Odg contro le unioni gay,
Ines Corti: “Macerata non meritava
questa offesa”

IL DIBATTITO - Continuano le reazioni all'atto contro le unioni gay approvato nei giorni scorsi dal Consiglio comunale. La docente di Unimc lo condanna come "vergognoso". L'arcigay plaude all'iniziativa regionale dei centri d'ascolto. Deborah Pantana (Forza Italia) e Tommaso Golini (Forza Nuova) sono le voci fuori dal coro

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consiglio comunale gaySono passati giorni dall’approvazione dell’ormai famoso Ordine del giorno Meschini con il quale il Comune di Macerata si è impegnato a bandire il riconoscimento delle unioni omosessuali, ma non si placano le reazioni indignate espresse da associazioni ed esponenti politici (leggi l’articolo).

I Giovani Democratici

I Giovani Democratici

GIOVANI DEMOCRATICI DELLE MARCHE: “QUELLA CONTRO L’OMOFOBIA E’ UNA BATTAGLIA DI CIVILTA'” – L’Odg  rappresenta per noi una pagina amara del Partito Democratico e di tutta la comunità marchigiana secondo i Giovani Democratici delle Marche che prendono le distanze. «Siamo sconcertati di come dei consiglieri comunali PD abbiano nei fatti sostenuto che la difesa della famiglia eterosessuale debba passare per la negazione di nuovi modelli familiari e di normative contro l’omofobia, piaga sociale dei nostri giorni. Le unioni civili e la lotta all’omofobia erano infatti già parte integrante del programma di Italia Bene Comune con l’ex segretario Pierluigi Bersani e ora nuovamente ribadite da Matteo Renzi. Un partito che non si fa carico di queste battaglie di civiltà non può essere degno di definirsi riformista o progressista. Confidiamo che una nuova mozione possa superare un episodio che rammarica e preoccupa, ritenendo infatti che prese di posizione puramente ideologiche non possano che alimentare un terreno già fertile agli odi e alle violenze fino alle età più giovani. Non è una sorpresa che siano in aumento i casi di aggressione fisica e psicologica tra studenti, in una scuola pubblica che abbiamo constatato paurosamente priva di un’adeguata forma di prevenzione su un tema delicato come l’omofobia. Come Giovani Democratici delle Marche riteniamo dunque nostro compito vigilare affinché certi episodi non si verifichino più, proseguendo ancora più determinati nella nostra idea di una campagna per l’adozione del Registro delle unioni civili nei comuni marchigiani, come nei giorni scorsi è stato ad esempio fatto dal nostro Consigliere Piermartiri a Porto Sant’Elpidio».

RUNRUN MACERATA ANNUNCIA INIZIATIVE FORTI PER SOTTOLINEARE LA GRAVITA’ DEL GESTO – Anche la Rete Universitaria Nazionale Macerata esprime la sua ferma indignazione e contrarietà: «L’approvazione di un ordine del giorno, senza alcuna competenza giuridica e di stampo ideologico che ha nascosto dietro alla volontà di tutela della famiglia un chiaro intento omofobo è un fatto grave e che va condannato senza esitazioni. Riteniamo importante che le Associazioni studentesche, in particolare quelle che si definiscono di Sinistra Universitaria, non soltanto siano al fianco delle Associazioni impegnate sul tema e che hanno già preso posizione, come Diritto Forte e Arcigay, ma siano in prima linea facendo sentire la loro voce diretta.
E’ con queste Associazioni che attueremo nei prossimi giorni delle forti iniziative per sottolineare ulteriormente la gravità di questo gesto politico e la necessità di non far calare mai l’attenzione sulle tematiche riguardanti le unioni civili e i diritti degli omosessuali. L’Università è luogo di cultura e di apertura alla diversità, facciamo sì che anche i rappresentanti eletti della nostra città possano imparare cosa significa il rispetto dei diritti di tutti e di tutte le sfumature sociali. Non un passo indietro sull’uguaglianza e i diritti può essere fatto».

ARCIGAY AGORA’: “CENTRI D’ASCOLTO CONTRO L’OMOFOBIA, IL PRIMO PASSO SUL CAMMINO DEI DIRITTI” – «L’attivazione di cinque centri di ascolto contro l’omofobia  – commenta l’Arcigay Agorà – è un segnale importante da parte delle istituzioni della regione Marche e un merito dell’Assessore Giorgi, che con questo provvedimento ha dimostrato un’attenzione e una sensibilità inedite.
Il provvedimento regionale assume per noi un valore simbolico, in particolare dopo lo spiacevole episodio di Macerata.
La Regione, finalmente, non solo riconosce l’esistenza di un problema di discriminazione basato sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, ma inizia a farsene carico colmando un vuoto clamoroso e – auspichiamo – iniziando un proficuo percorso di informazione e prevenzione su questi temi. Dagli anni ’90 Arcigay ha supplito nel migliore dei modi possibili al vuoto della politica con l’impegno di decine di volontarie e volontari. Solo negli ultimi quattordici giorni gli operatori dello sportello accoglienza di Arcigay Agorà hanno risposto ai bisogni di ragazzi e uomini di Macerata, Piobbico e Ancona. Oggi ci sentiamo meno soli, e offriamo all’Assessore Giorgi la nostra disponibilità a lavorare insieme fin da subito.

Ines Corti

Ines Corti

INES CORTI: “MACERATA NON MERITAVA QUESTA OFFESA” – Sul tema interviene anche Ines Corti, docente di  Istituzioni di diritto privato-Università di Macerata: «Un ordine del giorno vergognoso oltreché assurdo quello approvato dal Consiglio comunale con il quale si assume l’impegno ad opporsi a “qualunque tentativo di introdurre nell’ordinamento giuridico disposizioni normative tali da alterare la stessa struttura della famiglia…”. Ordine del giorno diretto in particolare ad impedire formazioni familiari omosessuali, in una visione che propone come unico modello quello di una famiglia “naturale”, fondata sul matrimonio ( già in sé una contraddizione), composta da un uomo ed una donna.
Se da un lato non spetta certamente ad un consiglio comunale decidere dei diritti fondamentali delle persone, dall’altro l’ordine del giorno denuncia una deriva culturale ed etica. La mancata conoscenza dei principi fondamentali dell’ordinamento da parte di consiglieri comunali è inammissibile. Al centro della nostra convivenza si pone il principio di uguaglianza formale e sostanziale dettato dalla Carta costituzionale, da Convenzioni e Trattati sovranazionali, dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, fondamento di quella cittadinanza che abbiamo contribuito a costituire, in cui si esplicita il divieto di ogni discriminazione compresa quella relativa alle diverse tendenze sessuali. In essa sono riconosciuti il diritto di sposarsi e il diritto di fondare una famiglia, il diritto al rispetto della vita privata e familiare di ognuno. La stessa Corte costituzionale, pur rimandando ad un futuro intervento del legislatore, ha riconosciuto la rilevanza costituzionale delle unioni omosessuali alle quali spetta “ il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia” e dunque il riconoscimento giuridico con i connessi diritti e doveri. Lo Stato e la collettività nel loro insieme hanno il dovere di eliminare ogni ostacolo alla realizzazione delle scelte di vita privata e familiare delle persone e non quello di imporre limiti e barriere. Ognuno deve potersi realizzare attraverso legami familiari consoni alla propria personalità.Appare inoltre assurdo ed anacronistico continuare ad imporre un modello familiare che, peraltro, mostra sempre più la propria debolezza e fragilità. Lo testimonia il numero crescente di separazioni e divorzi e quell’atteggiamento purtroppo sempre più conflittuale che caratterizza la fine della vita comune, impensabile fino a qualche anno fa.
Ma lo testimonia anche il numero crescente di famiglie non fondate sul matrimonio, oggi rafforzate nella loro legittimità dalla riforma sullo status giuridico dei figli.E’ dunque ora che, in linea con quei principi di libertà e al contempo responsabilità che informano l’ordinamento, ci si apra a riconoscere la pari dignità di ogni persona anche rispetto alla dimensione familiare desiderata. Un mondo di affetti che travalica la tendenza sessuale di ognuno e che in quanto tale deve essere rispettata. Non è il diritto che può limitare l’amore e le sue molteplici manifestazioni, lo avevano ben chiaro gli stessi costituenti che ci hanno consegnato una Carta aperta e rispettosa della vita di ognuno: “la Repubblica riconosce i diritti fondamentali dell’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali, ove si svolge la sua personalità”.
E’ una brutta pagina per la nostra città e per le persone che la vivono. E’ un’offesa per ognuno di noi. Davvero non lo meritavamo».

Deborah Pantana

Deborah Pantana

Voci fuori dal coro sono quelle di Deborah Pantana di Forza Italia e Tommaso Golini di Forza Nuova.
DEBORAH PANTANA: “L’ODG E’ STATO STRUMENTALIZZATO DAGLI ESPONENTI DEL PD” – «L’ordine del giorno approvato sulla famiglia – scrive Deborah Pantana (Forza Italia), vice presidente del Consiglio comunale di Macerata,   nello scorso consiglio comunale è pienamente in linea con il dettato dell’art.4 comma b dello Statuto Comunale che recita:” rispetto del diritto alla vita….il primario ruolo della famiglia nella società”.
Quindi non parliamo di un documento né antidemocratico e né oscurantista anzi direi che siamo di fronte ad una chiara esplicitazione di quanto già enunciato appunto nel nostro statuto comunale.
Dispiace vedere come degli esponenti di rilievo del Pd stumentalizzino tutto, addirittura le parole di Papa Francesco per giustificare l’apparentamento con delle forze laiciste che vogliono veramente togliere ogni libertà di libero pensiero. Un atteggiamento di questi movimenti che si esplicita soprattutto nel settore della cultura dove tutto è bello quando è gestito dal solito circolo di amici che si definiscono di sinistra, tutto è male se fatto da altri.
Mi sarebbe piaciuto leggere la stessa presa di posizione di questi politici locali per sostenere invece quelle famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese, che sono in preda allo sfratto, che dormono dentro la macchina o che non possono fare a meno di mangiare alla Caritas o di prendere il pacco famiglia. Dei tanti giovani che proprio nella nostra regione non riescono a trovare un lavoro e che hanno una vita precaria da non poter veramente pensare ad un futuro. E per giustificare tutto quello che non sta facendo la politica locale o regionale non si può sempre dire che la colpa è di Berlusconi, perchè tale affermazione di fronte a tutto quello che sta succedendo non regge più. Basta guardare cosa sta facendo questo Governo che persegue proprio una logica anti-famiglia E’ il caso dell’emendamento alla delega fiscale, è un esempio piccolo (neanche tanto) ma derimente. Non sarebbe costato nulla allo Stato inserire nella legge delega attualmente in discussione al Senato il riconoscimento dei carichi fiscali. Molti tra i senatori avevano firmato l’emendamento, eppure all’ultimo momento quel’emendamento è saltato.
Non c’erano alibi di bilancio o di spending review: la scelta dunque è stata di pura ideologia anti-famiglia, o peggio, di totale indifferenza. Quando si parla di fisco, fare famiglia e avere figli, per i nostri Parlamentari, sembra non contare niente.
Poi però quando si tratta di prendersi cura dell’anziano del portatore di disabilità, chi deve pensarci? La famiglia, perchè tutto è demandato ad essa. La famiglia non chiede soldi, né chiede privilegi, ma solo che si riconosca il suo valore sociale, che si applichi l’art. 31 (sostegno pubblico alle famiglie), e l’art. 53 (“capacità contributiva”) della Costituzione. Quindi si tratta solo di distinguere e non di discriminare nessuno, infatti la forza di un legame, di una relazione tra persone, in ordine al bene comune, sta nella libertà della scelta e nel significato che le si vuole attribuire. Il legame che liberamente si contrae con il matrimonio ha una sua qualità specifica e un suo specifico significato, non assimilabile ad altri tipi di legame. Altre forme di convivenza stretta fra persone, nelle quali lo scopo è anche l’affetto e la cura mutua, ma non la relazione di piena reciprocità fra i sessi e le generazioni (che è precisamente il pattern che caratterizzala famiglia), esprimono una diversa natura e qualità del legame. La convivenza non fondata sul matrimonio (unione di fatto o libera) non è quella cui il diritto rifiuta rilevanza, ma quella che rifiuta per propria decisione la rilevanza del diritto. Chi non si sposa non assume vincoli di fronte alla società; i propositi e le promesse che il cittadino privatamente si assume non lo obbligano, sono rimessi alla spontaneità, alla volontaria costanza, che potrebbe anche durare per sempre, ma come indefinita precarietà. La scelta della unione libera è che, giuridicamente, nessuno deve nulla a nessuno e in ogni istante può dire basta. La richiesta del riconoscimento giuridico delle convivenze di fatto, è l’immagine istituzionale di un matrimonio leggero, ritagliato a misura di chi vuole per sé diritti che competono alla famiglia, non assumendo i doveri che ne sono simmetrici».

Tommaso Golini

Tommaso Golini

FORZA NUOVA: “TUTELIAMO I DIRITTI DELLE FAMIGLIE VERE CHE GENERANO FIGLI” – Esprime soddisfazione il leader di Forza Nuova Tommaso Golini: «L’odg  impegna la città a contrastare l’introduzione nell’ordinamento giuridico del riconoscimento delle coppie omosessuali e della legge sull’omofobia. In questi tempi in cui si vuole far passare la normalità come motivo di vergogna, ci troviamo in perfetta sintonia con la scelta dell’assise, volta a difendere l’unica famiglia naturalmente possibile, ovvero quella composta da un uomo e una donna, e tutelare la libertà di espressione dei cittadini dalla legge bavaglio che vorrebbe l’estensione della Mancino anche a chi, un domani, si azzarderà a contrastare l’adozione dei bambini da parte delle coppie gay. Nell’ordinamento italiano, tra l’altro, non c’è famiglia se non in presenza del matrimonio, ai sensi dell’Art.29 della Costituzione. Invitiamo quindi l’Anpi (che evidentemente interpreta la Costituzione a suo piacimento?) e i soliti politicanti a interessarsi di problemi ben più seri, tanto per cominciare alle giovani coppie maceratesi che vogliono sposarsi ed avere figli ma che non possono pagarsi l’affitto, ordinariamente scavalcate nell’assegnazione degli alloggi popolari da immigrati extracomunitari. In uno Stato in fortissima crisi demografica, forse sarebbe ora che qualcuno inizi a occuparsi anche ai diritti delle famiglie vere, che perpetuano la vita generando figli e assicurano garanzie di stabilità e crescita alla società».

 



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