa, sintomo di problemi mai affrontati e di un tessuto produttivo rimasto indietro rispetto all’economia globale. Solo chi esporta riesce ad andare avanti, per gli altri invece la crisi sembra essere progressiva, con il mercato interno in caduta verticale e i risparmi delle famiglie ridotti al lumicino, senza che la politica sia in grado di partorire un’idea per cambiare lo stato delle cose. Questo mentre una miscela di disoccupazione e precarietà rischia di innescare una vera e propria bomba sociale.



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